Menhir, chiese, lame, edifici militari: è la dimenticata "zona delle casermette" di Bari
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giovedì 9 marzo 2017
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di Annarita Correra
Siamo andati a farci un giro in quest’area delimitata da via Fanelli e via Alberotanza e situata tra i quartieri Mungivacca, San Pasquale e Carrassi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro punto di partenza è la piccola e rosa chiesetta rurale di San Pasquale, che si trova in via Fanelli quasi ad angolo con via Marin. La cappella fu costruita nel 1901. Il nome del santo al quale è dedicata è scritto due volte sulla facciata: lo leggiamo sia sull’antico portone in ferro, sia nella parte superiore a caratteri cubitali neri. In alto, in una nicchia, vi è la statua in pietra del santo, raffigurato nella tipica posizione in ginocchio mentre adora l’ostensorio. La chiesa è sempre chiusa, così ci limitiamo ad osservarla da fuori nella sua bellezza purtroppo lacerata da due grossi “tagli” che rovinano il portone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo su via Fanelli in direzione Valenzano: sulla sinistra una serie di villette, sulla destra costeggiamo invece il lungo muro perimetrale della Caserma Vitrani. Siamo di fronte all’entrata caratterizzata da un cancello rosso scorrevole sul quale è stato raffigurato lo stemma con il pino verde della Brigata Pinerolo. Attraversiamo a questo punto la via perché sul marciapiede opposto, nascosta dietro un albero di ulivo e sepolta da rifiuti e sterpaglie, troviamo una lastra. E’ un menhir, una grossa pietra grezza conficcata nel terreno risalente al periodo Neolitico. Si tratta dell’unico monolite sopravvissuto a Bari città che appare però spezzato, inclinato e danneggiato. Un pezzo di storia millenaria gettata ai bordi della strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alle spalle del menhir si trova una recinzione metallica che nasconde i resti dell’ottocentesca Villa Marilena. In realtà dell’edificio è rimasto solamente il nome scritto ai lati del cancello in ferro battuto ormai arrugginito. Scrutiamo al di là della cancellata e ciò che vediamo immersa nell’erba altissima è lo scheletro di una costruzione iniziata e mai finita. Anche se qualcosa sembra essere stato completato: un piccolissimo water coperto da una struttura aperta che giace isolato sul campo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riattraversiamo a questo punto la strada e imbocchiamo via Alberotanza, non senza prima aver alzato la testa e aver notato la torre di vedetta che controlla la zona dall’alto. Sulla destra e sulla sinistra della strada siamo circondati da filo spinato e da cartelli che continuano a invitarci a fare attenzione. Sulla sinistra incrociamo l’ingresso dell'11° Battiglione Carabinieri Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le caserme dopo una curva lasciano però spazio alla campagna. In realtà sulla sinistra si trova un’area adibita a parcheggio per camper e a diverse attività commerciali, ma sulla destra si apre un sentiero che decidiamo di intraprendere. Alla fine della stradina ci ritroviamo nel pieno di una lama: si tratta di lama Fitta, il letto di un antico fiume che partendo da Carbonara scendeva in via Fanelli e sfociava a Pane e Pomodoro. L’ex fiume è praticamente una discarica a cielo aperto: sacchi della spazzatura, resti di mobili e rifiuti di altro genere rovinano la vegetazione e nascondono le viole che iniziano a fiorire qua e là.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo così su via Alberotanza dove troviamo una di fronte all'altra due caserme “fantasma”, collegate da un ponte pedonale grigio sopraelevato che domina la strada. Questa zona un tempo frequentata da tanti militari è infatti ora in stato di abbandono: qualche anno fa si era pensato di trasformare gli edifici militari in polo della giustizia, ma questo progetto non è andato in porto, anche se ultimamente è ritornato in voga.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proviamo a bussare al campanello che troviamo sulla porta di ferro della Caserma Milano, quella che fiancheggia il sentiero e che ospitava fino al 2012 il VII Reggimento Bersaglieri trasferitosi poi ad Altamura. Non ci apre nessuno. Da una finestra protetta da inferriate notiamo però che sul davanzale interno qualcuno ha posto delle stelle di natale rosse: magari c’è chi continua ad “abitare” qui, forse un custode.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte si trova invece la caserma Capozzi, anch’essa priva di vita. Siamo però scossi da un rumore molto forte: ci accorgiamo che l’alto e rosso cancello scorrevole dell’edificio è sganciato da un lato e il vento lo fa muovere. Un po’ pericoloso. La curiosità ci spinge però a scrutare attraverso le fessure del cancello e ciò che siamo costretti ad “ammirare” è un viale dominato da alberi spogli e ormai morti. Uno spettacolo spettrale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiese chiuse, menhir ignorati, ville scomparse, lame diventate discarica, edifici militari fantasma. E’ questa la zona delle casermette di Bari: un luogo che racchiude un pezzo importante della storia antica e nuova di questa città. Una storia purtroppo dimenticata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Annarita Correra
Annarita Correra
I commenti
- Aristide Massaccesi - A quel citofono avrebbe potuto rispondervi il signore che parcheggia auto da spavento, Mercedes AMG, Lamborghini etc.) lì davanti, peccato!
- Papa mattei - La chiesetta san pasquale é chiusa dall'esterno ma aperta dall'unterno adibita a direzioe della scuola parco delle fiabe