di Giancarlo Liuzzi

Bari, 9 settembre 1943: la storia dell'eroica difesa del Porto e della cacciata dei nazisti
BARI – “Da queste mura il 9 settembre 1943 Michele Romito oppose resistenza all’esercito tedesco unendo il coraggio dei suoi quindici anni a quello del popolo di Bari Vecchia e dei soldati del generale Bellomo, contribuendo così a salvare la città e il suo Porto dalla furia distruttiva dei Nazisti”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È quanto recita una lastra commemorativa posta sulla Muraglia, in largo Vito Maurogiovanni, a memoria di quello che fu uno dei più eroici episodi avvenuti a Bari nel periodo bellico: la difesa del Porto. Il capoluogo pugliese fu infatti il primo centro italiano a liberarsi con le proprie forze delle truppe germaniche prima dell’intervento degli Alleati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma che cosa fecero quel Michele Romito (nella foto) e il generale Bellomo citati nella targa? Facciamo un passo indietro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’Italia sin dal 1° novembre del 1936 era alleata con la Germania a seguito della creazione dell’Asse Roma – Berlino, rafforzata poi nel 1939 dal Patto di Ferro. E a Bari erano di stanza in quegli anni i nazisti che utilizzavano il grande porto cittadino per ormeggiare le proprie navi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una convivenza che si interruppe il pomeriggio dell’8 settembre 1943, quando a seguito dell’Armistizio di Cassibile (firmato in segreto cinque giorni prima), il primo ministro Badoglio annunciò la resa incondizionata dell’Italia agli Alleati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma i tedeschi non ci stettero e decisero di occupare il porto di Bari. La mattina del 9 settembre vi penetrarono con la forza e, dopo aver affondato due piroscafi e aver risposto con il fuoco alla ribellione dei manovali, si sistemarono a sua “difesa” con l’obiettivo di distruggerlo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il comando inviò sul posto dei “guastatori”, ovvero dei militari specializzati nel piazzare ordigni che avrebbero in breve raso al suolo le principali infrastrutture. Nel frattempo le truppe si sarebbero fatte largo tra la città vecchia, occupando il centro storico.  

Ma l’allarme dell’offensiva si estese in tutta Bari e qualcuno decise di contrastare il piano dei nazisti. Si trattava del generale Nicola Bellomo, che dal 1941 era incaricato della protezione territoriale del capoluogo pugliese. Raggruppò in brevissimo tempo un manipolo di uomini. Il gruppo era composto da un’ottantina di ex “camicie nere” che facevano parte dell’ormai decaduta milizia fascista, da 15 finanzieri, 5 marinai e un solo ufficiale. E così con grande coraggio organizzò una controffensiva, che partì nel porto alle ore 13.45.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bellomo e il suo “plotone”, seppur molto meno armato dei nemici (lo stesso generale aveva con sé soltanto una pistola), riuscì a tener da subito testa al nemico e questo anche grazie ai rinforzi che arrivarono da più parti. Si unirono infatti alcuni fanti, un piccolo distaccamento del Genio militare e soprattutto tanti baresi che, a costo della vita, si improvvisarono soldati per salvaguardare la propria città.


In particolare furono decine gli adolescenti del centro storico che si misero a difesa dell’abitato. Tra questi il quindicenne Michele Romito, il quale si posizionò di guardia sulla Muraglia, all’altezza dell’arco di San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così quando dal lungomare giunse un camion blindato con torrette mitragliatrici deciso ad entrare a Bari Vecchia dal varco presidiato da Michele, quest’ultimo scagliò con decisione due bombe a mano. Centrò il mezzo in pieno, facendogli prendere fuoco e riuscendo quindi a bloccare l’accesso di altri veicoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al porto intanto la battaglia proseguì ed ebbe finalmente termine alle 17.30, quando dopo quattro lunghissime ore la determinazione dei baresi la spuntò e i nazisti dichiararono la resa finale. I soldati vennero consegnati al comando di presidio che però, non si sa per quale ragione, li rimise in libertà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I tedeschi fecero così perdere le proprie tracce, scacciati però una città che di lì a poco fu consegnata agli Alleati anglo-americani. Il tutto mentre l’11 settembre del 1943 si levò sicura la voce della prima emittente libera in Europa: Radio Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Naturalmente il conflitto a fuoco fece le sue vittime: 6 persone morte tra militari e civili e tanti feriti, tra cui lo stesso Bellomo che, colpito dai proiettili di una mitragliatrice, aveva comunque continuato nella sua coraggiosa azione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua soddisfazione però durò ben poco. Quattro mesi dopo, nel gennaio del 1944, una denuncia anonima presentata agli inglesi portò all’arresto del generale, che fu accusato di crimini di guerra. Venne riportato alla “luce” un episodio per nulla chiaro risalente al 1941, quando Bellomo, allora comandante del campo di prigionia a Torre Tresca, fu coinvolto nell'uccisione di un capitano inglese e nel ferimento di un tenente durante un tentativo di fuga.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo un processo “farsa”, definito così dai giornalisti e addirittura da Peter Tompkins, capo del servizio segreto americano OSS, il generale venne condannato a morte e fucilato l’11 settembre del 1945. Fu l'unico ufficiale italiano giustiziato per crimini di guerra a seguito di una sentenza emessa da un tribunale militare speciale britannico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ebbe invece una sorte migliore Michele Romito, che dovette comunque attendere gli anni 70 per ricevere dal Comune di Bari una medaglia per il valore dimostrato. Morì nel 2009, all’età di 82 anni, conservando per tutta la sua vita la memoria di quei giorni di eroismo e Liberazione.


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Giancarlo Liuzzi
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  • ILLUSO - VISTO IL MOMENTO STORICO CHE ATTRAVERSIAMO, MI PONGO UN DOMANDA: ESISTONO OGGI STUDENTI, GIOVANI ECC. CHE AMANO LA LIBERTA' ?...INTENDO QUELLA VERA, NON QUELLA FARLOCCA....A BUON INTENDITORE POCHE PAROLE...


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