di Rossella Verroca

A Barletta l'unica scultura al mondo che ritrae il "fanciullo di Puglia": Federico II
BARLETTA – Nel museo civico del Castello svevo di Barletta si trova un busto in pietra calcarea, con qualche graffio qua e là e privo di naso e braccia. Si tratta di un’opera apparentemente anonima ma in realtà di grande importanza: è infatti l’unica scultura al mondo che ritrae il celebre Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero nel 1200 e fautore della costruzione del Castel del Monte. Un piccolo tesoro oggi simbolo del capoluogo della Bat la cui storia merita di essere raccontata. (Vedi foto galleria)

«La scultura fu ritrovata negli anni 30 del secolo scorso da don Peppuccio Damato, un sacerdote locale - ci dice Michele Cantatore, presidente dell'associazione culturale Aufidus -. La notò casualmente sulla sommità di un'arcata della masseria Fasòli, struttura che sorge nelle campagne tra Barletta e Canosa di Puglia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il prete così si fece prestare una scala dal padrone della tenuta e recuperò il misterioso ornamento. Fu quindi in grado di leggere da vicino l'epigrafe latina incisa in maiuscolo sulla sua base: Div I Cae, una scritta che interpretò subito come un riferimento al "Divino Federico Imperatore". La traduzione indusse il proprietario del podere a donare la statua alla città della Disfida in modo che tutti gli abitanti potessero ammirarla liberamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le conclusioni tratte dal parroco non convinsero però subito tutti i critici dell'arte. I dubbi si concentravano sulla corona d'alloro, sulla toga drappeggiata e sulla fibula sulla spalla adornata dall'iscrizione "S.P.Q.R.": tutti dettagli che secondo gli scettici dell'epoca potevano essere ricondotti a un qualsiasi imperatore dell'Antica Roma, non solo a Federico II. Nei decenni successivi comunque la stragrande maggioranza degli studiosi confermò la tesi del prelato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I profondi solchi della tunica, la corona di alloro che ricade sulla spalla ed i capelli terminanti a ricciolo sono infatti tratti artistici tipici del gotico del 1200. In più il busto risulta segnato da rughe di espressione su fronte, naso, collo e occhi: elementi che un artista è in grado di riprodurre solo seguendo un modello reale che ha di fronte, non certo immaginando il soggetto da rappresentare (come poteva essere il caso dei defunti sovrani dell'Impero).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Federico II peraltro durante il suo dominio pugliese emanò un editto che più o meno recitava così: “È severamente vietato a tutti i sudditi di farsi riprodurre in qualsiasi modo e forma. Pena la riduzione dell’altezza”. In pratica un modo alternativo per indicare la pena capitale. Dunque il volto dovrebbe essere necessariamente quello del "fanciullo di Puglia", l’unica altezza (reale) consentita ed inviolabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Soltanto negli ultimi anni è emersa una voce fuori dal coro: è quella Luigi Todisco, docente di Architettura classica dell'Università di Bari. Il professore nel 2011 ha pubblicato un saggio a riguardo affermando che l'effigie sarebbe stata realizzata in stile rinascimentale e raffigurerebbe Giulio Cesare: l'epigrafe andrebbe quindi integrata come Divi Iuli Caesar. A rinforzare le sue idee ci sarebbero le grandi somiglianze tra la statua del Museo civico e quelle di Giulio Cesare esposte in due musei di Torino e Berlino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma la disputa è destinata a protrarsi per altri decenni. Ad ogni modo il busto rimane un affascinante gioiello per i barlettani, orgogliosi di quello che rimane un emblema del glorioso periodo federiciano in Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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