di Gabriella Quercia

Viaggio all'interno del dimenticato Palazzo del Sedile: veglia su Bari da 550 anni
BARI – Da ben 550 anni veglia su piazza Mercantile, all’entrata della città vecchia di Bari. E’ il maestoso Palazzo del Sedile, edificato nel XV secolo e luogo in cui per secoli si è riunito il governo cittadino. Un edificio però che nel tempo ha subito non pochi cambiamenti: da sede comunale e civica infatti nel 1804 (causa lo spostamento del Municipio) diventò teatro, fino al 1835 però, anno in cui venne chiuso (per la minaccia di un imminente crollo) e venduto per buona parte ai privati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così negli ultimi 180 anni il Sedile è stato smembrato per ospitare non solo appartamenti (attualmente inutilizzati), ma anche esercizi commerciali quali una fabbrica di materassi e ultimamente un temporary shop e un bar. Di comunale è rimasta solo la torre campanaria. Tutto ciò ha reso il palazzo inaccessibile ai baresi, che lo possono ammirare solo dall’esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi però qualche giorno fa siamo riusciti a entrarci grazie a una eccezionale visita guidata organizzata dalla delegazione barese del Fai, il Fondo ambiente italiano: un appuntamento più unico che raro a cui non potevamo mancare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo è il nostro racconto (vedi anche foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci troviamo in piazza Mercantile, davanti a noi si erge il Palazzo del Sedile con il suo alto campanile e il suo antico orologio. Sull’edificio ci sono tre stemmi, di cui uno centrale e più grande raffigurante un’aquila. L’edificio è su tre livelli e l’ultimo si presenta con un’armoniosa loggetta ad archi nella quale distinguiamo tre pilastri sui quali poggia un architrave decorato da triglifi sulle quale è sistemata una balaustra con dei busti ornamentali. A chiudere il loggiato tre piccoli balconcini bianchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Tutto il loggiato è costruito in tufo ed è un perfetto esempio di Rococò napoletano - spiega Mimma Pasculli, docente di Storia dell’Università di Bari che ci fa da cicerone -. Proprio alla moda partenopea si rifanno i quattro busti tipici dei palazzi nobiliari napoletani. Sono delle statue bifronti: sembrano volti ma sono in realtà vasi di fiori. Il loggiato risale al 1722 e fu voluto dal mercante ferrarese Stefano Fabbri che acquistò dal Comune questa parte del Palazzo per rifarla secondo i suoi gusti. Attualmente è ancora privato e non visitabile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al piano terra sono invece presenti alcuni locali appartenenti anch’esso a un privato, chiusi da grandi portoni in legno. Riusciamo a entrarci: si tratta di due vani con alte volte a crociera entrambi vuoti. Sui muri notiamo scritte in stampatello che contrastano con il vecchio tufo divorato dal tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per visitare il primo piano dobbiamo ora necessariamente spostarci sulla sinistra per accedere da una piccolissima porticina marrone. Saliamo a fatica una decina di gradoni alti e bianchi che ci conducono agli interni del palazzo, anch’essi totalmente vuoti e usurati dal tempo. L’aria pungente dell’esterno impatta con l’odore stantio dell’ambiente umido e desolato. Nel primo vano alcuni muri sono stati intonacati, mal celando comunque l’usura secolare. Qui è dove si svolgevano le funzioni governative e dove per pochi anni fu allestito il teatro. La prima finestra illumina l’interno ed è stata sbarrata con due aste di ferro visibilmente arrugginite. Da dietro i vetri polverosi riusciamo ad abbracciare con un solo sguardo l’intera piazza Mercantile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Nel 1840 il grande vano fu diviso in quattro più piccoli – spiega Rossella Ressa, presidente del Fai – e furono realizzati dei controsoffitti in cemento con dei buchi attraverso i quali, solo se si è dotati di torcette, è possibile intravedere la volta a crociera del salone che contribuiva a creare un effetto cupola. Questi buchi sono stati aperti per far sì che circolasse l’aria e non si creasse umidità. Su quelle pareti c’erano anche delle tracce di alcuni affreschi, ma non sono mai stati recuperati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel locale adiacente, con un’altra finestra sbarrata, questa volta i flebili raggi di luce mortificano ancor di più i muri letteralmente divorati dal tempo. La malinconia del posto sembra non conservare nulla degli antichi editti e delle risate del pubblico. Addirittura, dove un tempo probabilmente sorgeva il palcoscenico, troviamo ammucchiati resti di calcinacci e intonaco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ ora il momento di andare a visitare l’antico orologio, uno degli 8 orologi da torre di Bari. Per arrivarci dobbiamo ripercorrere scale simili a quelle precedenti, se non fosse che la struttura a chiocciola le rende più anguste e impraticabili. Siamo su e qui l’orologiaio Domenico Mongelli, che si occupa della manutenzione, ci illustra il funzionamento degli ingranaggi che sono davanti ai nostri occhi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L’orologio originale è però fermo – avvisa Mongelli - perché farlo funzionare sarebbe davvero troppo costoso. È munito di un meccanismo a contrappeso: per muovere le lancette ci sono due corde di acciaio ognuna con un peso di 50 kg. Fino a qualche anno fa operava in questo modo e io venivo ogni 24 ore per controllarlo e ricaricarlo, pendolo compreso. Adesso invece sia l’orologio che il pendolo sono stati sostituiti da cassettine elettroniche, più economiche ma sicuramente meno straordinarie di queste ruote dentate storiche e eterne».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’orologio, il primo in Puglia a suonare le ore e i quarti, fu costruito nel 1604 assieme al campanile in cui è ospitato, dopo che un evento tragico aveva distrutto quasi del tutto il Palazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Nel 1601 un piccolo incendio divampò in un edificio in piazza Mercantile – spiega la Pasculli – ma il forte vento sospinse le fiamme fino a un deposito di armi e polvere da sparo, collocato sempre sulla piazza. Ci fu una grossa esplosione che causò la morte di 60 persone e la distruzione del Sedile. L’allora amministrazione cittadina però non si perse d’animo e lo ricostruì, aggiungendovi sull’avancorpo sinistro anche l’attuale bellissima torre campanaria, fino ad allora inesistente, sulla quale fu inserito l’orologio». Che 400 anni dopo è ancora lì, un po' dimenticato, a indicare l’ora ai baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Katia Moro)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Gabriella Quercia
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  • Daniele - Fantastica opportunità! Solo una domanda: ma sulla loggia non si poteva andare? Ho sempre sognato di affacciarmi da lì! E poi non era possibile scattare foto alla piazza dall'alto? Non ce n'è neanche una :( Comunque i vostri servizi rimangono davvero affascinanti, direi...inediti! :D
  • BARINEDITA - Salve Daniele. Allora no, nella loggia non si poteva andare perchè appartiene a privati da cui non si è avuto il permesso per accedere. E quello era l'unico punto in cui si sarebbe potuto scattare una foto dall'alto. Purtroppo quel palazzo è stato diviso tra mille proprietari. Grazie ancora per i complimenti, ci continui a seguire! a presto.


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