di Francesco Sblendorio

Dal matrimonio a Brindisi alla morte nel Foggiano: tutti i luoghi pugliesi in cui è stato Federico II
BARI – La storia ce lo ha tramandato con l’appellativo di Stupor mundi, “meraviglia del mondo”, ma le opere compiute e i passaggi chiave della sua vita avvenuti in Puglia gli varrebbero bene anche il soprannome di Stupor Apuliae. Parliamo di Federico II di Svevia, sovrano del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, uno dei maggiori protagonisti del XIII secolo e di tutto il Medioevo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pur essendo nato a Jesi e avendo vissuto in prevalenza tra la Sicilia e le terre germaniche, l’imperatore nel “tacco d’Italia” ha lasciato infatti castelli, palazzi, chiese e intere città. In più parlano di lui tutta una serie di opere d’arte, porti, cinte murarie ed eventi accaduti dalla Capitanata al Brindisino. (Vedi foto galleria)

Il re, del resto, soggiornò a lungo in Puglia. I motivi? La presenza dei principali porti di imbarco dei crociati, la necessità di disporre di residenze per controllare efficacemente il territorio e la scelta di stabilire a Foggia una capitale “di fatto”, in aggiunta a Palermo, per poter meglio governare la parte continentale dei suoi possedimenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Federico in Puglia si è addirittura sposato. Dopo la morte della prima moglie Costanza d’Aragona, nel 1222, nel 1225 convolò a nozze con la 13enne Jolanda di Brianne con un matrimonio celebrato nella cattedrale di Brindisi. I festeggiamenti si tennero invece nel castello di Oria, che lo stesso imperatore ampliò e modificò rispetto all’originale struttura altomedievale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Brindisi il sovrano restò legato anche negli anni successivi, tanto da considerarla la più bella città di mare d’Italia e da dedicarle alcuni versi: Filia solis, ave / Nostro gratissima cordi (“Ave, figlia del sole, la più cara al nostro cuore”). Proprio dal suo porto, nel 1227, si imbarcò per la sesta Crociata. Tuttavia, una pestilenza scoppiata a bordo, lo indusse a rientrare in Puglia, attraccando a Otranto, della quale fece rafforzare la cinta muraria nel 1228. La rinuncia a raggiungere la Terra Santa mandò su tutte le furie il nuovo Papa, Gregorio IX, che il 29 settembre 1227 scomunicò Federico nella Cattedrale di Bitonto, dove ancora oggi si trova un portale detto appunto “Porta della scomunica”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel giugno dell’anno successivo Federico partì finalmente per la Crociata, annunciata con un’assemblea pubblica nel castello di Barletta. Il maniero, risalente all’XI secolo, conserva alcune importanti tracce del passaggio del sovrano. Le finestre ogivali del lato sud presentano infatti l’aquila imperiale scolpita nelle lunette, mentre l’interno custodisce l’unica scultura al mondo che ritrarrebbe l’imperatore svevo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di ritorno dalla guerra, tuttavia, Federico trovò molte città pugliesi passate dalla parte del Papa “nemico”: San Severo, Troia, Foggia le più importanti. È in particolare da quest’ultima che resta molto deluso, poiché negli anni precedenti vi aveva trascorso lunghi inverni, pianificando guerre, alleanze e strategie politiche e dedicandosi alla caccia. L’aveva anche arricchita di maestose residenze e porte, di cui oggi resta la Porta Arpana, accesso a uno dei palazzi federiciani, come testimoniato dall’iscrizione ancora leggibile: Hoc fieri iussit Federicus Cesar ut urbs sit Fogia regalis sede inclita imperialis (“Ciò comandò Federico Cesare che fosse fatto affinché la città di Foggia divenisse regale e inclita sede imperiale”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In seguito al tradimento del 1228 Federico fece abbattere le mura di cinta rendendo celebre il suo grido di dolore: Fogia, cur me fugis, cum te fecit mea manus? (“Foggia, perché da me fuggi, dato che ti costruii con le mie mani?”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
A fare da contraltare al capoluogo dauno ci fu Andria, che invece restò fedele al re, meritandosi l’appellativo di fidelis, come fatto scrivere sulla Porta Sant’Andrea dallo stesso Federico. Il quale, in segno di gratitudine, fece anche erigere nel 1230 il Palazzo del Comune. Sempre ad Andria, nella Cattedrale, sono sepolte due delle mogli del re: la già citata Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra, sposata nel 1235 e defunta sei anni dopo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
I decenni 20, 30 e 40 del XIII secolo sono quelli di massimo splendore per Federico II. La sua potenza si manifesta in particolare nella costruzione delle domus, edifici fortificati destinati a vari usi: dimore, castelli di caccia, masserie, luoghi di svago. Ne sono documentate almeno 35 in Puglia, tra Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il più noto è ovviamente Castel del Monte, sul cui utilizzo ancora si discute: struttura militare e difensiva, residenza di caccia, osservatorio astronomico, tempio esoterico o addirittura rifugio dei cavalieri Templari e scrigno del Santo Graal.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma importanti sono anche la costruzione della domus nel castello di Barletta, allora costituito solo da un fortino normanno, il castello di Brindisi, il Palatium di Lucera con le sue 32 stanze, il castello di Trani e la ricostruzione di quello di Bari. Quest’ultimo è infatti detto Normanno-Svevo perché il portale, la loggia, le mura interne e il vestibolo sono tutti opera dell’imperatore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proprio nel capoluogo, e precisamente nel Museo Nicolaiano, è conservato uno dei pochi ritratti ufficiali del sovrano: lo stemma ufficiale reale in cera d’api, legato a una pergamena, su cui Federico è riprodotto nell’atto di stringere fra le mani un globo e uno scettro, simboli del Sacro Romano Impero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’itinerario tra i monumenti voluti dal re svevo passa anche dal castello di Gravina, sorto per le battute di caccia sulla Murgia e da quelli di Sannicandro e Palo del Colle, oggi incorporato nel 700esco Palazzo del Principe. Oltre che dalla cattedrale di Altamura, in cui il volto del sovrano è visibile scolpito su una colonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli ultimi anni di vita sono segnati dalla nuova scomunica voluta da papa Gregorio IX nel 1243 e dalla sconfitta di Parma nel 1248 che ne segna l’inizio del declino. E sarà la tanto amata Capitanata a vedere Federico spegnersi a dicembre del 1250.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accade a Fiorentino di Puglia, borgo i cui ruderi si trovano a 10 km da Torremaggiore. Secondo la leggenda, all’imperatore era stata predetta dall’astrologo di corte la morte sub fiore, “sotto un fiore”. E, quando colpito da una grave patologia addominale viene informato che il borgo in cui lo stanno conducendo si chiama Fiorentino, capisce che la fine è ormai vicina. Sarà la cattedrale della tanto amata e infedele Foggia a fare da teatro all’ultima comparsa dello Stupor Mundi, prima di essere sepolto per sempre a Palermo. 

(Vedi galleria fotografica)


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Francesco Sblendorio
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  • Mariella Lipartiti - Grazie di questa bella narrazione. Adoro Federico II, uno dei pochi governatori illuminati della nostra Puglia


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