di Katia Moro

Bari, l'abbandono di Villa Rosa: ciò che resta dell'antica ed elegante San Girolamo
BARI – Se si percorre strada San Girolamo, nell’omonimo quartiere di Bari, non potrà passare inosservato un grande edificio color rosa pastello circondato da basse palazzine. Si tratta di Villa Rosa, una struttura fatta costruire nel 1950 dal facoltoso commerciante di abbigliamento Giovanni Mercoledisanto, ma ormai abbandonata da decenni. (Vedi foto galleria)

C’è stato infatti un tempo, intorno alla metà del secolo scorso, in cui al posto delle case popolari che si sono poi diffuse a San Girolamo, sorgevano in aperta campagna (e a due passi dal mare) numerosi eleganti edifici, fatti costruire dalla borghesia barese che proprio qui veniva a trascorrere le vacanze estive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di tutte quelle residenze però l’unica rimasta in piedi è proprio Villa Rosa, che però essendo disabitata è diventata negli anni una discarica a cielo aperto e rifugio per senzatetto. Tutta l’area è infatti dominata da calcinacci, vetri rotti ed erbacce e della grandiosità dell’edificio e del giardino è rimasto ben poco, se non un maestoso ma malandato leccio libanese che si trova alle sue spalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per questo c’è chi nel rione vorrebbe che la struttura fosse abbattuta. «Villa Rosa era la residenza più bella di San Girolamo – afferma il 60enne Nicola Cassano che da sempre abita nel rione –. Erano rinomati i suoi eleganti arredi, i pavimenti decorati, l’agrumeto e il campo da bocce. Si ricordano ancora le favolose feste che venivano continuamente organizzate al suo interno, con lunghe tavolate, pietanze prelibate e tanta musica. Ma oggi costituisce solo un inutile ingombro e fonte di problemi e andrebbe eliminata, consentendo l’allargamento della strada principale del quartiere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La villa si trova al civico 4 di strada San Girolamo e occupa un intero isolato con i suoi 4000 metri quadri di grandezza. L’area è circondata da spesse mura alte circa quattro metri, interrotte solo da un arrugginito e imbrattato cancello in ferro rosso, su cui spiccano le sagome delle lettere che compongono la dicitura “Villa Rosa”, con le iniziali del nome del proprietario “G.M.”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le stesse iniziali di uno degli eredi a cui oggi appartiene la villa: il 67enne  Giovanni Mercoledisanto, che ci ha portato alla scoperta della vecchia dimora. Lui è il nipote del fondatore dell’edificio e ricorda con nostalgia gli anni in cui il nonno lo portava assieme a nonna, madre, zie e 12 cugini a soggiornare tutti insieme da giugno a settembre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una tradizione che si è interrotta vent’anni fa, nel 1986, quando in seguito alla morte dei proprietari, si sono scatenate controversie tra gli eredi che hanno portato all’abbandono di Villa Rosa. Da allora il luogo è diventato un rifugio per senzatetto (anche di alcuni albanesi che sbarcarono a Bari nel 1991)  preda di vandali che l’hanno defraudato di ogni più piccolo oggetto di arredamento, compresi tutti gli infissi e le porte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Oggi varcato il cancello ci si imbatte in un “muro” di alta e selvaggia erba e margherite giganti che a fatica concedono il cammino. «Immaginate che qui prima c’era un lungo viale alberato con enormi pini che conduceva all’ingresso. Tutti gli alberi sono stati bruciati e non è rimasto più nulla», ci spiega Giovanni. L’edificio è suddiviso in un pian terreno con due ingressi e un piano superiore con ampia balconata sormontata da un frontone scandito da 12 cerchi ornamentali bianchi su cui si innesta una svettante e imponente torre che esibisce la sua intitolazione a caratteri cubitali: “Villa Rosa”, omaggio alla moglie del proprietario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facendoci largo tra i rifiuti scorgiamo al pian terreno l’ampio salone con soffitto ligneo a cassettoni e formelle decorative con volti umani lungo le mura. Di qui si accede all’ampia cucina con volta a botte, fatta letteralmente a pezzi in ogni suo elemento e con i rami degli alberi che invadono la stanza attraverso la finestra. Due rampe di scale conducono al piano superiore che ospitava le numerose camere da letto con bagni, oggi sconquassati, nelle quali sono ancora visibili frammenti di affreschi e pavimenti decorati occupati però oramai solo da vecchi e sporchi materassi disseminati ovunque, testimonianza del ruolo di rifugio di fortuna a cui ora la villa è adibita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un’altra rampa di scale ci conduce alla torre superiore che racchiudeva le stanze adibite agli ospiti, alle quali si accede attraverso una scaletta esterna in ferro, oramai arrugginito. Gli ambienti sono interamente circondati da finestre dalle quali, così come dal terrazzo circostante, è possibile dominare tutto il quartiere. Tornati al pian terreno scopriamo che la parte posteriore del giardino nasconde una grande fontana in pietra, la struttura oramai disadorna di un pergolato e anche la casetta del custode che aveva il compito di occuparsi dell’ampio orto e agrumeto da cui tutta la famiglia si riforniva e che oggi è solo in minima parte ancora visibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è possibile che non si possa rimettere in sesto questa “magione”? -. «La dimora è talmente vasta  e malmessa che richiederebbe un investimento improponibile per noi oggi – ci risponde Giovanni -. In più l’edificio, le mura e il leccio sono stati sottoposti a vincolo dalla Soprintendenza, per cui nessuno dei tre elementi può essere demolito, né messo in vendita. Non ci resta che ricordare con nostalgia e tristezza Villa Rosa, un luogo che versa sì in pessime condizioni, ma che un tempo fu teatro di benessere e serenità». 

(Vedi galleria fotografica)


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  • Andrea - E' davvero un peccato, ma a Bari è così. Frase che troppo spesso viene sentita o detta dalle nostre parti. Se il comune di Bari ci favorisse, ci sarebbero degli imprenditori disposti a prendere in mano la struttura, ristrutturandola mantenendone lo stile, riportandola alla bellezza di un tempo e a gestirla come un'attività di ristorazione. Questo però con il supporto/appoggio dell'amministrazione.


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