di Gaia Agnelli - foto Francesco De Leo

L'unico street shop di Bari: «Qualcosa sta cambiando in una città spesso avversa all'hip hop»
BARI – «Bari non è mai stata una città attenta alla cultura “underground” e gli spazi dove praticarla rimangono ancora miseri. Anche se qualcosa negli ultimi anni si è mosso: si sta cominciando a comprendere che non c'è nulla di negativo in ciò che facciamo». Sono le parole della 41enne Rosy Visceglia, titolare del Backjump: l’unico “street shop” del capoluogo pugliese, aperto dal 2014 prima in via Pisanelli e poi sull’Extramurale Capruzzi ad angolo con via Amendola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di un luogo dove è possibile acquistare bombolette spray, skateboard, abbigliamento oversize, altoparlanti, zaini: tutto ciò che permette la pratica delle cinque discipline che fanno parte del mondo dell’hip hop, movimento culturale nato nel Bronx negli anni 70 e diffusosi poi in tutto il Pianeta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Backjump è quindi la casa degli amanti di writing, breakdance, rap, scratching e skateboarding, che trovano tra queste mura non solo merce da acquistare ma soprattutto un luogo dove poter condividere la propria smisurata passione per lo “street”. (Vedi foto galleria)

Il negozio si fa notare già dall’esterno, con le vetrine decorate da un graffito giallo. Accanto alla porta d’ingresso poi non passa inosservata una panchina realizzata con delle bombolette riciclate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta entrati veniamo accolti dalla musica hip hop di sottofondo, ma ad attirare la nostra attenzione è la parete che si staglia dietro al bancone dominata da un enorme graffito: è qui che sono sistemati in ordine di colorazione gli spray pronti per la vendita. Due, però, non sono acquistabili e sono qui solo per l’esposizione. Il primo è una sorta di opera d’arte: nel corpo della lattina è stata “scavata” una bocca che “sputa” vernice gialla. Il secondo è personalizzato con il disegno del logo rotondo con la “BJ” del negozio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mi basta guardare la frequenza con cui si svuota la parete per capire quanto successo stia riscuotendo ultimanente la “street culture” - afferma la titolare, mostrandoci i due modelli più venduti di bombolette, firmate Mtn e Montana –. Dobbiamo ormai rifornirci a cadenza settimanale e questo significa che ci sono sempre più persone che si stanno appassionando al Writing. Da considerare poi che gli spray non sono nemmeno tanto economici, visto che costano in media 4 euro l’uno e che per un’opera standard ce ne vogliono una quindicina per almeno due colori di base (uno per il contorno e uno per il riempimento)».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le bombolette servono per realizzare i graffiti, ovvero l’arte di scrivere il proprio “tag” (la firma personale) in modo creativa sui muri cittadini. C’è chi lo fa legalmente su spazi predisposti ad hoc, chi illegalmente scegliendo però come “tela” pareti grigie e anonime che vengono così valorizzate e altri che, purtroppo, deturpano portoni, vetrine dei negozi e persino edifici storici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mi discosto dalle scritte su monumenti, chiese, tombe e palazzi storici, dove nessun writer dovrebbe scrivere – precisa Rosy –, c’è da dire però che il graffitismo a Bari è difficile non praticarlo in maniera illecita. Nonostante ci sia un apposito albo comunale degli artisti di strada, quasi tutti i muri legali vengono infatti destinati alla Street Art (dove le lettere vengono sostituite da veri e propri disegni), la quale è vista come una forma d’arte al contrario dei graffiti considerati solo come un qualcosa che “sporca”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Secondo la donna però qualcosa a Bari sta cambiando, almeno per ciò che riguarda la musica e lo sport. «La creazione dello skatepark sotto il Ponte Adriatico, nel 2020, ha rappresentato un’apertura delle istituzioni verso lo “street” – afferma –. Per non parlare di quando, due mesi fa, è stato inaugurato il Parco Rossani, con la sua “pool” per gli skaters e gli spazi dedicati alla breakdance e al rap. In questo modo abbiamo la possibilità di mostrare a tutti che non c’è nulla di negativo nell'hip hop, una cultura alla quale questa città è stata spesso avversa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Intanto continuiamo a guardarci intorno: le pareti pullulano di adesivi e su una vi è appeso uno skateboard “Santa Cruz” sul quale sono state aggiunte le lancette per farne un orologio. In più, accanto al bancone, si apre anche una piccola area dedicata al djset. Ma da dove nasce l’idea di creare tutto questo?

«Già da bambina, affascinata dal writing e dalla breakdance, indossavo pantaloni larghi e scarponi per sentirmi parte di questo mondo – spiega Visceglia indicandoci proprio gli scaffali con scarpe e colorati vestiti oversize che nella cultura “street” non passano mai di moda –. Così a 27 anni partii nella “sperimentale” Berlino per un viaggio in camper e lì, visitando uno streetshop, mi resi conto di quanto quella città fosse avanti rispetto alla mia. Ecco perché una volta tornata mi misi all’opera e nel 2010 aprii Backjump ad Acquaviva, all’epoca la cittadina barese più all’avanguardia riguardo questa cultura. Quando poi, quattro anni dopo, mi resi conto che l’unico negozio del genere a Bari (“Never Stop”) stava chiudendo i battenti, decisi di spostarmi nel capoluogo pugliese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il locale attirò sin da subito l’attenzione degli appassionati che si resero conto che non si trattava di mera vendita di materiale “street” ma di un vero e proprio luogo di scambio, condivisione e divertimento, grazie anche agli eventi che Rosy organizza, come le Jam (incontri tra musicisti che improvvisano), le Battle di breakdance o rap e i Contest di skateboard.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E a proposito di skate, nel locale ne vediamo a bizzeffe: alcuni sono sugli scaffali, tra zaini e vestiti, altri su delle mensole e ce n’è persino uno posto tra le gambe di un manichino. Ma la ciliegina sulla torta è la parete piena di tavole appese a delle catene sulle quali domina il graffito che recita “Skateboarding is not a crime" (Fare skate non è un crimine), la cui vernice nera sembra quasi colare sulle tavole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La scritta l’ha composta uno dei miei “clienti” – ci dice Rosy –. Io però non considero chi entra qui solo un acquirente, ma una persona che fa parte di una comunità che vede questo posto come un punto di riferimento e d’incontro. C’è chi passa intere giornate tra queste mura per disegnare bozzetti di graffiti, altri portano i libri di scuola per studiare in un ambiente a loro consono e c’è chi mi chiede consigli su dove andare a praticare la sua disciplina. Siamo come una famiglia, unita da un solo stile di vita: quello “di strada”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Gaia Agnelli
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  • Mariella - Ancora una volta una bella scoperta grazie ai vostri articoli


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