di Ilaria Milella

Pinacoteca di Bari, restaurate cinque pale del Polittico Vivarini
BARI - Verrà presentato il 1° marzo nella Pinacoteca provinciale di Bari, il restauro del Polittico Vivarini (vedi foto galleria), opera su legno del 1467,  appartenente alla scuola veneta. Abbiamo parlato dell’opera con Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di tutto, cos'è un Polittico?

È un insieme di tavole dipinte, o su legno o su tela, successivamente incastonati in cornici dorate. I polittici completi sono formati da due registri, nel primo si trovano in genere tavole di dimensione rettangolare, nel secondo invece hanno una forma quadrata. Anche il Polittico del Vivarini corrisponde a questi paramentri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa ha interessato il restauro?

Ha riguardato cinque delle nove pale del Polittico, quelle che si trovano nella Pinacoteca di Bari. Raffigurano l’Imago Pietatis (il Cristo Morto), San Francesco, San Ludovico, Sant'Antonio e Il Battista. Del polittico originario sono sopravvissute altre tre pale, che non fanno parte della collezione della Pinacoteca ma sono collocate presso l'episcopio del museo diocesano. Mentre la nona pala, quella centrale, risulta dispersa.  

Ci parli dell'autore, chi era Antonio Vivarini?

Il Vivarini era un autore veneziano, aveva una bottega famigliare dove lavorava con il fratello Bartolomeo, il nipote Alvise e il cognato Giovanni d'Alemagna. Era un artista molto rinomato, troviamo i suoi lavori anche nella Cappella degli Eremitani a Padova. Ed era molto “conservatore”, influenzato dallo stile tardogotico.  

Qual è invece la storia del Polittico?

Il lavoro fu commissionato da una famiglia bergamasca: il Polittico infatti proviene dalla Chiesa di Santa Maria Vetere di Andria. Solo nel 1891, un decreto ministeriale impose il trasferimento di parte dell’opera (per conservarla meglio) presso il Museo Archeologico di Bari, che all’epoca si trovava nel palazzo dell’Ateneo. Le tavole del Vivarini furono successivamente trasferite nell’attuale Pinacoteca Provinciale, creata nel 1935. 


Parliamo del restauro.

Il Polittico è stato consolidato e disinfestato dai tarli, visto che qui si tratta di legno. La parte più complessa ha riguardato la pala raffigurante il Cristo Morto, che presentava una ridipintura settecentesca che la rendeva molto scura, stranamente lasciata immodificata durante il precedente restauro. Poi abbiamo trovato le “solite cose”: la vernice s'era ingrigita, c’erano tracce di escrementi e piccoli distaccamenti di colore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chi ha commissionato i lavori?

L'ultimo restauro effettuato sul dipinto era relativamente recente, risaliva al 1964. Nel 2012 però la casa di moda Prada contattò varie istituzioni culturali perchè in occasione dell'apertura del loro punto vendita a Bari, avvenuto lo scorso giugno, desideravano donare alla città il restauro di un'opera d'arte. Tra tutti i progetti candidati fu selezionato il Vivarini. 

Perchè Prada ha scelto proprio il Polittico?

Per il nome di Vivarini, senza dubbio quello un autore rinomato e importante. Dal punto di vista mediatico è stato più produttivo finanziare il restauro di una sua opera rispetto a quella di un autore minore. Ma la scelta forse potrebbe essere stata dettata anche dalla spiccata bellezza del Polittico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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