di Salvatore Schirone

Bari, nelle scuole presenti 100mila libri: il sogno di aprire le biblioteche alla città
BARI - Lo sappiamo, Bari e i libri hanno sempre avuto un rapporto difficile. Non solo ci sono poche librerie private, ma anche i luoghi dove i volumi possono essere consultati e letti gratuitamente sono preclusi ai cittadini. Vuoi perché sono troppo fuori mano dal centro, come la Biblioteca Nazionale "Sagarriga Visconti", vuoi perché per mancanza di risorse finanziarie il Comune è costretto chiudere le vecchie biblioteche di circoscrizione e vuoi, paradossalmente, perché, anche quando si riesce a ristrutturare nuove sedi per accogliere libri e lettori, come è avvenuto ad esempio nel II Municipio per la biblioteca di via Cagnazzi, dopo un anno dalla consegna dei lavori, i libri restano ancora misteriosamente a marcire in uno scantinato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Eppure il patrimonio librario a disposizione dei baresi è immenso: oltre a 15mila volumi delle circoscrizioni in città sono presenti perlomeno altri 100mila libri, lasciati però ad ammuffire in stanze e a volte in scatole. Parliamo di tutti i volumi presenti nelle scuole di ogni ordine e grado, accumulati nei decenni per via di donazioni e acquisti graduali. (Vedi foto galleria)
 
Istituti scolastici storici come il liceo classico Flacco (uno dei pochi fornito di catalogo digitale), con all'attivo oltre 10mila libri, lo scientifico Scacchi, con i suoi ben 17mila testi tra libri e riviste e l'istituto nautico Caracciolo", solo per citarne alcuni, conservano importanti testi a volte anche antichi e rari. Eppure questi libri nel migliore dei casi restano chiusi negli armadi scolastici, consultati solo da pochi docenti e alunni e, nel peggiore abbandonati in scatoloni nei ripostigli, in attesa di una catalogazione, che periodicamente viene persa e rifatta con altri criteri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ne sa qualcosa Paola Pistone, insegnante bibliotecaria del distretto scolastico "San Giovanni Bosco - Melo". «Pensate – ci racconta - solamente nel vecchio edifico della "Melo da Bari" nel quartiere Libertà, ci sono ben 8mila libri accatastati senza che nessuno se ne possa occupare. Tra l’altro molti volumi spesso spariscono misteriosamente o vengono buttati durante i lavori di pulizia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 

Una situazione davvero imbarazzante se pensiamo invece a quale grande servizio sociale e culturale le scuole potrebbero offrire alla città in modo capillare, quartiere per quartiere, se solo potessero essere aperte al pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
E proprio pensando a questo tipo di servizio che la Pistone qualche anno fa è riuscita a utilizzare 70mila euro di fondi comunali per trasformare la vecchia sede del custode della scuola primaria e dell’infanzia "Guglielmo Marconi", in una piccola e graziosa biblioteca per ragazzi, con area multimediale e zone per laboratori didattici di lettura. La biblioteca, sita a San Cataldo, è accessibile anche ai cittadini che possono entrare dall'esterno attraverso una porta al numero civico 35 di via Skanderbeg.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Una piccola biblioteca che però si è fatta capofila di un’impresa più ampia: il progetto "Biscò - La Rete delle Biblioteche Scolastiche di Bari", nato un paio di anni fa con il sogno di inserire tutte le biblioteche scolastiche cittadine in un unico catalogo comunale consultabile sul web. «La precedente amministrazione comunale ci aveva promesso sostegno - ci spiega la bibliotecaria - anche per aprire al pubblico le biblioteche delle scuole aderenti. Abbiamo subito raccolto l'adesione di una decina di istituto, ma ad oggi il progetto è fermo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Vitantonio Marzano è il funzionario tecnico del Comune che si sta occupando della questione. «Abbiamo ereditato il progetto Biscò dalla precedente amministrazione - ci dice – e stiamo lavorando per integrarlo nel nuovo progetto "Bari socialbook". Stiamo altresì cercando strade perché le varie realtà riescano a trovare risorse per autofinanziarsi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«Noi però non siamo mai stati chiamati a partecipare a nessun tavolo di programmazione, pur avendone fatta esplicita richiesta – risponde la Pistone -. E poi dobbiamo finirla di parlare di “progetti” che nascono e muoiono col cambiare dei politici al governo: deve passare l’idea di "servizio". Il Comune deve impegnarsi per offrire una presenza stabile nel territorio con autentiche biblioteche civiche di pubblica lettura, sfruttando proprio le scuole che rappresentano una risorsa incredibile di spazi e competenze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Qui la pagina facebook di Biscò, ferma a due anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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  • Francesco Quarto - una brevissima nota di "apparato" alle importante osservazioni dell'amico autore del servizio. Da circa un anno il governo, lo Stato, ha attribuito a se le funzioni in materia di beni librari "non statali": biblioteche di enti locali, ecclesiastiche, private, sottraendole alle Regioni, sulla scorta di normativa di ordine costituzionale e cioè, in breve, quella che attribuisce allo Stato la competenza "esclusiva" in materia di tutela di beni culturali (vedi titolo 5 della costituzione e zone limitrofe). Il ministero dei beni culturali ha quindi disposto che venisse indificuata una schiera di funzionari bibliotecari esperti che contribuissero con la loro professionalità alle competenze già proprie delle soprintendenze archivistiche, già titolari delle funzioni di tutela su beni archistici non statali. le disposizioni sono, a mio avviso, poco chiare e non complete, per esempio quando non dicono che tali funzioni operano "in demand" e cioè su sollecitazione/segnalazizone di terzi precisamente destinate alle competenti strutture ministeriali, oppure se il funzionario referento ha facoltè/possibilità di agire di propria iniziativa promuovendo/attivando indagini, monitoraggi, interventi veri e propri sulla movimentazione del patrimonio (esportazione all'estero per mostre), controlli sui mercati dell'antiquariato e via discorrendo. avevo promesso di limitarmi e mi fermo lasciando un interrogativo: i materiali di cui il servizio di Schirone fa ampia descrizione cadono nelle competenze ora espresse delle soprintendenze del mibact? saluti francesco quarto
  • antonio abbruzzese - E' la solita schifezza italiana


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