di Gaia Agnelli e Irene Coropulis - foto Christian Lisco

Bari, l'ottocentesca Villa Rossana: quella dimora "nascosta" sopravvissuta al boom edilizio
BARI – In una zona di Bari segnata dalla presenza di palazzi, strade trafficate, carceri e mercati al coperto, si nasconde un antico edificio sopravvissuto al boom edilizio degli anni Settanta. È l’ottocentesca Villa  Rossana, una dimora che è riuscita a ritagliarsi un angolino tra gli alti fabbricati circostanti, “protetta” dalle fronde dei folti alberi del suo giardino che la rendono praticamente invisibile agli occhi dei passanti. (Vedi foto galleria)

Lo stabile è situato in via Giovanni Modugno, in un’area compresa tra la contrada “Padreterno” di Carrassi e “Poggiofranco bassa”. Siamo alle spalle del mercato di Santa Scolastica, a pochi passi dal Carcere Minorile e di fronte al famoso “panzerottaro” Di Cosimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al civico 4E della strada si trova un moderno cancello grigio posto tra due pilastri rossi sui quali campeggiano le scultura di due putti. Si tratta dell’entrata della villa, la cui data di edificazione è segnata su una pietra miliare ai piedi dell’inferriata che recita 1886.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A venirci incontro è il 57enne Paolo Accettura, figlio della proprietaria Rossana Carenza, classe 1939, da cui prende il nome la dimora. Fu lei, negli anni 60, a fondare tra queste mura prima un asilo e in seguito una scuola di danza ancora oggi attiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entrando ci ritroviamo in un sentiero in discesa ai lati del quale vi sono piante e statuette che ritraggono bambini, elefanti e busti tra cui quello dei promessi sposi Renzo e Lucia. «Li abbiamo scovati coperti dall’incolta vegetazione e dai rifiuti - spiega Paolo-. Sono i resti delle originarie decorazioni ottocentesche poste dai primi possessori della struttura: la famiglia Troccoli, che ha vissuto qui parecchi anni per poi lasciare però tutto in uno stato di decadenza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accettura ci spiega come il declino iniziò negli anni 50, quando Giuseppe Troccoli spartì l’area che si estendeva fino all’attuale Piazzetta dei Papi in otto parti, divise tra i suoi quattro figli. La porzione sulla quale sorgeva la villa passò nelle mani dell’erede Nicola, mentre i lotti del giardino andarono alle sue tre sorelle. Queste ultime li vendettero però a diversi acquirenti i quali ci costruirono sopra gli alti palazzi che circondano oggi la villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1966 subentrò la gestione di Rossana, che acquisì la parte di Nicola, salvando la villa dalla distruzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ero alla ricerca di uno luogo che ospitasse un asilo – ci dice la donna raggiungendoci all’ingresso -. Avevo infatti a cuore l’educazione dei bambini, pur non essendo insegnante e così mio padre mi fece dono di questo stabile. Quando arrivammo non si trovava però in buone condizioni, perciò lo ripulimmo e l’arredammo, scegliendo anche di curare gli alberi in modo che da fuori non fosse visibile agli occhi dei passanti, così da proteggerlo dai furti e preservarne la quiete».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Naturalmente la dimora nel corso degli anni fu spesso oggetto delle attenzioni dei “palazzinari”, che l’avrebbero volentieri acquisita per costruirci sopra. «Molte volte ci hanno offerto denaro – sottolinea la signora – ma noi non abbiamo mai ceduto perché il nostro obiettivo era quello di mandare avanti l’attività della scuola materna prima e di quella di danza poi. E volevamo anche tutelare quest’abitazione conservandola come un gioiellino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma eccoci intanto davanti alla facciata di Villa Rossana, racchiusa da due pini mediterranei secolari. Osserviamo la lineare ed elegante struttura di un color rosso pompeiano ormai sbiadito e tendente all’ocra: si sviluppa su due livelli, sebbene comprenda anche un terrazzo e un piano sotterraneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Non si può incasellare in uno stile architettonico