di Eva Signorile

Lama Balice, un tesoro: scoperti ipogeo e smeraldino. Nel degrado
BARI – Non finisce di stupire e di regalare tesori il Parco regionale di lama Balice. E’ di qualche giorno fa il rinvenimento, all’interno dell’area, di un piccolo ipogeo non ancora conosciuto e di un simpatico animale: il “rospo Smeraldino”. Ma il degrado del Parco resta un problema non ancora superato.

Ne parliamo con Ferdinando Atlante,  fondatore del “Movimento naturalistico pro Lama Balice, colui che ha scoperto l’ipogeo e che avvistato e fotografato il rospo (vedi foto galleria). Per Atlante «il parco rappresenta un’enorme risorsa dal punto di vista della biodiversità e dell’avifauna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ipogeo -  Durante uno dei soliti giri all’interno del parco, per monitorare la fauna volatile locale, l’ambientalista ha notato un foro, di circa una quarantina di centimetri, all’interno di una delle due cave presenti nella zona. Ad attrarre l’attenzione di Atlante è stata la forma del foro, piuttosto regolare e ad arco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La conferma che si trattava di una cavità non proprio “naturale”, gli è poi arrivata dallo storico Sergio Chiaffarata, esperto di ipogei del territorio barese e dal paleontologo Marco Petruzzelli che si sono calati all’interno del vano sotterraneo, il 21 agosto scorso. I due esperti hanno stabilito che si tratta senza dubbio di un ipogeo sconosciuto e hanno quindi provveduto a mapparlo con gli opportuni strumenti, dandogli il nome di “Ferdinandea”, in onore del suo scopritore. Gli ipogei sono vani scavati nella roccia, che erano utilizzati nel Medioevo come abitazioni o come luoghi di lavoro. 

Lo smeraldino - Ma le sorprese di Lama Balice non finiscono qui e, martedì 27 agosto, il solito Atlante ha potuto avvistare e fotografare, sempre all’interno del Parco, anche il “rospo smeraldino”. «Si tratta di una specie  protetta a livello comunitario, essendo inclusa nell'allegato II della convenzione di Berna e nell'allegato IV della direttiva Habitat – spiega -. Il documento fa riferimento alle specie che richiedono una protezione rigorosa. Lo Smeraldino, il cui nome scientifico è “Bufo viridis” – continua - è protetto perché per riprodursi utilizza anche pozze d’acqua temporanee. Se le uova vengono infatti deposte in zone poi soggette al prosciugamento, allora la riproduzione sarà inevitabilmente compromessa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Atlante aveva già fotografato una colonia di smeraldini la scorsa estate e ne aveva monitorato tutta la fase riproduttiva, dalla schiusa delle uova, allo stadio di girini, fino alla metamorfosi finale in rospi. Il 2012 è stato un anno particolarmente fortunato per lo Smeraldino in questa zona perché ha piovuto tanto, ma le fortunate circostanze non si sono ripetute quest’anno, perché nella zona ci sono state piogge meno rilevanti. Di conseguenza Atlante disperava di poter ritrovare l’anfibio nel parco. E invece, per fortuna, è andata diversamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il degrado - Le preoccupazioni però rimangono. «Per mantenere sempre verde il manto erboso del campo da golf a ridosso del parco – dichiara l’esploratore - servono ingenti quantitativi di pesticidi e diserbanti, che sono fra i nemici più pericolosi per lo smeraldino e per tante altre specie presenti nell’area. Inoltre, lo stato di degrado dell’area (tra discariche abusive, raid di motocilisti e cacciatori di frodo) rimane, nonostante le ripetute segnalazioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ferdinando lancia quindi una proposta: riportare l’acqua all’interno di Lama Balice, con la creazione di laghetti e stagni artificiali, magari approfittando proprio delle zone all'interno delle cave, che così sarebbero rinaturalizzate.  «Non spetta a me dire come farlo - dice Atlante -  ma la presenza dell’acqua riporterebbe qui molte specie. Del resto, la lama era il letto di un antico fiume, il Tiflis, probabilmente ora sotterraneo a causa del territorio carsico della zona». 


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