Architetti, politici e religiosi: la storia dell'antica famiglia Accolti Gil di Conversano
Letto: 18547 volte
lunedì 2 dicembre 2019
Letto: 18547 volte
di Giancarlo Liuzzi
Anche se è a Conversano che questa casata ha lasciato il segno più tangibile della sua presenza. In via San Giuseppe ad esempio, a pochi passi dal Castello, si impone la facciata in calce bianca di uno stabile che porta proprio il nome degli Accolti Gil. Un edificio che racconta la lunga storia della dinastia attraverso dipinti, documenti e mille oggetti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo dunque andati a visitare il palazzo, dove assieme alla moglie Tenny Maresca di Serracapriola vive il 50enne Bernardo, uno degli ultimi discendenti degli Accolti Gil. (Vedi foto galleria)
La struttura si sviluppa su tre livelli per un totale di 2700 metri quadri. Vi si accede tramite un portone in legno posto in un sontuoso portale in pietra, sul quale domina lo stemma della famiglia, sovrastato da tre grandi elementi a pigna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il palazzo – ci spiega il nostro cicerone - fu edificato verso la fine del 500 su un terreno donato da Caterina Acquaviva d’Aragona, madre del Conte di Conversano Giangirolamo II, il celebre “Guercio di Puglia”. E’ stato poi ristrutturato alla fine del 700 e rimaneggiato tra l’800 e il 900 da mio nonno e mio zio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiediamo a Bernardo l’origine della sua famiglia. «Tutto iniziò grazie a un Giovanni Accolti che, trasferitosi probabilmente dalla Toscana in Puglia a metà del 400, diede vita al ramo Accolti a Conversano – ci risponde il proprietario di casa -. Poi nel 1674, quando il dottore in legge Giovan Battista Accolti sposò Grazia Gil, nobildonna rutiglianese di provenienza spagnola, si diede inizio alla secolare discendenza con il doppio cognome».
Ma è arrivato il momento di entrare. Dall’ampio atrio esterno che ospita una statua con alle spalle lo stemma dell’Ordine di Malta (del quale la casata ha sempre fatto parte), ci dirigiamo attraverso una scala in pietra al piano nobile del palazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si aprono così davanti a noi una serie di salotti affrescati e decorati con quadri, arredi e mobili di pregio. I raffinati affreschi del 700 riproducono vari motivi floreali in diverse cornici, paesaggi rurali e svariate specie di volatili. Risaltano, su una delle porte, gli accesi colori dello stemma della famiglia composto per metà da due serpenti intrecciati e per l’altra metà da un giglio, un richiamo al cognome Gil, con alla base due colombe e recante l’iscrizione Prudentia et Simplicitate (Saggezza e Semplicità).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella stanza adiacente ecco una vetrinetta con due pregiati vestiti del 700. «Fanno parte di un antico corredo trovato in un baule – racconta Teresa -. Sono in seta e filigrana d’argento. Erano 16 in origine, gli altri sono stati donati al Palazzo Pitti di Firenze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La nostra attenzione si concentra poi sue due poltrone verdi e dorate arricchite da una corona dorata. «Qui vi sedettero il re Vittorio Emanuele III e sua moglie, nel periodo in cui Brindisi fu Capitale d’Italia, tra il 1943 e il 1944 – ci spiega con orgoglio la guida -. I dettagli delle corone furono aggiunti proprio per questo importante incontro, che si tenne in una residenza di Taranto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulle pareti fanno poi mostra di sé diversi ritratti. Tra questi Biagio Accolti Gil, conte Palatino che fu anche sindaco di Conversano. «Questo invece è padre Michele – ci indica Bernardo -: nell’800 fu superiore della Compagnia dei Gesuiti in Oregon e valoroso missionario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di lui sappiamo che percorse due terzi del globo, vivendo per anni fra i selvaggi. Menzionato da tutta la stampa americana, a Vancouver studiò i dialetti delle popolazioni indigene, per trasferirsi poi a Santa Clara dove fondò un’università e la Società Storica della California.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma anche le donne Accolti non furono da meno. Tra le importanti religiose del monastero di San Benedetto troviamo Bernardina, Maria Saveria ed Aurora Accolti, l’ultima delle badesse nel 1810.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i ritratti più moderni notiamo infine una foto in bianco e nero incorniciata. «Si tratta di mio zio Biagio, detto Giò, architetto di fama internazionale – dichiara Bernardo -. Progettò in tutto il mondo ville, alberghi ed edifici pubblici, tra cui il Palazzo di Giustizia di Taranto. A lui è dedicato il lungo viale della Zona industriale di Bari. Purtroppo morì tragicamente in un incidente stradale nel 1981».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di lasciare il palazzo il proprietario ci racconta un curioso aneddoto. A Buriano, nelle campagne di Arezzo, c’è un ponte del 200 che riporta le scritte “Accolti” e “Chimienti”, le due famiglie che finanziarono l’opera. Bene, pare che quel cavalcavia sia lo stesso raffigurato alle spalle della Gioconda nel celebre dipinto di Leonardo da Vinci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Antonella Marangi)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Francesco Quarto - articolo di enorme interesse da archiviare insieme ad eventuali altri che narrano le vicende di casati cospicui della nostra terra. contributi non necessariamente encomiastici, agiografici o, peggio, adulatori. Barinedita continui a presentare e proporre storie di famiglie. Io personalmente ho conosciuto forse un paio di esponente di questa famiglia Accolti-Gil. Un giovane (allora !!!) docente di un liceo barese e, spero di non dire sciocchezze mnemoniche, il tiolare di una antica cartoleria sita tanti anni fa sui primi isolati di via Re David. Mi piacerebbe avere conferma! Complimenti e, in più, apprezzo il PLUS del corredo iconografico! Francesco Quarto
- Roberto - E' impressionante come le vicende delle casate d'Italia siano spesso ricche di aneddoti che rendono questo paese veramente piccolo. Anche Biagio ha avuto un ruolo non indifferente come sovrintendente della Banca d'Italia nella costruzione di edifici che sono rimasti come esempi dell'architettura eclettica nel primo '900. Pochi inoltre sanno della sua attività svolta anche nelle colonie tra Tripoli e la Cirenaica dove si possono ammirare i prodromi della architettura fascista. Proprio in sintesi di questi viaggi ha raccolto a Bari nel palazzo della banca d'Italia le maestranze che meglio lo avevano accompagnato in tutto il suo peregrinare, forse per creare, pur nella sobrietà imposta dai canoni bancari, un piccolo gioiello architettonico; forse il primo veramente suo.