di Alessandra Ferri

Vito Maurogiovanni: «Mio padre, colui che diede dignità al dialetto barese»
BARI - Ha cantato le tradizioni di una città tanto bella quanto sottovalutata attraverso drammi teatrali e libri di viaggio in lingua dialettale, restituendo dignità letteraria e profondità al vernacolo barese fino a quel momento utilizzato solo per fini comici e dunque ridicolizzato. Parliamo dello scrittore Vito Maurogiovanni (nell’immagine), nato a Bari nel 1924 e spentosi nella sua amata città nel 2009. Tra le sue opere in dialetto ricordiamo  “La passione di Cristo” e “Puglia”, ma l’autore ha anche pubblicato poesie e romanzi in italiano, tra cui  “Eravamo tutti Balilla” e “Come eravamo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per saperne di più su Maurogiovanni, abbiamo parlato con la figlia Elvira, ora 61enne, secondogenita dell’autore e attualmente professoressa di Lettere in una scuola media di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo dall’inizio, da quel bar più di una volta descritto nelle opere di suo padre.

Sì, si chiamava “Nott’e giorn”, perché era sempre aperto. Si trovava in via De Rossi ed era di proprietà di mio nonno. Lo frequentavano soprattutto persone comuni, artigiani, commercianti e ferrovieri che smontavano di notte, ma ogni tanto si affacciava anche qualche  giornalista o attore, come Riccardo Cucciolla e Silvio Noto. Nelle sue opere mio padre ne parla come uno spazio vitale: lui praticamente durante la sua infanzia e adolescenza visse lì, con i suoi fratelli. E ha sempre affermato di essere stato invogliato nella scrittura proprio dal clima che si venne a creare in quel bar, che purtroppo però poi chiuse definitivamente nel 1939.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E che fa una volta chiuso il locale?

Si diploma al magistrale e parallelamente agli studi universitari comincia a lavorare presso il Set, l’attuale Telecom, dove poi intraprende una importante carriera amministrativa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pertanto non si è dedicato sempre e solo alla scrittura…
 
Scrivere non è stata certo la sua sola occupazione. All’inizio riuscì a lavorare e a scrivere contemporaneamente, fin quando nel 1964 riuscì ad andare in pensione (giovanissimo) e potè dedicarsi al giornalismo, al teatro e alla letteratura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima però fece in modo di collaborare, tra l’altro, con Radio Bari e anche con la Rai.

Collaborò con Radio Bari durante l’occupazione. Nel 1943 fu ferito durante l’eccidio in via Niccolò dell’Arca, evento che ha poi raccontato in “Eravamo tutti Balilla”. Con la Rai nel 1957 divenne lo sceneggiatore della “Caravella”, una trasmissione domenicale, nella quale inserì i personaggi di Colino e Marietta, che erano già conosciuti in quanto protagonisti di rappresentazioni radiofoniche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Parliamo di teatro e letturatura. La sua prima opera fu il dramma “U Café Antic”, in cui fa largo uso del dialetto, dandogli spessore e importanza…

Mio padre ha sempre lavorato per dare dignità letteraria, sacra e umana al dialetto. Scrisse infatti in vernacolo barese sia commedie che drammi: non voleva che si continuasse a ridicolizzare quella che per lui era una vera e propria lingua. Tradusse in dialetto persino delle laudi religiose, risalenti al XV e al XVI secolo e le rappresentò. Tra queste “La passione di Cristo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi se dovessimo seguire il suo esempio non dovremmo vergognarci di parlare in dialetto…

Noi ci vergogniamo delle nostre radici, cosa che non accade in altre regioni italiane, dove si è più fieri della propria antica lingua. Questo strano fenomeno potrebbe derivare dalle varie “caricature” a cui il nostro dialetto è stato sottoposto nei decenni e alla sua scarsa tradizione letteraria o forse dal fatto che non lo abbiamo difeso abbastanza. Questa situazione è poi degenerata al punto che, in certi casi, si utilizza il dialetto solo per esprimere volgarità o arroganza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci sulla sua vita privata, che può dirci del rapporto tra lui e voi figlie?

Intanto va detto che mio padre era molto presente nella mia vita e in quella di mia sorella maggiore, Celeste. Credo anche che si sia ispirato a noi nella stesura di certi passi. Poi, quando sono nati i nipotini è stato sempre molto attento a loro, gli dedicava molto del suo tempo. D’altronde avevano una passione comune: i dolci. Mio padre era molto goloso: usciva spesso per comprarsi il gelato e aveva sempre le tasche piene di caramelle e cioccolatini. Quindi i bambini andavano da lui sempre sicuri di trovare dolciumi che invece erano vietati da noi genitori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che tipo era suo padre?

Era molto socievole e scherzoso, e parlava con tutti, dal benzinaio, che tutt’oggi lo ricorda, ai negozianti. Infatti al suo funerale si presentarono centinaia di persone, dal sindaco alle persone più comuni, con le quali era sempre stato molto cordiale. Talvolta faceva della gente che incontrava personaggi delle sue opere. Aveva questa caratteristica di estrema socievolezza, che ritrovo nel tipico anziano barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bari gli ha dedicato anche una piazza nel centro storico.

Sì e la piazza si trova in una posizione che gli sarebbe molto piaciuta. È infatti situata tra il mare e la basilica di San Nicola, lì dove un tempo (fino al 1938) si trovava la chiesa di Santa Maria del Porto, detta anche Santa Maria della Portella, proprio dove mia nonna andava sempre a pregare.


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  • luigi - Articolo meraviglioso.
  • carlo de nitti - I testi di Vito Maurogiovanni andrebbero letti e recitati nelle scuole di questa città. Sarebbe bello - lo dico da uomo di scuola - che la Città Metropolitana pensasse ad un progetto ad hoc finanziandolo: per coltivare la memoria storica della città.
  • Genny - Ho avuto il piacere di avere Elvira Maurogiovanni come docente di storia e storia dell'arte al liceo. Ci parlava già allora dei testi di suo padre, con autorevolezza e umiltà. Sono stata alla camera ardenta dello scrittore. E' stata una perdita per la città di Bari, ma le sue opere fortunatamente restano.
  • Enrico Saraco - Ho avuto l'onore, e il piacere di avere come docente di italiano, storia presso la casa circondariale di Bari, la prof Elvira Maurogiovanni. Io penso che il poeta scrittore Vito Maurogiovanni faccia parte dell'immenso patrimonio storico culturale di tutto il nostro Mezzogiorno italiano.
  • paolo Andriani - Io invece ho avuto lenorme onore dipoter ascoltare le sue storie dalla sua viva voce e la doppia fortuna di averlo come amico della famiglia di mia madre, nonché assiduo corteggiatore di mia zia Maria.... Ogni volta che ripenso a lui è un po' come se mancasse un parente stretto....


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