Piscina, teatro e vista mare: la storia del Cto, ex avveniristico ospedale barese
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martedì 20 giugno 2017
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di Katia Moro
La struttura si trova ad angolo tra via Adriatico e il lungomare Starita, praticamente di fronte al Cus e all’ingresso della penisola di San Cataldo. Progettato dall’architetto palermitano Giuseppe Samonà, il Centro traumatologico ospedaliero fu costruito dall’Inail per dare assistenza agli infortunati sul lavoro di Puglia, Basilicata e Calabria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per questo progetto furono stanziati 10 miliardi di vecchie lire e il nosocomio venne inaugurato il 21 maggio del 1952 alla presenza del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. L’edificio fu realizzato su un’area di 18mila metri quadri per un totale di 200 vani e 180 posti letto. Le stanze erano distribuite tra un corpo di fabbrica centrale di 6 piani, due laterali e due bassi posteriori, con sale di degenza che si affacciavano sul mare antistante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A fornire lo spazio adeguato per la sua realizzazione furono i conti Sabini, originari di Altamura, proprietari in quel punto dell’ottocentesca Villa Aurora. «L’edificio – ci dice il 47enne Giacinto Bux, referente tecnico della manutenzione dell’Asl - fu consegnato all’Inail con la clausola di lasciare intatto il giardino che lo circondava, riservando il luogo solo e unicamente alla realizzazione di un ospedale. Ed è per questo che quando il Cto è stato chiuso è seguita la denuncia degli eredi che si oppongono alla nuova destinazione d’uso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché se il grande parco con i suoi alti alberi è ancora lì, dell’ospedale non è rimasto più nulla, se non un servizio di radiologia, riabilitazione e vaccinazione al pian terreno. Strutture innovative come la piscina per l’idroterapia, il teatro e la biblioteca sono ormai chiuse o ridotte a magazzini fatiscenti con calcinacci e tubature a vista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In più buona parte degli arredi originali realizzati da Samonà sono andati perduti, visto che la struttura non è stata sottoposta al vincolo della Soprintendenza. Lungo le scale sono ancora visibili l’opaco rame dei corrimani e alcuni dei preziosi marmi utilizzati per le pareti interne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad essere rimaste intatte sono la cappella, all’epoca gestita dalle suore presenti nell’ospedale e una palestra ancora in uso per la riabilitazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul retro poi un altro giardino conserva una Madonnina, panchine in muratura e piste per giocare a bocce. Tutte strutture che nessun paziente potrà più utilizzare. Come nessuno potrà più godere della splendida vista del mare che si apre da un terrazzo non più curato: simbolo di quella vecchia gloria cittadina che era il Cto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Katia Moro
Katia Moro
I commenti
- MARIANO ARGENTIERI - La villa cerchiata in rosso non è la villa dei conti Sabini, bensì la villa confinante. Villa Aurora aveva un tetto a 4 spioventi sormontato da un terrazzino belvedere e circondato dai pini visibili nella proprietà adiacente a quella indicata.