di Federica Calabrese

Bari, quell'antica villa abbandonata su via Amendola: «È la vecchia sede della Peroni»
BARI - Nel penultimo isolato di via Amendola, prima di arrivare sull’extramurale Capruzzi, si erge un’antica e graziosa villa color ocra e marrone totalmente abbandonata. Quella che appare come un’antica residenza di inizio secolo risparmiata dagli abbattimenti operati a Bari nei decenni scorsi, nasconde una storia particolare. È infatti ciò che rimane del primo stabilimento della Peroni, azienda che produsse birra proprio in quel punto della città dal 1924 al 1963, anno in cui si trasferì nell’attuale sede di via Bitritto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sì è così – ci confermano dall’agenzia immobiliare che fino a poco tempo fa aveva il mandato di vendita dell’edificio -. In quella “villa” si trovavano gli uffici amministrativi della famoso birrificio, la cui fabbrica è stata invece demolita anni orsono».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da quanto ne sappiamo dovrebbe appartenere a un anziano architetto barese con cui non siamo riusciti a metterci in contatto. Siamo comunque andati a visitarla (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per raggiungerla basta percorrere Via Amendola. Superata via Castromediano, poco prima di raggiungere via Capruzzi, la struttura apparirà sulla destra, separata dalla strada da una recinzione rivestita di panno scuro lunga una settantina di metri che termina davanti a un grande cancello compreso tra due colonne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo davanti all’ingresso dell’edificio, chiuso però con catene e lucchetti e arrugginiti. Ci affacciamo tra le inferriate e quello che vediamo è un giardino dalla vegetazione incolta costellato di ombrelli, giocattoli e bottiglie di plastica. Le erbacce invadono le stanze senza porte, dentro le quali sono ancora visibili sedie e tavoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Decidiamo allora di girare sulla destra per percorrere una viuzza che passa attraverso un parchetto realizzato da poco. Da qui, pur separati da un’alta recinzione, possiamo ammirare la facciata della villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'edificio unisce il razionalismo delle forme geometriche al decoro degli architravi floreali. Si articola su due piani, ognuno scandito da tre finestre rettangolari di uguale dimensione. L'apertura centrale del piano inferiore conserva i resti di una sottile pensilina marrone al di sopra della quale si appoggia una ringhiera dello stesso colore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sempre al centro, ma nella parte superiore, la finestra sembra ricavata in una nicchia di poco sporgente ed inquadrata da due mezze lesene marroni terminanti con due parziali capitelli. Sulla parte sommitale una piccola terrazza conserva una decorazione ad archi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci avviciniamo alla recinzione e ci sporgiamo per vedere più da vicino la “villa della Peroni”, che appare complessivamente malmessa: i vetri sono rotti, le porte divelte, i cavi elettrici tagliati e per terra è presente un cumulo di calcinacci. Riusciamo anche a scorgere una sedia e un materasso poggiati su una piazzola asfaltata che in passato doveva fungere da parcheggio per le auto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non riusciamo a completare il giro della struttura: transenne e cancelli non permettono il passaggio. Ma abbiamo visto abbastanza: una struttura che seppur risparmiata dall’abbattimento appare ormai isolata, in un contesto fatto di alti palazzi e nuove costruzioni, qui dove un tempo si respirava aria impregnata di malto d’orzo e luppolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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Federica Calabrese
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