preciso - spiega l’architetto Paolo Tupputi-: non è liberty ma neppure propriamente neoclassica. Presenta però il rigore geometrico e alcuni motivi delle costruzioni tardo ottocentesche, che troviamo anche nei colorati palazzotti murattiani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su tutta la facciata è ricorrente una cornice modanata, ossia decorata da sagomature. Spiccano anche le cinque finestre, tre delle quali sono sormontate da una piccola architrave che fungeva da protezione per gli agenti atmosferici. «Quella centrale da cui pendono delle piante rampicanti - aggiunge l’esperto-, è arricchita da una ringhiera in ferro battuto modellata con archetti a sesto acuto che sembrano quasi imitare lo stile gotico veneziano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il portone però non è più quello ottocentesco: fu sostituito da una più semplice porta ad arco per adattarlo alle nuove esigenze del fabbricato. Come detto infatti, a partire dal 1966 la villa ospitò per un trentennio un asilo: l’istituto per l’infanzia “Rossana”, che ha cresciuto le generazioni di baresi nate tra gli anni 60 e 90.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1968 poi fu fondata qui anche una scuola di ballo, l’“Artedanza Rossana”, che si sviluppa al piano sotterraneo. «Ballare è sempre stato il mio sogno – afferma la padrona di casa – ma non avendo mai avuto modo di dedicarmi alla disciplina decisi di diventare “mecenate” dei migliori ballerini che passavano per i teatri di Bari. Utilizzavano l’edificio come sala prove e alloggio temporaneo prima di esibirsi al Petruzzelli o al Piccinni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci racconta infatti di aver accolto personaggi del calibro di Carla Fracci, Brian Garrison, Mia Molinari e Gheorghe Iancu. «Era un viavai continuo - dichiara -, tanto che negli anni 90 la gestione contemporanea della scuola materna e di quella di danza diventò talmente impegnativa da scegliere di mandare avanti solo una delle due attività. E fu così che, da amanti dell’arte, optammo per la seconda, chiudendo l’asilo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre parliamo, madre e figlio ci conducono all’interno dell’edificio attraverso una porticina situata alla sinistra del portale d’ingresso. Ci ritroviamo quindi in un piccolo atrio nel quale è conservato un quadretto che ricorda i tempi dell’istituto per l’infanzia. La pavimentazione è ancora quella di una volta, costituita da chianche bianche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte a noi si sviluppa poi una scala a chiocciola a pianta quadrata che conduce ai livelli superiori, laddove un secolo fa vivevano i Troccoli e che in seguito fu la sede delle aule degli alunni. Rossana ci mostra quindi delle vecchie foto che ritraggono i bambini in grembiule mentre giocano nel giardino e posano con le maestre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi il piano di sopra accoglie alcuni uffici e una foresteria. Non saliamo perché i proprietari ci dicono che quell’area è stata ormai del tutto “modernizzata” per venire incontro alle nuova destinazione d’uso. Visitiamo invece la scuola di ballo situata al livello sotterraneo, un posto che racchiude un tripudio di ricordi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui trovano posto decine di foto e soprattutto numerose scarpette con dedica, tra cui spiccano quelle indossate da Carla Fracci: simbolo di un luogo che ha resistito alla fame edilizia grazie alla leggiadria della danza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Silvia - Posso sapere la data della foto in bianco e nero con i bambinidell'asilo ?
  • Carlo M. - E' veramente commuovente riscoprire storie antiche che testimoniano l'intenso vissuto della Villa Rossana, un vissuto che ancora oggi coinvolge chi la visita.
  • Maria Monno - Che piacere leggere di villa Rossana ! Un pezzo di Bari ottocentesco e romantico. Grazie !
  • Francesca - Grazie,non immaginavo ci fosse una villa con una storia come questa. Sapevo solo di una scuola di ballo e della sua proprietaria. Siete preziosi! La prossima? Buon lavoro.,ciao Irene!


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