di Nicola De Mola

Nuovi animali e surriscaldamento: l'Adriatico sempre più mare tropicale
BARI - Dalla rapana venosa al granchio blu, dal pesce balestra al pesce pappagallo, dal pesce palla alla testa piatta nana, dal muso rognoso alla grancevola di fondale. Sono tutti abitanti del mare fino a pochi anni fa sconosciuti alle nostre acque, ma che pian piano stanno popolando l'Adriatico (vedi foto galleria).

Un recente studio ha infatti svelato che quasi il 20% di tutti gli esseri viventi nel Mediterraneo proviene da altri mari e negli ultimi cinque anni è stata scoperta più di una nuova specie aliena al mese. I biologi sono tutti concordi: la causa è il riscaldamento delle acque.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La temperatura media annuale del nostro mare sta crescendo a un ritmo compreso fra 0,1° e 0,4°C per decennio - sottolinea Elvira Tarsitano, presidente dell’Associazione biologi ambientalisti pugliesi (Abap) - Questo, assieme ad altre condizioni ambientali, favorisce l’adattamento da noi di specie provenienti da mari più caldi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Detto dei cormorani, che hanno trovato sul lungomare di Bari il loro nuovo habitat, nelle ultime settimane ha fatto notizia anche la pesca poco lontano dalle coste di Molfetta di alcuni esemplari di granchio blu e di grancevola di fondale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questi animali giungono nelle nostre acque accidentalmente o volontariamente, adattandosi in un ambiente diverso dalla loro naturale area di distribuzione. Nel primo caso (come il granchio blu, originario dell’Atlantico) hanno bisogno di un mezzo di un mezzo di trasporto, che può essere costituito dalle acque di sentina e dalle carene delle navi. Nel secondo caso effettuano una vera e propria migrazione da mari più vicini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La maggior parte delle volte le specie aliene (o alloctone) non riesce facilmente a insediarsi nel nuovo ambiente, a causa di predatori e competitori ai quali non sono abituati o per le inadatte condizioni fisiche o chimiche dell’area. In altri casi invece gli animali riescono a interagire con le gli ecosistemi che invadono, completando con successo il loro ciclo vitale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Giungono da noi attraverso il canale di Suez e, in misura minore, dallo stretto di Gibilterra - afferma Roberto Carlucci, associato al dipartimento di Biologia dell’Università di Bari - Più in generale, stiamo assistendo a un ampliamento verso nord dell’area di distribuzione di specie prima limitate alle coste meridionali del Mediterraneo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre alle specie citate sopra, sono da segnalare gli avvistamenti di barracuda provenienti dal Mar Rosso (e ritenuti ormai endemici), così come il sempre più elevato numero di tartarughe presenti nella nostra area.  

Tuttavia, il caso più eclatante di invasione alloctona resta quello di un vegetale: la “caulerpa taxifolia”, proveniente dalle acque tropicali di Australia e California e diffusasi nelle nostre acque probabilmente a causa di una negligenza degli addetti del Museo oceanografico di Monaco, che nel 1984 la lasciarono involontariamente diffondere in mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È il tipico esempio di specie aliena che va a interferire con l’ambiente marino e che mette in pericolo le specie autoctone (come la posidonia), provocando danni ambientali - spiega la Tarsitano - Non a caso è comunemente nota come “alga killer”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È questo uno dei lati negativi del surriscaldamento del mare. «La tropicalizzazione della nostra area è in già in atto e non procede neanche così lentamente - avverte il presidente Abap - ce ne accorgiamo anche dai cambiamenti climatici. Eventi estremi come trombe d’aria, alluvioni, allagamenti si verificano con maggiore frequenza ed elevata intensità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E quindi se si continua così, tra qualche anno non saranno solo i cinesi a chiamare la nostra città “Bali”. È una battuta, anche se non c'è molto da scherzare.


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