di Angela Pacucci

Mille ostacoli e un sogno: quello di Tomas, ragazzo down iscritto all'Università
BARI – Sulla carta dovrebbe essere aperta a tutti e proprio per questo motivo è dotata di un apposito “ufficio disabilità” atto ad accogliere i diversamente abili che vogliono intraprendere un percorso di studi, ma nella realtà dei fatti l’Università di Bari non è ancora pronta per aiutare gli invalidi, perlomeno quelli gravi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così dopo avervi raccontato delle enormi difficoltà riscontrate da Emanuele, 34enne invalido psichico iscritto all'Ateneo barese, oggi vi parliamo di una storia ancora più al limite, quella del 24enne monopolitano Tomas Narracci, affetto dalla sindrome di down e al quale è stato riconosciuta una disabilità del 100%. Il giovane si è immatricolato nel settembre del 2016 per frequentare il corso di Scienze dei beni culturali, nonostante la sua sindrome che gli provoca un ritardo nella capacità cognitiva e nella crescita fisica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mio figlio ama studiare da sempre – ci spiega Angelica, la mamma di Tomas -. Per lui si è sempre trattato di uno sforzo enorme che però non gli ha mai tolto la voglia di imparare: tuttora visita spesso e volentieri chiese, musei e siti archeologici sparsi per le città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il problema però è che a differenza di quanto avviene nelle scuole, all’università manca un insegnante di sostegno. I disabili che intraprendono la carriera accademica sono infatti pochissimi e l'assunzione di un docente che segua solo due o tre studenti alla volta è vista come uno spreco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad aiutare gli immatricolati portatori di handicap ci sono altre figure volenterose ma sicuramente meno preparate: i tutor. Si tratta di studenti iscritti allo stesso ateneo e selezionati attraverso un apposito bando, al quale possono partecipare grosso modo tutti coloro che hanno meno di due anni fuori corso. Il loro compito è guidare i colleghi più sfortunati nel percorso formativo e in alcuni aspetti logistici come gli spostamenti all'interno della struttura e la fruizione delle biblioteche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I candidati vengono scelti quasi esclusivamente in base alla media dei loro voti: secondo le regole dell'ultimo concorso l'aver affiancato un invalido in passato è soltanto un requisito aggiuntivo. I criteri di selezione insomma sono abbastanza "morbidi", soprattutto se confrontati a quelli di qualche anno fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


“L’angelo custode” assegnato a Tomas è arrivato solo nel secondo semestre: si tratta del 23enne Stefano, iscritto al suo stesso dipartimento (nella foto i due giovani insieme). «Do il massimo per facilitare la sua vita - sottolinea Stefano - ma è un incarico che affronto senza alcuna capacità particolare nell'insegnamento. Nessuno di noi tutor ha ricevuto una formazione specifica per affrontare una responsabilità del genere: di regola al nostro posto dovrebbero esserci docenti di sostegno professionisti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Con lui ho però instaurato un bellissimo rapporto - evidenzia ancora il ragazzo - e ogni volta che gli spiego un concetto cerco di semplificare il più possibile i miei discorsi. Spesso riesce a captare le mie nozioni per associazione: per questo uso uno smartphone, in modo tale da mostrargli immagini e video che rendano più "limpidi" i ragionamenti effettuati insieme».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma il tutor fa quel che può, anche perché le esigenze di Tomas non si fermano certo al solo “sostegno”. «Per lui oltre a uno spazio dotato di attrezzature informatiche - sottolinea Angelica - sarebbe fondamentale poter seguire le lezioni in un posto meno confusionario rispetto alle chiassose aule del palazzo e soprattutto servirebbe un professore che riesca a parlare un linguaggio semplice: non sempre infatti capisce le domande che gli vengono poste».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutte richieste che difficilmente potranno mai essere soddisfatte. «Ma allora - chiosa Stefano – che serve tenere aperte le facoltà baresi ai disabili se non ci sono gli strumenti e le persone adatte per accoglierli?».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma Angelica non si dà per vinta e nonostante i mille ostacoli è decisa a far proseguire l'avventura universitaria al proprio figlio. «Il motivo della mia ostinazione è semplice - spiega la mamma -. Quando è finita la scuola, dove Tomas si divertiva ed era sempre a contatto con i compagni, il mio ragazzo ha rischiato di cadere in depressione. La situazione si è sbloccata quando ha visto la sorellina immatricolarsi: una decisione che ha voluto a tutti i costi imitare. Da allora ha ritrovato il vecchio entusiasmo che lo contraddistingueva e ora per me sarebbe impossibile negargli la possibilità di continuare gli studi. Anzi, lo aiuterò in tutti i modi per fargli raggiungere quel sogno chiamato laurea».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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