di Eva Signorile

Calcio femminile: giocare tra i pregiudizi di uomini e genitori
BARI - A Bari c’è l’unica scuola di calcio femminile pugliese, quella della società Pink Sport Time, una realtà sportiva in crescita che vede impegnate una settantina di tesserate fra “pulcini”, “primavera” e prima squadra. Domenica 7 ottobre si è inaugurato il campionato di A2 e abbiamo seguito la Pink sul terreno di gioco: il campo comunale “S. Diomede” del quartiere San Paolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alle 15, orario di inizio dell’incontro tra la Pink e le ragazze del Foligno, sugli spalti il pubblico è risicato. Colpisce il numero di donne tra le tifose: sono molte di più rispetto alla componente maschile. Il pubblico è più composto rispetto a quello che normalmente segue le partite di calcio maschili, ma le urla di incitamento non mancano e crescono con il trascorrere del tempo, quando il pressing delle “Pink”si fa sempre più insistente, fino a portarle a una meritata vittoria di 1-0, a una manciata di minuti dal termine della partita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un tifoso urla «Che brutta!» a una giocatrice del Foligno che ha avuto la sventura di dover recuperare una palla rotolata a bordo campo, un altro si lascia sfuggire qualche apprezzamento sul seno di una calciatrice. Deve aver fatto un volo di fantasia: immaginare le forme delle ragazze al di sotto della castigata divisa è infatti difficile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Qualche pregiudizio nei confronti del calcio femminile effettivamente c’è», afferma Maria Lucia De Giglio, in campo col numero 9 e da tutti conosciuta come “Malu”. Le fa eco Giulia Picone, centrocampista n.8: «I pregiudizi, quando raccontiamo di far parte di una squadra di calcio, sono sempre maschili».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Per i “maschi” – dice ancora Malu – il calcio femminile non è “vero calcio”». «Il calcio delle donne – spiega un giovanissimo spettatore – è troppo delicato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per Stefania Longo, in campo col numero 5, non ci sono grosse differenze: «Quando gioco, io non sento nulla: penso solo a far bene e il calcio femminile è del tutto uguale a quello maschile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stefania, che oltre a giocare studia e lavora, racconta che sua madre avrebbe preferito per lei uno sport più “femminile” «tipo la pallavolo». Malu, invece, per il calcio ha abbandonato il tennis, scelta non condivisa dal padre, che ha smesso di accompagnarla alle partite. Ma i genitori, anche se a distanza, continuano a seguire le figlie e a gioire dei successi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Colpisce che l’idolo di riferimento sia spesso un calciatore e non una calciatrice: Alex Del Piero per la juventina Stefania e per Giulia Picone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima partita del campionato è scivolata via bene: le ragazze hanno mostrato grinta e determinazione: Prossima tappa: domenica a Roma. 


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