di Mattia Petrosino - foto Valentina Rosati

Da via Calefati a Largo 2 Giugno sino a viale Pasteur: i luoghi e la storia del luna park barese
BARI – Richiama grandi e piccini con macchine da scontro, ottovolanti e pungiball, animando le serate con le sue colorate attrazioni. Parliamo ovviamente del luna park, parco divertimenti “girovago” che, soprattutto in prossimità delle feste, continua da decenni a fare tappa anche a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giostre che nella storia del capoluogo pugliese hanno preso posto in diversi punti della città. Le prime (prevalentemente in legno) furono montate nel 1936 alla fine di via Calefati, per poi spostarsi dopo qualche anno in corso Mazzini. Negli anni 50 si stanziarono in via Giulio Petroni alle porte di Carbonara e poi per un breve periodo tra via Magna Grecia e viale Japigia. Nei 60 le si poteva trovare in viale Papa Giovanni XXIII nei pressi del Carcere e successivamente in Largo 2 Giugno, accanto all’area ora occupata dal park&ride, dove sono rimaste sino al 1996.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo una breve parentesi vicino alle Piscine Comunali, le attrazioni si sono infine trasferite da vent’anni a questa parte in una zona situata alle spalle di viale Pasteur. E qui, dopo la chiusura forzata dovuta al Covid, hanno riaperto i battenti lo scorso 14 ottobre (per rimanervi sino al 10 gennaio).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per l’occasione siamo quindi andati a visitare il luna park di Bari, la cui storia si intreccia con quella dei giostrai: famiglie di “nomadi del divertimento” che da generazioni girano la Puglia proponendo le loro intramontabili “magie”. (Vedi foto galleria)

Eccoci quindi su viale Pasteur, strada che costeggia il cosiddetto Quartierino. Sull’arteria si trova un varco che permette di accedere al centro commerciale Mongolfiera. Una volta attraversato il parcheggio dell’ipermercato ed essere passati sotto i pilastri che sorreggono il “ponte” di via Tatarella, si entra in un’area formata da asfalto, ghiaia ed erba: quella occupata dalle giostre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Veniamo subito sorpresi da luci di mille colori provenienti dalle 20 attrazioni su cui adulti e bambini si stanno divertendo. Le loro grida di gioia in alcuni momenti sovrastano addirittura la musica “a palla” riprodotta dagli altoparlanti del parco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla destra notiamo invece le roulotte dove vivono attualmente i giostrai. In viale Pasteur sono infatti attive sei famiglie di “esercenti spettacoli viaggianti”: professionisti del settore che si spostano per la Puglia e Basilicata montando e rimontando di volta in volta le proprie attrazioni trasportate poi con grossi tir.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
A venirci incontro è il 55enne Mauro Piccaluga, rappresentante dell’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) e dell’Anesv (Associazione nazionale esercenti spettacoli viaggianti).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono un giostraio di ottava generazione – racconta –, la storia della mia famiglia risale infatti agli inizi dell’800. A Bari fu mio nonno Giuseppe a inaugurare nel 1936 in via Calefati il primo luna park cittadino. Lui era di Vercelli, mio padre di Foggia e io di Matera. Siamo nati tutti in città diverse perché noi “nomadi” giriamo per feste, sagre e fiere e quindi nasciamo nel luogo dove i nostri genitori stanno lavorando».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mauro esibisce una preziosa foto del 1956 che mostra il padre e i suoi zii a cavallo di una macchina da scontro. Fu scattata quando il luna park si trovava in via Giulio Petroni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Il capoluogo pugliese è da sempre stata una tappa fissa per la nostra famiglia – sottolinea  –. Il Natale lo passiamo qui, perché è il periodo dell’anno in cui i baresi sono più propensi a “lasciarsi andare”. Ma è imperdibile anche la festa di San Nicola, durante la quale ci stabiliamo in piazza Diaz andandoci ad aggiungere alle tre giostrine fisse che sono lì».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è ora arrivato il momento di farsi un giro nell’area divertimenti. Incrociamo subito le macchine da scontro per bambini. «Parliamo del gioco più gettonato del parco e uno dei più antichi– afferma la 55enne Simona, moglie di Mauro –. Queste auto ce le abbiamo infatti da 27 anni. Ma anche le altre giostre hanno la loro età: del resto questo mondo non cambia con il passare del tempo, rimane sempre uguale a se stesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo ora al “Taboga”, attrazione acquistata 23 anni fa. Qui delle bimbe di 6-7 anni scendono a massima velocità usando un tappeto che “vola” su un lunghissimo e illuminatissimo scivolo. «L’abbiamo acquistato da Bergantino, città in provincia di Rovigo conosciuta come “il paese della giostra” perché piena zeppa di ditte di produzione», ci spiega Mauro. 

