di Francesco Savino

I "titoli", le sette torri che segnavano i confini tra Bari e Bitonto
BARI – Torri in pietra a forma rettangolare con la parte alta a cuspide, che in passato avevano la funzione di segnare i confini tra un paese e l’altro. Sono i cosiddetti “titoli”. Tra Bari e Bitonto nel 1585 ne furono eretti ben sette e la maggior parte di essi, a più di 400 anni di distanza e nonostante in alcuni casi versino in stato di totale abbandono, sono ancora ben visibili (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I titoli furono costruiti per porre fine alle contese territoriali che dal XIII secolo animavano i due grossi centri confinanti. Bari accusava Bitonto di aver occupato abusivamente una parte del territorio che non le apparteneva e citò la “rivale” in giudizio davanti al Consiglio di Stato di Napoli.  Così si decise di erigere dei “monumenti” per segnare i limiti dei territori, costruzioni che andarono a sostituire le più piccole e antiche lapides terminales, le pietre confinarie: blocchi di pietra con incisioni che svolgevano la medesima funzione ma evidentemente senza successo. I titoli invece oltre che più grandi e visibili rispetto alle lapides terminales, possedevano una caratteristica non meno importante: non potevano essere spostati. 

«Sì perché prima del 1585 i baresi erano soliti spostare le piccole pietre che segnavano il confine al di là del porto di Santo Spirito, così da farlo rientrare sotto il proprio controllo. E poi i bitontini ne cambiavano nuovamente la posizione»,  afferma Vito Ricci, studioso di storia medievale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La torre più vicina alla città di Bari è il “titolo della chianca” nel quartiere San Paolo. Lo si può ammirare al lato di via Capo Scardicchio, nelle immediate vicinanze dell’ospedale. Giace lì da secoli, tra i campi, quasi ignorato dai tanti automobilisti che ci passano accanto con le auto. Oggi i palazzi del rione gli sorgono quasi accanto, compresa la stazione della metropolitana tuttora in costruzione. 

E’ collocato sul ciglio della strada, alto quasi tre metri, immerso in un cumulo di erbacce miste a rifiuti ma appare in discrete condizioni con la sola parte alta danneggiata sulla quale è cresciuto anche un piccolo arbusto. Riusciamo a scorgere sulla facciata alcuni dettagli decorativi. Il lato rivolto verso Bitonto presenta la scritta latina Bitotum e sul lato barese la scritta Barum. Nella parte alta lo stemma dell'antica città di Bitonto, un numero romano a indicare l'anno di costruzione e le parole Terminus Bitonti ovvero confine di Bitonto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A circa un chilometro e mezzo dalla "chianca", in via delle Anemone, nella parte più estrema della zona industriale di Modugno, c'è un altro monumento: “il titolo di Sant’Andrea”. Non possiamo ammirarlo da vicino perché è collocato all'interno dello stabilimento di produzione della Merck-Serono, azienda biofarmaceutica tedesca che produce farmaci antitumorali. Nonostante la cancellata e la distanza, il cippo è ben visibile anche dall'esterno e oltre a essere il più protetto, ci pare quello più valorizzato. L'azienda l'ha sistemato su un prato verde, ben illuminato e con gli stemmi ben sistemati su un piedistallo. «L'edicola ha subìto un rifacimento - ci dice Ricci - e si conservano gli stemmi. Sui lati della struttura si possono leggere anche qui i nomi di Barum e Bitotum in direzione delle rispettive città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Meno fortuna ha avuto il “titolo di Pezze Candela” che sorgeva nell'area dell'attuale aeroporto Karol Wojtyla. «Purtroppo oggi non è più visibile poiché nel giugno 1970 fu abbattuto per i lavori di ampliamento dell'aeroporto», afferma l’esperto. Tuttavia il Centro ricerche di storia e arte di Bitonto riuscì a strappare alle ruspe i conci del cippo distrutto, che così scomposto è conservato nella scuola di restauro San Pietro Nuovo del paese. È l’unico dei titoli di cui si conservano integralmente gli stemmi (tra cui quello imperiale di Filippo II di Spagna) e che può darci l’idea di come erano anche gli altri, quasi tutti privati dei pezzi originari (stemmi, lapidi, iscrizioni).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A circa 700 metri dall'aeroporto, sulla strada provinciale per Bitonto, a non molta distanza dalla chiesa rurale dell'Annunziata vi è un altro cippo. «È il più piccolo tra le edicole confinarie - sottolinea Ricci -. Lo stato di conservazione è discreto ma è privo degli stemmi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra gli ulivi e in aperta campagna, difficili da raggiungere, ci sono altri due cippi. Uno in contrada Macchie di Zarre, alle spalle dell'azienda Tersan Puglia. L’altro tra Bitetto, Palo del Colle e Bitonto ai limiti di un piccolo bosco di macchia mediterranea di fronte all’ex lago di Bavotta, oggi scomparso. Gli stemmi risultano divelti, mentre è leggibile l'iscrizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il più noto dei titoli resta però l'Arenarum, collocato sul lungomare tra Palese e Santo Spirito all'incrocio con via Tenente Noviello. «È il monumento più rappresentativo di Palese, anche dal punto di vista iconografico – dice lo studioso -. Da molti è soprannominato anche “titolo di Modugno” perché in passato la marina di Palese apparteneva proprio a Modugno». Fu edificato il 20 febbraio 1585 nel luogo noto come Arenarum e si tratta di una costruzione in pietre squadrate a forma di parallelepipedo sormontato da un tettuccio a cuspide. Sulla parte frontale recava lo stemma di Bitonto e quello del Regno di Spagna. Il monumento dà anche il nome a un popolare lido balneare presente proprio lì accanto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel corso del tempo lo stemma e l'iscrizione sono stati erosi dall'azione degli agenti atmosferici con grave danno al monumento e oggi resta appena visibile la data di costruzione e l’iscrizione Bitotum. All'interno di esso vi è rinchiuso il vecchio termine confinario costituito da una pietra-fitta. Questo titolo ha svolto il suo lavoro fino al 1928, anno in cui Santo Spirito fu sottratta a Bitonto e annessa definitivamente a Bari. 
 


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  • Roberto Telesforo - Di grandissimo interesse. Grazie.
  • Nicola - perchè non è stato precisato il motivo per il quale è stata scelta la denominazione del quartiere; è stato fatto solo per il Murat e gli altri quartieri?


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