di Nicola Imperiale

Quell'antica villa che domina la statale 100 dall'alto di una collina
CAPURSO - “C’è un posto appena fuori città signore/ che si erge sopra le fabbriche e i campi/ fin da quando ero un bambino/ posso ricordare quella casa sulla collina”. Le strofe della canzone “Mansion on the hill” di Bruce Springsteen ci tornano alla mente quando percorrendo la strada statale 100 in direzione Taranto, spostando lo sguardo sulla destra, scorgiamo oltre il guardrail una grande villa che si erge maestosa su una collinetta verde. (Vedi foto galleria)

Siamo nell'agro fra Capurso e Casamassima, a due minuti dal Baricentro. Per raggiungere l’edificio e ritrovarcelo davanti ci basta semplicemente lasciare la statale all’altezza del km 14 e prendere la complanare. La sua posizione di predominio la rende più simile a un castello che a una semplice abitazione, anche se avvicinandosi i segni di decenni di completo abbandono diventano evidenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con ogni probabilità la “villa sulla collina” è stata costruita nell'800, ma delle sue origini pare si sia persa ogni traccia: non ci sono neanche incisioni o sigle sui muri che indichino i nomi dei suoi antichi proprietari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci fermiamo davanti all’ingresso del viale che sale verso il casolare. Non c’è alcun cancello o recinto a bloccare il nostro cammino, solo due piccoli paletti metallici completamente nascosti dall’erba alta segnano l’ingresso al vialetto. Saliamo su per la stradina incolta, piena di erbacce e sterpaglie e qualche fiore primaverile che colora il percorso di punti blu e gialli. Seguiamo quel che resta dei due muretti a secco che segnano i lati estremi della stradina e arriviamo al portone della villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il casale davanti ai nostri occhi sembra essere colorato di un rosso cupo, o almeno era così in origine prima che gli agenti atmosferici lo sbiadissero. E’ costruito su due livelli più la terrazza, con tre ingressi a nord, a ovest e a est. Le porte d’accesso sono ostruite da montagnette di pietre e terra. Ci sono cinque finestrelle senza vetri al piano inferiore, mentre a quello superiore contiamo due grandi finestre e un balcone, che si affaccia direttamente sul portone d’ingresso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La parte posteriore della magione ricorda invece la torre di un castello, con la sua finestra all’altezza della scala che porta al primo piano e una finestra più piccola all’altezza del terrazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
La bellezza del luogo ci porta a volerlo visitare per intero senza limitarci all’esterno, così entriamo dall’ingresso a ovest, cercando di non scivolare. Accediamo a un piccolo locale, forse usato come disimpegno e da lì proseguiamo in una stanza più grande con un camino in pietra nel centro, con ogni probabilità la sala da pranzo, dove i proprietari tenevano le loro cene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguendo ci troviamo nell’ingresso, una vasta sala con una scala sulla destra che porta al primo piano. Le frecce sui muri, varie scritte e disegni spesso volgari, dimostrano che queste stanze sono ancora occasionalmente visitate da giovani ospiti in cerca di un posto dove trascorrere del tempo lontano da occhi adulti. In una nicchia su una parete restano evidenti le tracce di un affresco raffigurante un vaso con una pianta. Lì di fianco c’è un’apertura con dei gradini che scendono in basso. Portano a una piccola cantina, nella quale non filtra la luce del giorno per mancanza di finestre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo la nostra esplorazione del piano terra e visitiamo le ultime due stanze che comprendono una dispensa e una cucina che in passato era sicuramente alimentata a carbone o legna. Ritorniamo a questo punto nella sala principale e cerchiamo di prendere le scale che portano al piano superiore. Ormai i gradini hanno perso ogni forma: il vento e la pioggia li hanno pian piano ridotti in polvere, ma decidiamo comunque di salire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sopra troviamo tre ampi vani, probabilmente le stanze da letto della famiglia. Affacciandoci da una delle finestre del primo piano ormai totalmente prive di persiane, osserviamo la campagna circostante: nessun suono sembra spezzare il silenzio di quel luogo e il rumore dei nostri passi si trasforma in un’eco fra quelle mura. Notiamo una scala che sale fin sulla terrazza: anche questa è pericolante e informe come la prima, ma continuiamo ugualmente la nostra salita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo sopra e ci arrampichiamo su un terrazzino sopraelevato, per raggiungere il punto panoramico migliore. Da qui si osserva tutta la campagna, la statale e oltre: da quest’altezza tutto sembra minuscolo e irrilevante, perfino gli alti alberi nei dintorni alla villa si trasformano in semplici cespugli. Come un faro sul mare questa casa giace ancora qui, abbandonata, ma evidente testimonianza di un tempo che non vuole essere dimenticato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

