di Alessia Schiavone

Bari vecchia, sotto un arco i resti di una chiesa millenaria: San Nicola del Porto
BARI - Un architrave modanato e i residui di due piedistalli, incastrati all'interno di moderne mura color salmone. Questo è ciò che rimane dell'ingresso di San Nicola del Porto, una chiesa che per secoli ha vissuto protetta dall'arco di Sant'Onofrio, quello che si apre in piazza dei Gesuiti di fronte alla chiesa del Gesù, nel centro storico di Bari. Oggi, a distanza di quasi mille anni dalla sua costruzione, dell’edificio non resta che qualche elemento architettonico. (Vedi foto galleria)

Non si hanno molte informazioni a proposito dell’ex edificio sacro, che in realtà già nel 1684 fu soppiantato da una nuova cappella dedicata a Sant'Onofrio e costruita grazie alle offerte dei fedeli. Si sa però che il suo nome comprendeva la parola “porto” perché un tempo piazza Mercantile, poco distante da qui, aveva proprio le sembianze di un piccolo porticciolo affacciato sul mare. Tra l'altro la leggenda vuole che proprio le mura di questa chiesa abbiano ospitato le ossa di San Nicola appena giunte a Bari nel 1087, prima di essere trasferite dopo pochi giorni nel monastero di San Benedetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La chiesa “nuova”, seicentesca, appartenne poi per alcuni decenni alla famiglia Calò-Carducci, il cui palazzo omonimo si trova proprio su largo dei Gesuiti. Difatti ancora oggi, sopra un portoncino collocato di fronte alla cappella, padroneggia lo stemma della nobile famiglia barese raffigurante un leone rampante che cerca di arrampicarsi su un albero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma alla fine anche la chiesa di Sant’Onofrio fu dissacrata per essere ridotta persino a magazzino nel 1925.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Negli anni successivi, dopo aver giaciuto per qualche tempo in totale abbandono, la struttura ha ospitato diverse attività, tra cui una piccola bottega negli anni 50. Anticamente infatti l'arco Sant'Onofrio, come conferma anche lo storico barese Vito Antonio Melchiorre, era conosciuto come "strada delli sartori" o "strada delli pannacciari" proprio per la presenza di laboratori di sarti e di negozi di stoffe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora l’edificio è diventato un’abitazione privata, attualmente in restauro. Siamo riusciti però a recuperare una vecchia immagine in bianco e nero del 1989 che mostra l’interno della ex chiesa: un'unica stretta navata con tetto in legno. Chissà se gli attuali proprietari sanno di vivere in un appartamento che ha mille anni di vita e che ospitò persino le ossa di San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

* con la collaborazione di Katia Moro

(Vedi galleria fotografica)


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  • michele - La dedicazione della chiesa a Sant'Onofrio non è stata un caso, difatti tale santo è il protettore dei mercanti di stoffe. La famiglia Calò, che la volle e la gestì come cappella privata, probabilmente all'epoca era dedita anche al commercio di questi prodotti.


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