di Gaia Agnelli - foto Valentina Rosati

Bari, San Ferdinando: quella chiesa-simbolo che vive in simbiosi con negozi e condomìni
BARI – Un vero e proprio simbolo del murattiano, che domina con il suo inconfondibile color senape via Sparano, la "strada dello shopping" di Bari. Parliamo naturalmente di San Ferdinando, chiesa del 1849 che vive in simbiosi con negozi e condomìni: un singolare compromesso tra l'esigenza di un luogo di culto e la storica vocazione commerciale del rione. (Vedi foto galleria)

La facciata principale del santuario, preceduta da un’ampia rampa, è composta da due massicce colonne che danno vita a tre arconi in tufo di Mazzaro. Ma la struttura è poi completata da due possenti torri laterali di cinque piani che ospitano comuni appartamenti. In più i suoi fianchi, che insistono a sinistra su via Calefati e a destra su via Abate Gimma, inglobano una sfilza di negozi: enoteche, bar, profumerie e rivendite di abbigliamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma San Ferdinando si presenta come un curioso miscuglio tra sacro e profano: un aspetto insolito frutto di grandi trasformazioni del passato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'origine dell'immobile risale infatti al 1843, all'epoca del Regno delle Due Sicilie. Fu in quell'anno che l'arcivescovo locale Michele Basilio Clary convinse il re Ferdinando II, giunto in visita a Bari, della necessità di innalzare un capiente contenitore religioso nel Murat, un rione in piena espansione. Si decise che il nuovo stabile avrebbe rimpiazzato una vecchia cappella posta su via Sparano, che poteva ospitare appena una ventina di fedeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Musica, balli e fuochi d’artificio accompagnarono l'inizio dei lavori diretti da Fausto Nicolini, partiti il 25 marzo 1849 e terminati il 30 maggio di cinque anni dopo. Ne venne fuori una chiesa in stile neoclassico, con due colonne poste davanti all'ingresso dotate di capitelli ionici, sormontate da un timpano triangolare e un orologio. Le facciate laterali erano caratterizzate invece da due ordini di finestre lunate: un risultato poco apprezzato dal popolo e dallo stesso sovrano, che avrebbe definito la neonata struttura "una bella stalla".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un giudizio negativo che si rafforzò nel 900, quando ai fianchi del fabbricato crebbero i due mercati comunali più importanti della città: praticamente gli "antenati" delle attuali attività commerciali, fonte però di sporcizia e scarso decoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così nel 1934 il tempio venne ristrutturato, assumendo il look attuale, con la sparizione dell'orologio e l'aggiunta delle scale: lo stravolgimento fu guidato da Saverio Dioguardi, l'uomo che sul capoluogo pugliese ha lasciato la sua impronta un po' ovunque. In quell'occasione l'architetto ebbe però un raggio d'azione ristretto, visto che il Comune pretese la creazione di abitazioni e negozi intorno al santuario: un'idea assai lontana da quella che avrebbe preferito il maestro, ossia una specie di pantheon classico con una grossa cupola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il complesso accoglie così oggi tre condomìni - spiega la 77enne Merope Cresati Ladisa, attuale proprietaria dell'intero fabbricato -, due in ciascuna delle torri e un altro al quale si accede dal retro dell'immobile, in via Andrea da Bari. Tutte le case comunicano tra loro tramite un terrazzo e gli inquilini hanno la possibilità di accedere direttamente alla sacrestia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Non ci resta quindi che varcare la cancellata posta in cima alle scale bianche per passare sotto l'imponente colonnato, anticamera dell'ingresso della chiesa. Il suo interno è praticamente immutato dal 1849 e pullula di preziosi dipinti, alcuni dei quali sfuggiti alle trafugazioni dei francesi durante la loro breve dominazione della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'ambiente è contraddistinto da due campate a pianta a croce, scandite da pilastri che reggono archi a tutto sesto. Percorriamo la prima, ammirando la suggestiva luce che filtra dal lucernario e va a illuminare l'organo installato sopra il portale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I nostri occhi fanno subito incetta di quadri. Ai lati dell'ingresso notiamo innanzitutto due opere di Nicola Zito, pittore barese dell'800: una Madonna con il bambino Gesù e due angeli da un parte, un ritratto di San Francesco da Paola orante dall'altra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguendo il cammino tra i banchi dei fedeli è possibile osservare ai lati due gioielli. A sinistra spicca infatti l'ultima comunione di San Ferdinando ideata nel 1848 dal napoletano Federico Maldarelli: fu commissionata proprio dall'omonimo re, che poi la donò alla chiesa. A destra è posizionato invece il San Nicola di Umberto Colonna, autore della maggior parte delle tele presenti nell'edificio sacro, come quelle dedicate a ciascuno dei dodici apostoli, tutte del 1938.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arriviamo fino all'abside, caratterizzato da un altare e un ambone in marmo, dietro i quali si staglia un altro tesoro: il dipinto seicentesco del biscegliese Cesare Fracanzano che immortala un Gesù crocifisso, ma insolitamente privo di ferite e con gli occhi alzati verso il cielo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facciamo marcia indietro, non prima di aver esplorato l'altra campata, quella trasversale: è compresa tra due cappelle laterali, entrambe con altari sovrastati da un'opera di Colonna. Il quadro della cappella di destra rappresenta la Madonna del Rosario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A poca distanza dalla tela si apre l'ufficio parrocchiale, una stanza solo apparentemente anonima: oltre a conservare un dipinto dell'Assunta realizzato da Nicola De Filippis nel 1760, fu sede di votazione del plebiscito per l'Unità d'Italia nel 1860.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'opera di Colonna contenuta cappella di sinistra è invece una raffigurazione del Sacro Cuore ed è posta vicino all'entrata della sacrestia. Accediamo quindi in quest’ultimo ambiente, notando al suo interno una porticina, quella che a sorpresa conduce direttamente sulle scale del condominio di via Andrea da Bari. Tutto normale se si parla di San Ferdinando: un unico complesso che fonde in pochi metri preghiera, appartamenti privati e shopping sfrenato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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