C'è chi sogna sempre di tornare e chi si integra e cambia accento: sono i baresi al Nord
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martedì 9 ottobre 2018
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di Alessia Schiavone
Abbiamo dunque ascoltato entrambe le fazioni, dando vita a una simpatica "battaglia" tra chi rimpiange la propria terra e chi ha preferito starne alla larga per sempre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra la schiera dei "sudisti" c'è Giovanni, da quattro anni a Bologna. «Sono grato all'Emilia Romagna che ha permesso di realizzarmi a livello professionale - spiega il 31enne - ma a Bari ho tutto: i miei cari, le mie abitudini e i punti di ritrovo preferiti. Mi mancano tanto i lunghi pranzi della domenica, le passeggiate sul lungomare e i caffè con gli amici presi nel pomeriggio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il 44enne Vittorio, da 19 anni a Parma, la pensa diversamente dal suo “corregionale”. «Quella di insediarmi qui è stata un cosa voluta - racconta l'emigrato -. Da giovane fui assunto da una banca che dopo due anni e mezzo mi offrì la possibilità di scegliere: continuare a svolgere la mia mansione al Nord o vicino casa. Optai per la prima soluzione: ero in una zona d’Italia dove si viveva bene, l'ideale per crearsi una famiglia e dare un futuro ai propri figli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Già, il lavoro, la principale causa di tanti spostamenti. «È vero, nel Settentrione c'è meno disoccupazione - evidenzia il 35enne Francesco - ma dopo cinque anni passati a Milano e uno a Venezia devo dire che i ritmi sono massacranti e rimane pochissimo tempo da dedicare a se stessi. E al contrario di quanto si possa pensare, anche quassù esiste il problema "sfruttamento". In più l'ambiente in ufficio è decisamente più freddo: è difficile instaurare rapporti d'amicizia. Non è un caso se le persone con cui ho legato maggiormente sono meridionali».
Non è dello stesso avviso il 34enne "fuggitivo" Roberto, soddisfatto dei suoi otto anni passati nel capoluogo lombardo. «Tornare "alle origini" per me sarebbe un passo indietro - sottolinea -. Sono andato via da Bari per crescere professionalmente e anzi, se ne avessi l'opportunità, mi sposterei pure all'estero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Naturalmente conta anche la qualità della vita della città ospitante. «Questa metropoli lascia parecchio a desiderare - dichiara il 42enne Matteo, trapiantato a Milano da 15 anni -. L'aria è inquinata, lo stress è alle stelle e i prezzi sono alti: chi percepisce uno stipendio da dipendente pubblico fa fatica ad arrivare alla fine del mese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Io però amo l'ordine che regna in questa regione – ribatte il 44enne Giuseppe, anche lui nel capoluogo meneghino -. Bari è rimasta come 18 anni fa, quando l'ho lasciata: un luogo dove vige una continua lotta per la sopravvivenza. Prendiamo come esempio la Sanità: per una visita medica si è spesso costretti ad attendere per un'intera giornata all'ospedale, senza la certezza che alla fine venga effettuata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«E vogliamo parlare dell’efficienza dei mezzi di trasporto? – sottolinea la 26enne Angela, milanese d'adozione -. A Bari io al lavoro arriverei sempre in ritardo per la scarsa puntualità degli autobus. Qui invece si rispetta spesso l'orario e alle fermate c'è un cartello informativo che segnala eventuali tempi d'attesa. Per non parlare della metro: ne passa una ogni tre minuti e ti porta in ogni angolo della città, anche in periferia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E c’è chi è così entusiasta della nuova vita da cambiare anche il proprio modo di parlare. Uno di questi "traditori" è il 32enne Aldo, da tre anni all'ombra della Madonnina. «Capita di usare termini diversi, più usati da queste parti - precisa il ragazzo -. Per esempio al bar chiedo una "brioche" e non più un "cornetto" come facevo a casa. Ma è solo una questione di abitudini: è come quando vai in uno stato estero e ne assimili la lingua straniera».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La diatriba riguarda anche l'aspetto culturale. «A Milano puoi fare qualsiasi attività e ci sono eventi ogni giorno – afferma Roberto -. Insomma non ci si annoia mai». «E' una città di respiro internazionale - continua la 43enne "barese-lombarda" Mariella- ed è a un tiro di schioppo dal mondo». «Sotto questo aspetto è un posto a dir poco stimolante - ammette Matteo - ma io che amo la poesia ho trovato grosse difficoltà a inserirmi nei circoli letterari: sono elitari e chiusi alle persone comuni, cosa che non ho riscontrato a Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma da una parte c’è chi esalta il lavoro, l’efficienza dei trasporti e le attività culturali del Nord, dall’altra c’è chi rimpiange il clima, il basso costo della vita e la quotidianità meno stressante del Sud.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è però una cosa su cui tutti gli emigrati baresi sono d’accordo: la qualità del cibo. «Frutta e verdura non hanno lo stesso gusto di quando le compri dal contadino vicino casa - asserisce Matteo – qui del resto la spesa la puoi fare solo al supermercato». «Inutile girarci intorno - conclude Mariella - in Puglia tutto ha un altro sapore».
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Scritto da
Alessia Schiavone
Alessia Schiavone
I commenti
- enzo - concordo con quanto elegantemente scritto dall'articolista.