La storia di Makoto, il panettiere che ha aperto una focacceria altamurana a Tokyo
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mercoledì 17 maggio 2017
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di Pietro Marvulli
La sua è un'intuizione che parte da lontano. È il 1999 infatti quando visita per la prima volta la città murgiana, ospite di un suo connazionale sposato con una donna del posto. «In patria avevo già lavorato in diversi ristoranti - racconta via facebook Makoto in un ottimo italiano - ma i cibi altamurani rappresentavano per me una novità: così cominciai a studiarne le varie ricette, soprattutto quella legata alla lavorazione del pane».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il primo soggiorno dura appena una settimana: troppo poco per soddisfare i suoi desideri di conoscenza. Il nipponico decide così di tornare per due volte nella "Leonessa di Puglia", dove trascorre prima tre mesi e poi un anno intero. La lunga permanenza gli permette di fare esperienza a fianco di alcuni cuochi locali fin quando incontra Angelo (nella foto con Makoto), titolare di un panificio: è lui ad assumerlo nella sua attività e a insegnargli i segreti della preparazione di focaccia e pane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma l'intraprendenza dell'asiatico si esaurisce nel 2001: vinto dalla nostalgia torna infatti a casa, riponendo per un po' nel cassetto le nozioni apprese nei due anni precedenti. «In Giappone ripresi a lavorare in alcuni ristoranti italiani - prosegue Yamamoto - preparando con successo diversi piatti tipici del Mezzogiorno. Nel 2013 però mi convinsi a rispolverare gli insegnamenti acquisiti sulle Murge per aprire una negozio tutto mio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il luogo scelto dal panettiere per la sua nuova avventura commerciale è Shinjuku, pulsante quartiere di Tokyo colmo di grattacieli e sede della stazione ferroviaria più affollata del mondo. Le vetrine vengono presto riempite con pane, panzerotti, pizze e soprattutto focacce farcite con carciofi, funghi porcini, salsiccia e patate. Il tutto viene allestito usando semola rimacinata, lievito di birra, farina e olio extravergine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nome del locale? "Focacceria Altamura di Angelo e Makoto": un semplice omaggio al suo maestro altamurano che resta comunque fuori dalla gestione del neonato esercizio. Una sfida insomma, che all'inizio però sembra tutta in salita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Subito cominciai a vendere parecchia focaccia - sottolinea l'imprenditore - ma i clienti erano piuttosto diffidenti verso il pane di Altamura. I giapponesi infatti sono abituati a tipi di pane più morbido, come quello francese. Per convincere gli acquirenti decisi di raccontar loro volta per volta il processo di lavorazione della prelibatezza altamurana, offrendo alcuni assaggi: alla fine tutti rimasero meravigliati del suo straordinario sapore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi Makoto riesce a vendere fino a 30 chili di pane al giorno e rifornisce diversi ristoranti di Tokyo, ma non dimentica il suo insegnante d'oltreoceano. Una volta all’anno prende l'aereo e affronta un viaggio intercontinentale per riabbracciare Angelo e perchè no, anche per "estorcergli" qualche altro trucco culinario così da continuare a stupire la capitale del Sol Levante.
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Scritto da
Pietro Marvulli
Pietro Marvulli