Modugno, "Torre Bella Mora": un edificio leggendario che rimanda al tempo dei corsari
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martedì 7 febbraio 2017
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di Domenico Andrea Schiuma
Ci sono ben tre versioni differenti che spiegano il nome di “bella mora”. La prima leggenda narra di una fanciulla bruna che innamoratasi di un saraceno andò incontro al ripudio da parte dei suoi concittadini modugnesi. Così la ragazza per scappare dagli insulti e le calunnie decise di rifugiarsi proprio in questa torre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La seconda storia ricorda invece che in questo edificio abitava un pastore. Mentre l’uomo faceva pascolare le sue pecore sul litorale di Santo Spirito, trovò sulla spiaggia una bambina aggrappata a una trave di legno di un veliero, scampata al naufragio di una nave saracena. Decise così di condurla nella sua casa per curarla e salvarle la vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine c’è un racconto dell'800 scritto da Nicola Bozzi e intitolato "La mora e la motta" che ha come protagonista il proprietario della Motta, l'antico castello di Modugno. Il nobile mise gli occhi su una sua bella concittadina che decise di rapire. Ma la ragazza riuscì a fuggire, non prima di uccidere il suo aguzzino. Per evitare l’arresto si andò così a nascondere nella torre e per non farsi riconoscere si dipinse il corpo di nero per assomigliare così a una ragazza turca e passare inosservata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutte le tre storie parlano quindi di una “bella” figura femminile, di volta in volta “mora” per il colore dei capelli, per la sua origine orientale o per il suo travestimento. Leggende in cui però persiste un comune denominatore: il riferimento all’Oriente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«C’è una ragione – ci spiega Michele Ventrella, direttore della Pro Loco modugnese -. L’edificio rappresentò probabilmente un riparo utile per nascondersi alla vista delle bande di corsari che arrivando dal mare entravano nei paesi razziando beni e sequestrando persone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In effetti dopo la morte di Bona Sforza avvenuta nel 1557, il barese entrò in una fase di grande confusione e fu oggetto di conquista da parte di turchi e saraceni. La popolazione cercava così posti sicuri dove andarsi a rifugiare per non diventare facile preda degli invasori. Fu per questo motivo che a partire dal 1563 gli Spagnoli (che nel frattempo avevano preso il potere), decisero di innalzare un grande sistema difensivo su tutta la costa attraverso una serie di torri di avvistamento alcune delle quali ancora esistenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a visitare la torre. Giungervi non è affatto semplice: del resto non c’è alcuna indicazione a guidare il visitatore. Dalla statale 96 in direzione Modugno è necessario prendere la provinciale 54 entrando così nella Zona Industriale. A quel punto si imbocca via dei Gladioli (che diventa via dei Fiordalisi) per girare dopo alcuni chilometri per via dell’Annunziata, strada che porta all'omonima chiesa rurale e si inserisce in quella contrada Misciano contraddistinta da antichi ipogei e masserie. La torre la si trova dopo qualche centinaio di metri sulla destra, parzialmente nascosta dalla vegetazione di Lama Balice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costituita da conci di pietra calcarea semilavorata, è formata da una parte più alta (circa sette o otto metri) a forma di parallelepipedo e un’altra più bassa che rivela un’entrata a forma di arco. Entrata però completamente chiusa da un blocco di pietre. La torre infatti non è accessibile: su tutte le sue pareti campeggia la scritta “pericolo di crollo” e attorno c’è anche una parvenza di recinzione. Sia in alto che in basso tra le pietre si intravedono alcune aperture, quelle che dovevano rappresentare finestre e accessi secondari, ma attraverso le quali è impossibile scorgere qualcosa all’interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma si tratta di un edificio completamente abbandonato. «Appartiene a un privato e quindi il Comune, anche se avesse i fondi per ristrutturarla, non può fare molto», sottolinea Ventrella. E così oggi la “mora” appare molto meno “bella”, pur sopravvissuta al passare dei secoli e alla razzie dei saraceni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Domenico Andrea Schiuma
Domenico Andrea Schiuma
I commenti
- Francesco - Molto interessante.