di Francesco Sblendorio - foto Sabino Scianatico

Bari: la storia della chiesa di Santo Spirito, nata per riunire i fedeli e "combattere" i massoni
BARI – Troppo sparpagliato il popolo di Dio e troppi massoni in giro. Furono queste le motivazioni che spinsero a metà dell’800 le autorità religiose a chiedere la costruzione di una chiesa parrocchiale a Santo Spirito, quella che oggi si erge su via Napoli, dedicata, naturalmente, allo Spirito Santo. (Vedi foto galleria)

Un tempio cattolico rimasto, da allora, l’unico presente nel rione più a nord di Bari (se si esclude la chiesetta dell’Assunzione a Santo Spiriticchio aperta solo d’estate) e per questo diventato un simbolo dell’ex marina di Bitonto, anche grazie alle sue due caratteristiche torri campanarie gemelle che si scorgono dall’Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Portata a termine nel 1852, fu voluta per riunire i fedeli che si dividevano tra le varie cappelle delle ville private, ma anche per “combattere” le simpatie massoniche (e quindi anticattoliche) che aleggiavano nel borgo. Del resto nel 1848 fu proprio un’elegante dimora di Santo Spirito, Villa Cioffrese, a ospitare una riunione di oppositori della monarchia borbonica, in gran parte massoni e carbonari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Urgeva dunque un punto di riferimento cristiano per l’intera comunità, visto anche l’incremento demografico ed edilizio del luogo. E così nel 1833 un’apposita commissione diocesana dette il via libera alla costruzione della parrocchia che, ironia della sorte, venne edificata sulla proprietà acquistata dagli eredi di un antico massone, Teodoro Saracino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Compreso tra la cala del porto e la strada che collegava Bari a Giovinazzo, il terreno su cui sorse la chiesa era anche noto come “tufara”, poiché situato in una depressione del suolo tufaceo che ancora oggi caratterizza il centro di Santo Spirito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I lavori furono affidati al giovane architetto Angelo Michele Calia, che pose la prima pietra il 17 aprile 1843, ma la cui morte prematura gli impedì di vedere realizzato il suo progetto. Gli subentrò il più esperto Luigi Castellucci che concluse la costruzione nel 1852. La consacrazione avvenne il 7 novembre di quell’anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi la chiesa (posta su Via Napoli, di fronte a via Garibaldi) si presenta con la sua facciata color crema suddivisa verticalmente in due livelli e orizzontalmente in tre parti, di cui quella centrale leggermente prospiciente rispetto alle due laterali, caratterizzate a loro volta da una meridiana e da un orologio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«È questo il risultato dei lavori eseguiti tra il 1954 e il 1956, voluti dal decano dei sacerdoti santospiritesi, don Leonardo Piglionica, in carica dal 1935 al 1983 – ci rivela il parroco della chiesa, don Fabio Campione –. I volumi dell’edificio infatti all’epoca furono praticamente raddoppiati, allungandosi fino a raggiungere la strada parallela a via Napoli, via Fiume».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Vi vennero anche aggiunte le odierne ali laterali, il tutto senza modificare lo stile della costruzione ottocentesca – spiega Vincenzo Colonna, presidente della Proloco –. In quell’occasione la facciata fu rimodernata e l’originario campanile a vela sostituito con i due torrini gemelli. La campana invece, seppur rifatta, è identica a quella ottocentesca donata dal re Ferdinando II di Borbone. C’è da dire che dopo il 2000 la chiesa ha subito nuovi interventi sulla cupola, con la sostituzione dello scheletro in canne di bambù con uno in canne di fibra di carbonio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di entrare una curiosità. La chiesa dello Spirito Santo è “dotata” di un cinema: si tratta del Piccolo, aperto nel 1999 in via Giannone. Con le sue 144 poltroncine blu, rappresenta una delle pochissime sale d’essai rimaste a Bari e propone oltre alla programmazione ordinaria anche cineforum per le scuole a cui si aggiungono frequenti concerti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varchiamo ora la soglia del tempio per andare ad ammirarne l’interno. È a croce greca, scandito da massicci pilastri che reggono ampie arcate in grado di definire le campate sotto le quali si dispongono i banchi per i fedeli. Lo spazio in cui si entra subito dopo aver varcato uno dei tre portali di ingresso è leggermente più stretto rispetto a quello susseguente, dotato appunto delle ali realizzate a metà del 900.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In fondo si trova l’altare, in pietra levigata, impreziosito da una pala raffigurante la discesa dello Spirito Santo sulla Vergine e gli Apostoli, opera del pittore Francesco Spinelli e datata 1870 circa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre ai lati, sono poste altre due cattedre sormontate da altrettante nicchie, all’interno delle quali sono poste le statue del Sacro Cuore di Gesù e soprattutto del Santissimo Nome di Maria Immacolata, patrona del borgo. Perché Santo Spirito, pur essendo ormai da più di cinquant’anni un quartiere di Bari, continua a seguire tradizioni diverse da quelle della “città”, vantando una protettrice diversa dal “barese” San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così a fine agosto la scultura in legno ammantata di azzurro viene portata in processione dai marinai fino a uno dei pescherecci della locale flotta, rinnovando un secolare rito che avviene sotto la “benedizione” della chiesa dedicata allo Spirito Santo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Manlio chieppa - Ne ha scritto molto più dettagliatamente e precisamente il discendente dell'arch.Castellucci nonché mio figlio l'architetto cristiano Chieppa nel volume Luigi Castellucci e l'architettura dell'Ottocento in terra di bari. Schena ed. 2006 con documenti storici inappuntabili e ricordi di famiglia. Il Castellucci dimorava nella sua villa al.n1 sulla Nazionale di s.spirito angolo via Capitaneo dove morì nel 1878.
  • BARINEDITA - Beh certo Manlio, un intero libro sarà sicuramente più dettagliato di un singolo articolo.


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