di Antonio Giannoccaro

Altro che copie ottocentesche: ecco quanto è andato perduto nel rogo di Notre-Dame
Quando le ultime fiamme del terribile incendio che ha inghiottito la cattedrale di Notre-Dame sono state domate, ad accendersi, sin da subito, è stato il dibattito sulla “conta dei danni”. La domanda che ci si è posti è stata la seguente: quanto ha perso l’Umanità nel rogo di lunedì?

Poco, secondo alcuni commentatori: in fondo a parte il tetto originale le altre opere murarie gotiche si sono salvate, resistendo alle alte temperature causate dalle fiamme. Ciò che è andato distrutto infatti è il frutto di ristrutturazioni avvenute a partire dagli anni 40 dell’800, tra cui la guglia alta 45 metri, realizzata ex novo durante i lavori due secoli fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma chi sostiene questa tesi commette un errore fondamentale: non considera che chi ha progettato quelle "copie” è stato Eugène Emanuel Viollet-le-Duc, una delle figure più influenti della storia del restauro e dell’architettura in generale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A parte l’eccezionale maestria con cui sono state create, è proprio la “firma d’autore” che carica di valore quelle parti definitivamente cancellate, tra cui spicca come detto la guglia che dominava la copertura. Innalzata all’incrocio tra la navata principale e il transetto, era stata costruita per sostituire quella del 1250 andata distrutta durante i moti della Rivoluzione Francese. La “flèche” una volta finita risultò però profondamente diversa da quello originale: l’architetto infatti la concepì ispirandosi a quella ottocentesca della cattedrale di Orléans.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Viollet-le-Duc è stato infatti il padre di una delle filosofie del restauro dominanti nella cultura occidentale, quella detta appunto “alla francese”, che vede proprio nell’intervento di Notre-Dame uno degli esempi più importanti e più studiati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il suo metodo consisteva nel ripristinare nei monumenti un’unitarietà stilistica che li riportasse ad  «uno stato completo che può non essere mai esistito in nessun momento». In pratica, basandosi sulla sua meticolosa preparazione storica e archeologica, nonché sulla formidabile padronanza delle tecniche e dell’estetica medioevale, l’artista “reinventava” i ruderi per dargli un aspetto coerente con il periodo in cui erano stati concepiti, anche se non necessariamente corrispondente all’originale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Una modalità di operare che ha influenzato enormemente la cultura e l’architettura occidentale nei decenni successivi, seppur soggetta a critiche, soprattutto da parte della scuola di pensiero “all’italiana”, che ha sempre respinto  invece in modo deciso qualsiasi tipo di “falsificazione”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Cattedrale situata sulla Île de la Cité era dunque un insieme omogeneo di parti originali del XIII secolo e di elementi ottocenteschi. Viollet-le-Duc durante i lavori ripristinò muri portanti e apparato scultoreo, sostituì pinnacoli e contrafforti, completò o rifece ex novo alcune decorazioni, ricostruì la sacrestia e rimaneggiò le vetrate policrome dei tre rosoni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Queste ultime, seppur danneggiate, sono sopravvissute alla furia dell’incendio, mentre il capolavoro di le-Duc, la guglia, si è spezzata cadendo rovinosamente. La “flèche” era infatti stata innalzata con struttura portante in legno e proprio quella intelaiatura, seppur di pregevole fattura, è stata la causa della sua rapida combustione. Per fortuna il gruppo scultoreo che la ornava, rappresentante i dodici apostoli e i simboli dei quattro evangelisti, si è salvato in quanto recentemente rimosso per essere sottoposto a restauro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La ricostruzione del tempio richiederà ora diversi anni, ma i progettisti dovranno caricarsi di una grande responsabilità: quella di ripristinare e in alcuni casi sostituire non semplici imitazioni, ma opere visionarie di un architetto che, “reinventando il Medioevo”, lo rese ancor più fiabesco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di: Dietmar Rabich 


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  • Emanuele Zambetta - Che dispiacere enorme provai nel vedere le immagini dell'incendio! Mamma mia... Che rinasca al più presto!


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