Letto: 2290 volte | Inserita: lunedì 16 maggio 2022 | Visitatore: Diego

Io e mio moglie abbiamo un cane e ci stiamo separando. Il nostro animale con chi rimarrà? Quali sono le leggi a riguardo?

Nell’ordinamento italiano non esiste ancora alcuna legge che fissi i principi sulla base dei quali affidare l’animale domestico in caso di separazione o divorzio. E non si ritiene sufficiente, quale criterio di determinazione del coniuge affidatario, l’intestazione formale del microchip.

Pertanto, nel silenzio del legislatore,  la soluzione più appropriata e razionale, nell’ipotesi di frattura familiare, è quella di redigere di comune accordo un’apposita scrittura privata con la quale organizzare tutti gli aspetti relativi al collocamento, ai giorni e orari di visita dell’altro coniuge, nonché la ripartizione delle cure mediche e spese alimentari dell’animale. Questa regolamentazione sulla gestione dell’animale domestico, poi, potrà anche essere inserita come clausola nell’accordo di separazione o divorzio.

Laddove, invece, manchi totalmente l’accordo tra le parti, sarà il Giudice a stabilire “a chi rimarrà” l’animale da compagnia.

In passato, parte della giurisprudenza ha ritenuto che i Tribunali non si dovessero occupare di questa questione, neppure su richiesta delle parti in causa (es. Trib. Milano 2011). Tuttavia, orientamenti più recenti (Trib. Milano 2013, Trib. Sciacca 2019, etc.) tutelano,  salvaguardano e valorizzano l’affetto che i padroni provano nei confronti dei propri animali domestici sulla scorta del criterio del “maggior benessere”.

Pertanto, il Giudice, anche mediante il consulto di esperti in comportamento animale, potrà decidere di affidare il nostro amico a quattro zampe, in via esclusiva o condivisa, alla parte che più è in grado di garantirgli il maggior benessere, in considerazione di quante ore viene lasciato da solo in casa, delle cure e spese veterinarie nonché della sua serenità generale.

Il Giudice inoltre valuterà, laddove nella coppia ci siano dei figli, gli interessi dei minori e il relativo legame affettivo con l’animale domestico.

Ovvio è che si rende sempre più necessario e improrogabile introdurre una norma finalizzata a regolamentare l’affidamento degli animali domestici in caso di separazione o divorzio, considerato che nelle case degli italiani si contano circa 62,1 milioni animali domestici, i quali rivestono il ruolo, per i propri padroni, di veri e propri membri della famiglia. Una proposta di legge del resto giace trascurata, già da tempo, sui tavoli parlamentari.

Risponde

DANIELA CAPUTO - Avvocato specializzato nel settore del diritto civile e in particolare nel diritto della persona e della famiglia.

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  • Giuseppe U.
    Buongiorno Avvocato, le scrivo perché fino a due anni fa la mia vita era bellissima. Nonostante tutte le difficoltà del quotidiano ero fiero e vivevo in funzione della mia famiglia composta da mia moglie Maria, mio figlio Matteo, mia figlia Rosa e suo marito che mi hanno donato la mia bellissima nipotina Lucrezia che oggi ha 7 anni. Credevo fossimo una famiglia unita e solida fino a quel maledetto 5 aprile di 2 anni fa quando hanno diagnosticato a Rosa un brutto male che l'ha portata via da questo mondo nel giro di pochi mesi. Da allora il comportamento di mio genero nei nostri confronti è completamente cambiato e non ci permette più di vedere nostra nipote Lucrezia. Dal giorno del funerale di mia figlia non ho più condiviso alcun momento con lei e io mi sento morto due volte. Ho provato a illudermi fosse un momento di transizione di genero, ma ormai è passato troppo tempo e io non voglio più rimanere a guardare crescere mia nipote, da lontano, all'uscita di scuola. La ringrazio.

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