 


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  • pasquale - ciao a dire il vero sono 2 le ville ..una villa venisti e l'altra villa Notaio Stifano . per la seconda fu lasciato un testamento storico dove cedeva la proprieta' ai figli dei suoi figli e al sangue del suo sangue . con questa clausula impossibile vendere e oggi si contano centinaia di eredi portando quindi delle conseguenze all'abbandono dettate dal fatto che tutti sono padroni ma nessuno lo e' . per villa venisti non so quali siano state le conseguenze ma se non erro fu donata al comune di capurso
  • Pietro Giulio Pantaleo - Anch'io ogni volta che prendevo quella strada ho sognato quel casale, su cui c'era una scritta, per viverlo come luogo per iniziative culturali. La sua posizione di dominanza gli attribuisce imponenza, autorevolezza e importanza strategica. Chissà chi sarà il proprietario,,,
  • Lorenzo Sacchetti - Salve sono il nipote di Carla Stoppelli erede, insieme a Nicola Stoppelli, dell'antico casale risalente al 1837 in contrada Pacifico. A causa della complanare furono espropriati 2000m^2 dall'ANAS che non ripristinò più il cancello in ferro ed i sedili in pietra. Depredata di tutto anche delle ringhiere e delle iniziali del fondatore Bonifacio Contento si sconsiglia la visita specialmente sino al Belvedere perché è altamente rischioso. Se volete ulteriori notizie potete contattarci. Ringraziamo il sig.Nicola Imperiale per il bel servizio e l'accurata descrizione.
  • Piero Liuzzi - Singolare la descrizione quanto la villa sulla Ss100. Congratulazioni all'autore, Nicola Imperiale. Luoghi, siti, reperti e retaggi di memoria, infatti, vanno raccontati. Trivivono in noi lo spirito del tempo a l'arcano della scoperta. Rivolgo inoltre le congratulazioni al titolare dell'edificio - costruzione che identifica il casino di campagna, ovvero un luogo ameno scelto come "buon retino" - per la disponibilità manifestata. Rara virtù. Ed aggiungo tutta la stima e l'ammirazione per la bella iniziativa: "Barinedita" ha tutto per essere il recapito della memoria di una città, una comunità, un territorio. AUGURI!
  • BARINEDITA - Grazie mille Pietro. Che bel complimento!
  • Egidio Monteleone - Sono contento che Nicola Imperiale abbia scritto questa descrizione e fatto in modo che girasse in rete. E' bello vedere come sullo stesso edificio più gente negli anni si è soffermata, l'ha osservata, si è fatto domande al riguardo e anche fantasticato un bel pò; come me. Io la chiamo "La casa degli iris" perché ogni anno ad aprile il vialetto si riempie di iris bianchi e viola. Una bellissima casa che io ho visitato più volte, e che mi ha ispirato addirittura per un'opera teatrale portata in scena nel 2011, "La casa degli iris" appunto. Luogo in cui vivevano delle presenze del passato. Peccato rimanga lì così, senza la possibilità di essere ristrutturata. Ma è anche vero, che da questo ne scaturisce il grande fascino.
  • Daniele - Che bello avere qualche notizia di questa villa. Ero bambino e quando in macchina da Sannicandro a Capurso percorrevo la statale con i miei defunti genitori per far visita ai miei zii ivi residenti spesso, se non sempre, non vedevo l'ora di scorgere quel bellissimo e misterioso casolare, imponente, con quella collinetta murante l'ingresso . E per caso, grazie a voi, scopro di cosa si tratta. Un viaggio nel tempo. Grazie
  • Nicola Venisti - Si chiama Villa Venisti e custodisce storie antiche, leggende e qualche mistero. Apparteneva ai miei avi e sarebbe bello riaverla. Quante fantasie ogni volta che la guardo.
  • Maria - La villa è della famiglia Stoppelli,ex commercianti di Bari,vecchi amici della mia famiglia. I miei bisnonni e nonni erano i fattori di quel casale,detto " casino". Sono a conoscenza di tante storie a riguardo.
  • Nicola - Sarebbe possibile farmi contattare dalla Sig.ra Maria, che ha scritto l’ultimo commento e che ringrazio anche per avere puntualizzato di chi sia la proprietà del casale? Cordialmente NS


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