di Carlo Maurantonio

Di fronte a Pane e Pomodoro c'è un camper: ci vive una coppia di baresi, da 2 anni
BARI – «Ho comprato il camper quando ancora avevo un lavoro, volevo usarlo per passare le vacanze al mare. E oggi purtroppo questo mezzo è diventato la nostra casa». Chi parla è il 48enne barese Giuseppe, l’uomo che assieme alla moglie Benedetta vive da due anni e mezzo nel parcheggio che si trova tra la chiesa di San Sabino e Parco Perotti. I due, rimasti senza lavoro e abitazione, sono infatti stati costretti a trasferirsi nel loro caravan, dove mangiano, dormono e passano la loro vita. (Vedi foto galleria)

L'area di sosta si trova in via Caduti del 28 luglio 1943, praticamente di fronte alla spiaggia di Pane e Pomodoro. Siamo nella parte più periferica del rione Madonnella, quella che si affaccia sui binari, caratterizzata da una serie di saracinesche abbassate che si affacciano sul lungomare, testimoni di diversi bar e ristoranti chiusi uno dopo l'altro nel corso degli anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando individuiamo l'autoveicolo ad accoglierci c'è proprio Giuseppe. È un uomo alto, con i capelli neri e degli occhiali spessi che non riescono a celare le occhiaie di chi non dorme sogni tranquilli. Indossa un maglione, un jeans, un paio di scarpe usurate e un copricapo bianco con la scritta "happy", anche se di motivi per essere felici ce ne sono ben pochi. (Vedi video)

«Prima fa facevo il pizzaiolo in un locale vicino al Teatro Petruzzelli - racconta il signore -. Poi però l'attività ha chiuso e sono finito per strada: ho cercato di trovare un altro lavoro ma non sono riuscito a farmi assumere da nessuna parte. Senza soldi non ho più potuto pagare l'affitto del nostro vecchio appartamento in via Nitti, nel quartiere Libertà. Così ci siamo stabiliti nel camper, acquistato quando ancora non eravamo in difficoltà».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il mezzo in cui Giuseppe vive con la moglie è abbastanza malmesso. La carrozzeria è piena di ammaccature e le ruote visibilmente sgonfie. Il vento forte scuote addirittura il veicolo, reso instabile dai pezzi estremamente consumati. All'interno come previsto gli spazi sono angusti: c'è una piccola cucina a gas e due letti colmi di coperte, segno che la notte il freddo si fa sentire. Su un lenzuolo è adagiata Checca, pinscher nero adottato dai padroni ben prima che la situazione economica peggiorasse. Insomma la loro condizione è grave.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Un tempo mi occupavo di assistere malati e anziani ma ora è tutto finito – ci dice la 47enne Benedetta, che incontriamo il giorno dopo, sempre davanti al camper -. Attualmente riesco giusto a svolgere dei lavoretti di pulizia nella vicina chiesa di San Sabino, ma ciò che guadagno non è abbastanza per cambiare vita».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La donna sottolinea come non ci si senta neanche sicuri a dormire nel parcheggio. «Di sera qui attorno è pieno di prostitute e di comitive che alzano il gomito – evidenzia la signora -. La notte al minimo rumore ci svegliamo di soprassalto e riprendere sonno è dura».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La speranza per i due è che venga accolta la richiesta fatta al Comune per un alloggio popolare. «Mi sono anche messo in lista d'attesa per un centro che mette a disposizione delle stanze per i senzatetto, situato vicino al cimitero», afferma sconsolato Giuseppe. Ma per ora gli unici che offrono il loro aiuto sono i parrocchiani della chiesa di San Sabino. «Ci danno una mano in tutti i modi – spiega Benedetta -: portano pasti caldi e a volte anche un po' di denaro, che puntualmente spendiamo per curare i nostri problemi di salute».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Facciamo il possibile – conferma don Angelo, il sacerdote della chiesa -.  Purtroppo dopo due anni e mezzo in queste condizioni Giuseppe è psicologicamente abbattuto, ma noi non ci arrendiamo: li supporteremo soprattutto nei rapporti con le istituzioni, per permetter loro di risolvere in qualche modo la loro insostenibile situazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) il nostro incontro con Giuseppe:



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  • antonio arky colavitti - Dove sono le istituzioni? Priorità agli italiani!


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