di Annalisa Martielli - foto Valentina Rosati

Acquaviva e il suo "oro blu": alla scoperta dei preziosi pozzi nascosti nel centro storico
ACQUAVIVA DELLE FONTI – Lo dice lo stesso nome del paese: sotto il suolo di Acquaviva delle Fonti scorre una grande falda acquifera che ha permesso nel corso dei secoli di rendere fertile il territorio della cittadina a sud-est di Bari. Si tratta di un vero e proprio tesoro, tra l’altro “spiabile” attraverso antichi pozzi, ancora esistenti e utilizzabili, che punteggiano il centro storico del borgo. Siamo così andati alla scoperta di queste caratteristiche “bocche” nascosti in stradine, piazzette e persino all’interno di antichi edifici. (Vedi foto galleria)

Il nostro punto di partenza è piazza dei Martiri, lì dove si staglia Palazzo De’ Mari, sede del Municipio del paese famoso per la cipolla rossa. Nel cortile si trova un primo pozzo: seppur interrato è messo in evidenza dalla presenza di una stele di pietra e di una targa commemorativa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui proseguiamo su via Squicciarini e, una volta costeggiata la Torre dell’Orologio, entriamo in una corte dal pavimento a “chianche” sulla quale fa bella mostra di sé il “pozzo salso”. Di forma quadrata, in muratura bianca e alto circa un metro rispetto al livello stradale, risulta coperto da una lastra di ferro bloccata da un lucchetto.

La chiave della serratura è detenuta dai residenti delle abitazioni circostanti, che utilizzano l’acqua per fini domestici, soprattutto per innaffiare le piante o lavare il pavimento della propria casa, risparmiando così sulla bolletta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una curiosità: dalla bocca fuoriesce un tubo in metallo. Si tratta di un’installazione artistica, posta durante l’iniziativa “pozzi parlanti”, organizzata dal Comune e volta a valorizzare questi importanti siti. L’oggetto è lì a far sentire la loro “voce”, ovvero l’eco che si produce durante il pescaggio dell’acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Procediamo ora per via della Torre, per prendere subito dopo via Notargirone, che ci porta in una stradina chiusa dove si nasconde una struttura piccola e semicircolare, praticamente saldata a un vecchio edificio. Anch’essa, come del resto le altre che troveremo, è serrata con un lucchetto. 


Sempre in una stradina chiusa, nei pressi via Corso, scoviamo un’altra bocca. Di forma quadrata, ha subito negli anni un restyling ed è stata anche pittata di arancione: come le pareti dei fabbricati che lo circondano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo aver visitato in via Chiasso Tassielli una quinta struttura accanto alla quale è stata posta una pianta, arriviamo al “clou” del nostro viaggio. Ci dirigiamo in via Supriani, lì dove ci attende Marco Bruno, presidente dell’ArcheoClub di Acquaviva: assieme a lui accediamo in uno splendido palazzo del 700 dal portale in pietra finemente decorato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui facciamo la conoscenza della 50enne Laura, figlia del proprietario dell’immobile, che ci porta in cucina per mostrarci un pozzo coperto da una lastra in vetro. La donna con una piccola manovra sposta la copertura, permettendoci così di guardare all’interno della cavità circolare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo spettacolo a cui assistiamo è meraviglioso: l’acqua è limpidissima e grazie ad alcuni neon posizionati intorno alla bocca, appare di un intenso verde smeraldo. «Le luci ci consentono di controllare il livello dell’ “oro blu” – ci spiega Laura –, mentre una pompa meccanica ci permette il suo tiraggio». Notiamo come il colore cambi di gradazione man mano che il buco diventa più profondo. «L’effetto è dovuto alla diversa consistenza degli strati di roccia e al loro differente livello di porosità», illustra Bruno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dobbiamo ora salutare i nostri amici per dirigerci in un altro luogo pittoresco: via Pozzo Merlicchio. Prende il nome proprio dalla struttura in pietra che troviamo adagiata all’ombra di una grande vite rampicante. Non è però l’ultima tappa del nostro viaggio, che si conclude invece nei pressi dell’Arco Tampoia, lì dove una bocca di piccole dimensioni è stata abbellita dal vicinato con piante ornamentali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un segno di ringraziamento da parte di Acquaviva per questi preziosi pozzi, da sempre (è proprio il caso di dirlo) “fonti” di ricchezza per un’intera popolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Rosa - Grazie per avermi dato l'opportunità di conoscere ,attraverso il "racconto", i pozzi di Acquaviva delle Fonti. Complimenti ...ad Annalisa.Molto belle anche le foto.


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