Dipinti miracolosi, chiese, necropoli e inquietanti ossari: a Ceglie c'è il "Buterrito"
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lunedì 28 gennaio 2019
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di Eva Signorile
Per raggiungere la zona dal centro del quartiere bisogna imboccare la provinciale 49 in direzione Valenzano. Dopo cinquecento metri la meta apparirà sulla destra, in prossimità di una curva ad ampio raggio. Siamo di fatto davanti al cimitero, di cui fa parte integrante una particolare chiesa, in stile eclettico e di colore giallo pallido, la cui presenza è "annunciata" da lunghi cipressi che circondano il campanile (foto 1).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edificio religioso prende il nome dall’antico casale di Buterrito, creato nel 1100 ma poi distrutto due secoli più tardi. «Furono le truppe di Luigi il Grande a demolirlo - racconta Gaetano Di Monte, esperto di storia locale -. Il re d'Ungheria volle infatti vendicare l'uccisione del fratello Andrea in cui fu probabilmente coinvolta Giovanna D'Angiò, sovrana di Napoli, alla quale il borgo era fedele».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal 300 in poi la zona fu popolata più che altro da contadini e terreni agricoli, fino a quando nei primi anni dell'800 fu rinvenuto il ritratto di una Madonna col Bambino. «Si dice che a scoprirlo furono dei ragazzini - prosegue il nostro narratore -. Si intrufolarono per gioco in una delle grotte presenti nelle vicinanze e notarono il disegno, realizzato su una roccia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da quel momento tutto cambiò. La cavità del rinvenimento divenne meta di fedeli e al di sopra di essa si decise di realizzare una cappella che potesse custodire l'opera. «Nel 1861 - gli fa eco un altro conoscitore del posto, Luigi Mangialardo - gli abitanti di Ceglie costruirono anche un carro per portare in processione l'immagine sacra, cosa che ancora oggi avviene ogni terza domenica di ottobre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1912 si decise poi di fare le cose in grande: il piccolo tempio ottocentesco venne abbattuto per far posto a una nuova chiesa più capiente, progettata dall'architetto Luigi Sylos Labini. L’edificio è quello che ancora oggi è possibile ammirare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Presenta un portale inscritto in una successione di archi a tutto sesto concentrici, ai quali corrispondono altrettante coppie di semicolonne (foto 2). Nella lunetta sovrastante l'ingresso compare un quadro della Madonna con Bambino: non si tratta però della figura tanto venerata, posizionata invece all'interno (3).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Varchiamo l'entrata, ritrovandoci in un ambiente a navata unica. Il bianco delle pareti e delle volte fa risaltare i lampadari di ottone (4), mentre in fondo spicca il massiccio altare che contiene l'adorata icona (5). Siamo di fronte alla Vergine di Buterrito, vestita con un vistoso mantello rossiccio: in braccio si nota Gesù che regge in mano un uccellino, sorvegliato dall'amorevole sguardo della madre (6).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'origine dell'affresco è incerta. Potrebbe essere stato dipinto di nascosto in una grotta da monaci basiliani durante il periodo dell'iconoclastia, tra l'VIII e il IX secolo, quando l'imperatore bizantino Leone III Isaurico ordinò la distruzione delle immagini sacre. Altri documenti la fanno invece risalire al 1500. «Di sicuro a metà dell'800 un artista anonimo coprì il disegno con una sua reinterpretazione personale - evidenzia Gaetano -, ma negli anni 80 del 900 la Soprintendenza ordinò per fortuna il ripristino della figura originale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un ulteriore restyling è stato portato a termine nel settembre del 2018 grazie a una raccolta fondi effettuata dalla Commissione pastorale Buterrito, della quale fanno parte anche Gaetano e Luigi. Sono proprio questi attivisti a prendersi cura della chiesa, in passato spesso trascurata, tenendola aperta ai visitatori tutti i giorni dalle 10 alle 12.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la nostra esplorazione non finisce qui. Dalla sinistra dell'altare, nascosto da una tenda, si dirama l'inizio della scala a chiocciola che porta all’interno del campanile (7). La percorriamo, arrivando sulla sommità. Qui, sospeso su un pavimento di graziose maioliche (8), balza all'occhio un massiccio marchingegno (9) che permette il funzionamento della campana in ferro (10).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Affrontiamo la vertiginosa discesa e lasciamo la cappella. Stavolta entriamo nel cimitero, sul cui gancio è indicato l'anno dell'inaugurazione: il 1891. L'accesso è situato alla sinistra dell'edificio di culto (11). Sulla destra notiamo la torre dalla quale siamo appena scesi (12), ma soprattutto il cancelletto che protegge il luogo in cui fu ritrovato il dipinto (13).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In quella cavità c'è oggi un ossario, il cui ingresso è però vietato (14): è Gaetano a mostrarcelo, anche se solo in fotografia (15). I suoi scatti offrono l'impressionante visione di una montagna di teschi e ossa accumulati sotto una nicchia (16).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dalla zona di sepoltura, dirigendoci verso un'altra area destinata ad identico utilizzo, ma assai più antica. Alla destra del parcheggio, delimitata da una recinzione malmessa, c'è infatti una necropoli allestita tra il IX e l'VIII secolo a.C. (17). Il sito archeologico fu scoperto durante i lavori di ampliamento del nuovo camposanto, attorno al 2000 (18): le sue tombe a fossa, ripulite dalle sterpaglie, divennero subito oggetto di studio (19).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma l'interesse della Soprintendenza durò poco. Ben presto l'incuria e la vegetazione spontanea presero il sopravvento: un'indifferenza che del resto documentammo già nel 2015, quando ci occupammo dei vilipesi tesori arcaici di Ceglie. Tra le alte erbacce le sepolture sono coperte con mezzi di fortuna: lastre metalliche (20), pezzi di tessuto sbrindellati (21) o piante che sbucano da fori circolari forse adibiti un tempo a fuochi votivi (22).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra le pietre distinguiamo anche i frammenti della statuetta di un angelo, arrivato chissà come dal cimitero adiacente (23). Un simbolo del degrado di questo dimenticato luogo che unisce grande storia, sacralità e morte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Matteo De Marzo - Grazie! E complimenti per questo articolo.