di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati

Teschi, cimiteri murati, bimbi morti: è l'inquietante chiesa del Purgatorio di Modugno
MODUGNO – È decorata con effigi di teschi e anime in preghiera tra le fiamme, fu testimone della morte di alcuni bambini e nei suoi sotterranei nasconde un ossario con centinaia di resti umani. Stiamo parlando dell’inquietante Santa Maria del Suffragio, detta comunemente Chiesa del Purgatorio, santuario del 1639 che sorge alla fine della centralissima piazza Sedile di Modugno, paese in provincia di Bari. (Vedi foto galleria)

Il tempio, leggermente sopraelevato su un sagrato, si presenta con una semplice facciata in tufo segnata da un grande ingresso ad arco e sormontata da un timpano triangolare. Basta però avvicinarsi di qualche passo per notare i primi simboli che rimandano alla “nera mietitrice”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sul cancello in ferro che protegge un pronao in stile neoclassico, ecco infatti due grandi teschi che “invitano” i fedeli ad entrare. Sul lato sinistro si trova invece un bassorilievo con la raffigurazione delle anime del Purgatorio: sono poste in una coppa di fuoco e al di sopra di un cranio che reca il monito Quod sim vide (“Guarda ciò che sono”).  Le stesse anime sono presenti in un altro stemma che include la Madonna con Bambino e un cupo mascherone apotropaico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di immagini che rimandano al Concilio di Trento del 500, sinodo in cui venne decretata l’esistenza del Purgatorio. Una “decisione” che portò alla realizzazione di chiese con tale nome, caratterizzate tutte da tetri ornamenti, presenza di ossari e in alcuni casi teche con interi corpi mummificati. Il tempio che abbiamo di fronte fu creato dalla Confraternita del Purgatorio di Modugno, fondata nel 1632 dall’arcivescovo Ascanio Gesualdo e in seguito soppressa nel 1877.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che entrare per andare alla scoperta di questo sinistro edificio. Ad accompagnarci sono Carlo Longo De Bellis e Stefano Alberotanza, membri dell’associazione Purgatorio, che cura oggi Santa Maria del Suffragio, aprendola per la messa domenicale e in occasioni particolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Superato il cancello ci troviamo all’interno del predetto pronao, anticamera dell’ingresso segnato da un portale ligneo del 1654 sormontato dal bassorilievo della Madonna del Suffragio. E’ composto da 28 pannelli decorativi con raffigurazioni delle anime del Purgatorio in preghiera tra le fiamme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ai lati del portone sono presenti due stemmi. Il primo reca la scritta Memento Mori (“Ricordati che devi morire”), il secondo una chiave di volta con un teschio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Facevano parte del vecchio portico crollato il 12 giugno 1842 - ci raccontano le nostre guide -. Un acrobata, venuto in città per uno spettacolo, collegò con una fune una vicina abitazione al timpano della chiesa. La pressione esercitata causò però un devastante crollo che portò alla morte di otto bambini sepolti sotto le macerie». Questo drammatico episodio è ricordato in una lapide esterna all’attuale pronao ricostruito nel 1846.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Varcando la soglia la sensazione che si ha è però rasserenante: più che in un edificio religioso ci sembra infatti di essere stati catapultati in una ricca pinacoteca. La lunga navata di 25 metri, suddivisa in cinque arcate laterali, è interamente ricoperta di eleganti quadri con cornici dorate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono 46 tele di scuola napoletana realizzate tra il 1671 e il 1677 – spiega Stefano -. Di queste, 30 sono attribuite al pittore bitontino Carlo Rosa». Rosa fu un importante artista post-caravaggesco, allievo a Napoli di Massimo Stanzione e Paolo Finoglio. A lui si devono ad esempio gli affreschi del soffitto della Basilica di San Nicola a Bari e i decori della cattedrale di Lecce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Avvicinandoci poi all’altare maggiore saltano all’occhio le maioliche policrome del 1720, che un tempo ricoprivano tutto il pavimento della navata. A colpirci è anche la sontuosa cantoria che sovrasta la cattedra, opera di artigiani della scuola di Rosa. Qui ci sono due organi dorati, ma solo quello di sinistra è vero e funzionante, l’altro invece venne realizzato solo per creare simmetria. In mezzo si staglia un grande e colorato dipinto raffigurante Santa Maria del Suffragio tra San Francesco e San Gaetano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma naturalmente anche l’interno rivela numerosi simboli che richiamano la morte. Come il teschio posto in uno stemma dorato e intarsiato al centro della cantoria, o i due crani disegnati sul marmo dell’altare, che paiono quasi sorridere sardonicamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E le lugubri sorprese non finiscono qui. Uscendo si nota sulla facciata posteriore una porta murata, quella che un tempo permetteva l’accesso al succorpo della chiesa. Questo era il luogo dove venivano seppelliti i defunti appartenenti alle famiglie della confraternita, anche se dopo la peste del 1654 e fino all’800 il cimitero fu aperto anche ad altri sfortunati modugnesi. 

«Ora come vedete l’accesso è interdetto – avverte Carlo -, ma qualche anno fa creammo un varco per compiere un sopralluogo nel sotterraneo. Trovammo tutte le bare aperte e le ossa accatastate in disordine». Uno spettacolo, questo, a cui siamo lieti di non assistere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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