Ed eccoci davanti al tiro a segno, il preferito dai papà che cercano di colpire con pistole ad aria compressa delle lattine colorate nella speranza di regalare un premio (di solito un pupazzo) ai propri figli. Più avanti notiamo invece i seggiolini volanti, noti come “giostra a catene”, che girano attorno a una colonnina centrale. È dei Marsico, un’altra famiglia di esercenti che bazzica Bari da 60 anni a questa parte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il mio bisnonno Domenico era di Carbonara e lavorava nel circo – racconta il 21enne Donato –. Decise poi di abbandonare quel mondo per diventare esercente di spettacoli viaggianti perché faceva guadagnare di più. Il mio omonimo nonno prese la stessa strada, seguito da mio padre Divier che ha trasmesso questa passione anche a me».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo la nostra passeggiata nel parco. Ci imbattiamo così nella “zombie house”, casa in cui si spaventa con mostri e fantasmi, nell’altissima “Batman”, chiamata così perché quando viene messa in funzione i seggiolini si alzano e ruotano aprendosi come le ali del personaggio dei fumetti e infine nel pungiball. Qui il gioco è quello di colpire il più forte possibile un pallone con un pugno per misurare la propria potenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un passatempo per adulti quindi, come il “tira-gettoni” di proprietà del 48enne Charlye Perris, un esercente di terza generazione il cui nonno Amedeo frequentava spesso l’antico luna park di corso Mazzini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre in fondo all’area ci sono le attrazioni dei sette fratelli Montenero (quattro uomini e tre donne). «Nostro nonno Umberto era originario di Napoli e iniziò a fare questo lavoro nel 1912 – racconta il 50enne Nicola –. In Puglia arrivò nel 1940 e, durante una festa a Noicattaro, conobbe la sua amata con cui si sposò poco dopo, trasferendosi lì. Tutti siamo nojani e siamo cresciuti tra un giro sulle montagne russe e una gara di autoscontro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I Montenero ci mostrano le loro attrazioni, tra cui il colorato “bruco mela”, ovvero l’ottovolante. Qui vediamo salire una piccina con la sua mamma. Un po’ impaurita si accomoda tenendo stretto tra le mani il biglietto per il giro, pronta per passare a tutta velocità all’interno della grande mela rossa bacata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Nei suoi occhi ogni volta vedo tanto entusiasmo – dichiara la madre –: lo stesso di quando io, alla sua età, mi accingevo a provare queste meraviglie senza tempo che continuano ad affascinare generazioni di bambini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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Foto in copertina (luna park in largo 2 Giugno alla fine degli anni 80) di Nicola Velluso


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  • Vito Petino - Il Luna Park, oltre quelli conosciuti nella Fiera del Levante di settembre, sostò per un solo periodo natalizio anche a Japigia. Avevo 15 anni quando dal 20 dicembre 59 al 10 gennaio 60 le giostre del Luna Park si sistemarono lungo via Magna Grecia, sul campo sportivo ad angolo del viale Japigia, dove nel frattempo il torneo di calcio era sospeso (nella foto d'epoca che allego su FB il campo è segnato con la freccia rossa e la scritta Uisp). Le tante baracche del tiro a segno; delle boccette col pesciolino rosso in cui bisognava infilare una pallina da ping pong per vincere il pesce; del portiere di calcio in continuo movimento lungo la porta e noi che dovevamo far scattare la gamba del calciatore fisso sul calcio di rigore, e mandando in rete le cinque palline da calcio balilla, si vinceva uno dei premi messi in palio dal giostraio; quella del tiro delle palle di pezza piene di segatura che dovevano abbattere sagome che facevano da bersaglio; la baracca dei panini e rustici vari; quella del labirinto di specchi in cui ci si inoltrava con la ragazzina dei primi battiti sentimentali, ma senza poter azzardare manco un bacio in vetrina sotto gli occhi di tutti come si era; tutte queste baracche circondavano le giostre vere in continuo movimento, dall'autoscontro ai sediolini volanti in cerca del piumino di stoffa da strappare, sporgendosi pericolosamente oltre la catena di sicurezza che ci cingeva alla vita, nel tentativo di vincere un altro giro gratis. Le nostre indimenticate canzoni del momento invadevano tutto il Luna Park, accompagnandoci mentre si girava, già felici per il solo contatto mano nella mano con quel primo amorino che ci faceva palpitare. Poi giungeva la maturità a infrangere quei sogni di vetro...


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