di Luca Carofiglio

Bari, beni confiscati alla mafia: tra tanti abbandoni c'è l'eccezione piazza San Pietro
BARI – Lo avevamo scritto l'anno scorso: a Bari un terzo dei beni confiscati alla mafia e assegnati ad associazioni culturali sono di fatto abbandonati a loro stessi, perchè necessitano di costose ristrutturazioni. Una triste tendenza che però negli ultimi mesi sta subendo una battuta d'arresto in piazza San Pietro, nel borgo antico, luogo simbolo della lotta alla malavita. Qui infatti due ex appartamenti del boss Tonino Capriati sono stati finalmente aperti al pubblico: uno verrà trasformato in scuola di falegnameria, l'altro ha ricominciato a ospitare le riunioni di Libera Puglia. (Vedi foto galleria)

In entrambi i casi un gruppo di giovani è riuscito a sconfiggere il principale problema che affligge questo tipo di immobili: i diversi anni che passano dall'espropriazione all'aggiudicazione e che ne causano l'inevitabile deterioramento. Chi si ritrova a gestirli insomma deve sborsare molti soldi per rimetterli a nuovo, cosa che non tutti possono permettersi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo appartamento e prima eccezione a questo trend, si trova al civico 25 ed è stato attribuito alla Mutua studentesca, associazione di giovani universitari under 30. Usato in passato come deposito dalla criminalità organizzata, è ampio una trentina di metri quadri ed è composto da due ambienti più un bagno. In un angolo si trova anche una botola da dove venivano gettati rifiuti d'ogni genere nei sotterranei. (Vedi video)

«Pur avendolo ricevuto in dotazione nel 2016 siamo riusciti a inaugurarlo soltanto lo scorso 25 aprile - racconta il 23enne Vittorio Ventura, membro dell'associazione -. Nel bando del Comune infatti c'era scritto che era in buone condizioni, invece siamo stati costretti a effettuare dei lavori agli impianti elettrici e idrici: ciò ha comportato lo slittamento dell'apertura e soprattutto un aumento delle spese che da soli non potevamo affrontare. Per fortuna il nodo economico è stato risolto grazie alla collaborazione con Arci, Forum della legalità, Cgil e Libera».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le stanze per ora sono totalmente vuote. «Verranno riempite entro settembre - prosegue il giovane - quando prenderà vita il nostro progetto. Vogliamo avvalerci dell'aiuto di maestri artigiani per insegnare ai ragazzi del centro storico la lavorazione del legno. Intendiamo infatti strappare i giovani di Bari Vecchia dalla "tentazione" delle organizzazioni criminali, offrendo loro un'opportunità lavorativa preziosissima in tempi di crisi: la lotta alla mafia si realizza anche aprendo nuovi orizzonti e speranze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per visitare il secondo bene confiscato basta tornare per strada e spostarsi di pochi metri, al civico 22. Qui al primo piano si trova quella che era la casa di Tonino Capriati, divenuta dal 2013 sede regionale di Libera, nota associazione di contrasto alle cosche presieduta a livello nazionale da don Luigi Ciotti. Ad accoglierci dietro un lungo tavolo bianco c'è , la 28enne Alessandra Ricupero, membro della segreteria regionale pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Abbiamo riaperto da poco tempo, dopo qualche mese in cui siamo stati obbligati a fermarci - spiega -. Sui muri erano infatti apparse alcune crepe che ci avevano fatto preoccupare riguardo la stabilità dell'immobile: il sopralluogo di alcuni ingegneri ha rivelato che le fessure sono dovute alla pittura usata sui muri che non permette il passaggio dell'aria. Insomma niente di grave, anche se la stampa locale ha voluto subito "denunciare" l'inutilizzo dei locali e il presunto abbandono della nostra missione, cosa evidentemente non vera».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nessuno stop insomma, anzi Alessandra ci tiene a evidenziare la vitalità della sede. «Libera è appoggiata da una lunga serie di associazioni con le quali periodicamente ci riuniamo tra queste pareti - sottolinea la ragazza -. Ripudiamo la logica per cui il bene debba essere utilizzato solo da chi lo prende in gestione, anzi spesso lo "prestiamo" a quelle realtà che non hanno spazi in cui radunarsi. Bisogna "fare rete" in tutti i modi: solo così si possono combattere i clan».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma che ne pensano i vicini? «Con il tempo siamo riusciti a far capire loro che ci siamo stabiliti in un bene comunale, sul quale i Capriati non possono più avanzare pretese – incalza l'attivista -. Inizialmente c'era un po' di paura, soprattutto nel periodo in cui le mogli dei mafiosi in carcere avevano proseguito il racket e lo spaccio di droga messo su in precedenza dai mariti. Ma dopo l'arresto delle donne per fortuna si è arrivati a una pacifica convivenza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Piazza San Pietro, il posto dove ebbe origine Bari, potrebbe insomma nascere una seconda volta. In tal senso un segnale incoraggiante arriva dalla singolare iniziativa organizzata da Libera che ha preso il via proprio ieri in quest'area. Una troupe di 16 ragazzi sta infatti setacciando i vicoli del borgo antico per incontrare i familiari delle vittime di mafia e girare un documentario sull'argomento. «Noi ce la metteremo tutta - conclude Alessandra - per riappropriarci di quei luoghi rimasti per troppo tempo nella mani sbagliate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita ai beni confiscati di piazza San Pietro:


 


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