di Gaia Agnelli

La storia del soprano Rosetta Pampanini: mosse i primi passi a Bari e fece innamorare Toscanini
BARI – Fu una delle più famose “Madama Butterfly” della storia della lirica e la sua soave voce riuscì a conquistare il direttore d’orchestra Arturo Toscanini che la lanciò all’inizio del 900 sui palcoscenici di mezzo mondo. Questa è la storia del soprano Rosetta Pampanini, milanese di nascita ma barese di adozione, visto che mosse i primi passi nella musica proprio nel capoluogo pugliese, in cui conobbe e sposò anche il marito Giuseppe Diomede.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A raccontarci le sue vicende è il 45enne Mariano Argentieri, pronipote della donna, che nel 2019 dopo aver raccolto documenti, fotografie e dischi (in parte ritrovati in casa dei suoi genitori) ha scritto un libro su di lei intitolato “Rosetta Pampanini: la voce che fece innamorare Toscanini”. Un volume pubblicato nella speranza che, in qualche modo, possa essere riportata alla luce la figura della cantante, di fatto completamente dimenticata dalla città che l’ha vista crescere. (Vedi foto galleria)

«Rosetta nacque a Milano nel 1896 ma venne a vivere a Bari in tenera età – ci racconta Argentieri –. Il padre Gerolamo, maresciallo di fanteria, fu infatti trasferito nella Caserma Puglie, poi intitolata a Domenico Picca. La piccola intraprese quindi nel capoluogo i suoi studi, precisamente nell’Istituto Sacro Cuore di via Crisanzio, la cui struttura è ancora esistente accanto a Palazzo Colonna De Robertis, seppur inattiva. E proprio qui, per la prima volta, in occasione di un saggio scolastico, sfoggiò la sua splendida voce».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una dote canora ereditata dalla madre Cleofe e che il nonno paterno Antonio aveva riconosciuto sin da subito come talentuosa, ma che continuava a non essere “ben vista” da Gerolamo il quale desiderava per la figlia una carriera più sicura in ambito scolastico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Terminato il periodo barese la famiglia Pampanini si traferì in una caserma (denominata l’Ospizio) sul colle di Moncenisio, valico alpino situato tra Italia e Francia  - continua Mariano –. Qui Rosetta incontrò Maria Letizia Bonaparte, moglie di Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, che durante la liturgia di un giorno festivo la sentì cantare in chiesa e volle subito parlare con i genitori per convincerli a farle studiare canto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così al padre non restò che cambiare idea e, dopo un’audizione con il maestro di musica Ferrate Mecenati, Rosetta fu indirizzata a Milano per incontrare il direttore d’orchestra Lorenzo Molajoli e sua moglie, il soprano Emma Romagnoli. Quest’ultima divenne la sua insegnante e, con l’aiuto dei coniugi, la giovane Pampanini cominciò a esibirsi sui primi palcoscenici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E fu durante un concerto a Bergamo, nel 1924, a essere notata dal grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, che venne letteralmente folgorato dalla sua voce celestiale. Il maestro così le propose di interpretare il ruolo di Madama Butterfly di Puccini alla Scala di Milano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Una parte che Rosetta, dopo qualche riserva, accettò e che diventò il suo trampolino di lancio – dichiara Argentieri –. Fu proprio quell’opera infatti a regalarle la fama, anche internazionale. Il suo bel canto le permise di rappresentare opere a Londra, Buenos Aires, Rio De Janeiro, Barcellona, Praga, Chicago e Copenaghen».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nel 1934 arrivarono i primi riconoscimenti: ricevette infatti delle medaglie sia dal Re di Norvegia sia dal Re di Svezia: “trofei” che sono custoditi nel Museo del Teatro alla Scala di Milano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In quell’anno Rosetta fece ritorno a Bari, per un’esibizione al Teatro Petruzzelli di “Bohème”, replicata l’anno dopo sempre all’interno del Politeama del Quartiere Umbertino. E fu in questo periodo, durante una serata di gala al circolo canottieri Barion, che l’artista conobbe il barese Giuseppe Diomede, un funzionario governativo appassionato di musica lirica che sposò nel 1937 a Milano, città in cui andarono ad abitare insieme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La fama della Pampanini tra gli anni 30 e 40 raggiunse l’apice. E il comune di Pietrasanta, in Toscana, fece erigere in suo onore una scultura che la immortalava nelle sembianze di Cho Cho-san (ossia Madama Butterfly).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mariano conserva tuttora alcuni suoi dischi, tra cui le riedizioni del 1971 della Butterfly (inciso nel 1929 e 1930), la cui copertina ritrae proprio la scultura realizzata a Pietrasanta. C’è poi quella del 1972 di “Bohème” (inciso nel 1929) su cui è invece rappresentata la statuetta del Premio Puccini, che la donna ricevette nel 1971 a Torre del Lago. Tra l’altro, per la riedizione di questo disco, all’artista furono recapitati telegrammi e lettere persino da Papa Paolo VI e dalla Regina d’Inghilterra Elisabetta II.

Riconoscimenti ricevuti quando Rosetta era ormai anziana, decenni dopo aver lasciato per sua scelta la scena (si ritirò nel 1947) per dedicarsi all’insegnamento. E il sipario si chiuse definitivamente nel 1973, quando la donna morì nel rovigiano, a Corbola, paese di origine della famiglia dove si trova oggi la sua tomba.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Da allora è calato il silenzio sulla mia prozia – sottolinea Mariano –. Io però spero che Bari possa un giorno ricordarla. Non sarebbe complicato intitolarle una strada o apporre una targa commemorativa nei pressi dell’ex Istituto Sacro Cuore o perché no all’interno del Petruzzelli, teatro in cui si è esibita svariate volte. In questo modo si renderebbe eterno il fascino vocale di quella che è stata, senza alcun dubbio, una delle più grandi interpreti liriche italiane».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video Rosetta Pampanini in Madama Butterfly (1929):


 


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Gaia Agnelli
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  • Mariano Argentieri - Ringraziando Barinedita per l'interessamento...Mariano Argentieri (Diomede) tiene a precisare che la signora Pampanini era prozia "acquisita" in quanto sposò un parente diretto dello scrivente. Tra le onorificenze è da ricordare che il soprano ottenne il titolo di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana nel 1972.
  • Mariella Lipartiti - Bellissimo interessante articolo che ci fa conoscere una nostra valente concittadina purtroppo a tutt'oggi sconosciuta. Bisognerebbe promuovere un'azione volta a ricordarla come merita. Grazie Gaia per questo bel ricordo


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