Letto: 7071 volte | Inserita: giovedì 3 novembre 2016 | Visitatore: Luca Tocchi

Ho 19 anni non bevo alcool, non fumo e seguo una dieta fornitami dal nutrizionista. Ora vado in palestra e faccio bodybuilding per avere un corpo atletico ma non troppo esagerato. La frequento 4-5 volte alla settimana per circa un’ora a volta, in più il pomeriggio vado a correre per una distanza compresa tra 2 e  i 5 chilometri. La domanda è: questo stile di vita è dannoso al cuore? Su internet ho letto che i pesi causano un’ipertrofia ventricolare sinistra: ma facendo jogging questo fenomeno si allevia? Inoltre: cos’è il cuore d’atleta? È dannoso?



Gentile lettore, fa molto bene a praticare attività fisica, che spesso ho segnalato come farmaco ideale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e oncologiche. Utilissima è l’alternanza di attività aerobica, corsa, con esercizi di potenziamento muscolare in palestra. E’ giovane e può avere ritmi alti, ma non esageri. Alla sua età non superi le 4-5  ore settimanali di esercizio fisico globale specialmente se integrate in attività lavorativa non sedentaria.

Controllo dell’alimentazione, non fumare e attività motoria sono gli elementi base per un corretto stile di vita. La palestra è importante, scelga quella con istruttori qualificati, che siano in grado di seguirla e consigliarla.

L’attività fisica in palestra non produce in condizioni normali l’ipertrofia cardiaca patologica, espressione del danno miocardico che si osserva nell’ipertensione arteriosa,  miocardiopatie o alterazioni delle valvole. L’allenamento intenso produce l’adattamento di tutti i muscoli, cuore compreso, con l’aumento delle fibre muscolari e lo spessore delle pareti dei ventricoli cardiaci. Questa fisiologica risposta migliora la capacità di pompa del cuore, favorisce la circolazione del sangue e riduce la frequenza cardiaca.

Il “cuore di atleta” è un fenomeno reversibile e non patologico, ma se si esagera nei carichi di lavoro e nella frequenza degli esercizi, dall’aumento dello spessore si passa alla dilatazione  delle camere cardiache, con conseguenze negative sull’organismo, affanno e aritmie.

 

 

Risponde

RICCARDO GUGLIELMI – Medico cardiologo sportivo Specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare e cardioangiochirurgia, è stato Direttore della Cardiologia Ospedaliera “Luigi Colonna” del Policlinico di Bari e docente di cardiologia presso la Scuola di specializzazione in medicina dello Sport dell’Università di Bari.

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