di Mariangela Dicillo e Ilaria Milella

Monastero di San Benedetto: sotto i piedi dei baresi un luogo leggendario
BARI - A Bari Vecchia, in strada san Benedetto, si trova la Chiesa di San Michele Arcangelo, uno dei 24 piccoli edifici religiosi del centro storico. Fin qui nulla di particolare, se non fosse che la chiesa al suo interno nasconde un prezioso monastero del X secolo dalla storia antica e misteriosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta del monastero di San Benedetto, il luogo che ha ospitato nel 1087 le ossa di San Nicola prima della costruzione dell’omonima Basilica. Un luogo che si dice sia stato un avamposto dei Templari e che conterebbe alcune tombe dei cavalieri. Un luogo nascosto agli occhi dei baresi, visto che l’unico modo per entrarci è prendere un appuntamento con i custodi della chiesa (i pochi giorni in cui è aperta e dopo aver spiegato il perchè della visita) e scendere attraverso strette scale dopo aver aperto una botola che si trova sul pavimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi abbiamo visitato questo luogo leggendario ed ecco il nostro racconto (vedi foto galleria)

Da corso Vittorio Emanuele, accostando il cancello che porta sulla terrazza Miramare in una rientranza di strada San Benedetto incontriamo la chiesetta settecentesca di San Michele Arcangelo. Entriamo e il quadro posto sull'altare che raffigura San Michele intento a sconfiggere Lucifero, rapisce subito la nostra attenzione.  Notiamo poi un dipinto laterale che raffigura papa Celestino V mentre rifiuta la tiara, simbolo del potere papale e un quadro in cui compare Santa Fara. «La santa – ci dice il signor Lorenzo, uno dei custodi della chiesa - sarebbe comparsa una volta dietro la seconda colonna a sinistra dell'altare. Ecco perché c'è questo quadro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per quanto interessante, però non è per la chiesa che siamo venuti qui. Lorenzo allora ci porta davanti all’altare centrale, dove con nostra grande meraviglia apre una botola e ci chiede di seguirlo lì sotto. Scendiamo attraverso delle scale tortuose e ci troviamo a quel punto in un ambiente medievale: siamo nel monastero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È molto buio qui giù e la poca luce la si deve ad alcune lanterne. C’è molto umidità  e non è facilissimo respirare. «L'umidità è dovuta a un'infiltrazione di acqua – ci spiega Lorenzo -. C’è una falda acquifera che si snoda sotto, pericolosa anche per la stabilità dell'intero edificio, a dir la verità. Il livello del pavimento prima era molto più basso, poi hanno dovuto innalzarlo per via delle infiltrazioni. Ma già così ci sono punti in cui si formano pozzanghere». Poi aggiunge: «Vedete quell'apertura che ora è murata? Da lì anticamente fuoriusciva acqua dolce e i monaci la ritenevano una fonte miracolosa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ci guardiamo attorno, ci troviamo in un unico ambiente con due navate. Ammiriamo le volte, gli archi murati che dovevano essere dei passaggi tra stanze, resti di quelle che un tempo erano scale, parte dell'antica pavimentazione in blocchetti di pietra di piccole dimensioni, lapidi sepolcrali, alcune strutture murarie tra cui un pilastro con tracce di affreschi dai colori rosa e celestino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è poi un piccolo altare con sotto una cavità scavata nella pietra. In alto, sulla volta, appaiono raffigurati in rilievo alcuni simboli di San Nicola, come il suo bastone, le “tre palle” e la botte miracolosa. E’ infatti proprio qui che furono custodite le reliquie del santo, prima della costruzione della Basilica. «I baresi avevano promesso che se fossero riusciti a prendere le ossa di San Nicola avrebbero costruito una nuova chiesa in onore del Santo – racconta il nostro cicerone -. Si decise allora di tenerle qui temporaneamente sotto l'occhio vigile e attento dell'abate Elia, in attesa della costruzione della Basilica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il luogo, sacro ai benedettini, è documentato a partire dal 979 e dal 1071 ne fu guida spirituale proprio l'abate Elia. Il monastero godette di prestigio fino a quando conobbe un periodo di decadenza nel sedicesimo secolo e fu fatto abbattere nel 1649 da papa Innocenzo X. Poi, con l'arrivo della congregazione dei Celestini (ordine legato alla regola di San Benedetto), che lo comprarono per 3200 ducati, fu anche abbattuta la struttura medioevale e rimase solo ciò che oggi noi vediamo, di fatto una cripta al di sotto della settecentesca chiesa di San Michele. 

Prima di risalire dalla botola chiediamo a Lorenzo quanto c’è di vero sui Templari. La leggenda racconta che le lapidi qui presenti siano proprio riferibili all’Ordine. In effetti notiamo degli stemmi cavallereschi sulle tombe. «A questo non credo - commenta la guida – penso siano tutte storie inventate queste. Sicuramente qui sarà sepolto qualche monaco benedettino importante o qualche funzionario ecclesiastico che si è distinto nei suoi compiti, ma non i templari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sarà, ma tra leggende sui cavalieri, reliquie trafugate, botole che si aprono dal nulla, capiamo che questo non è un posto come gli altri: un luogo misterioso che si trova sotto i piedi degli ignari baresi.  


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