Letto: 10716 volte | Inserita: lunedì 28 dicembre 2015
| Visitatore: Luca Masoero
Suo figlio potrà riprendere ad allenarsi e a giocare. La correzione della pervietà del forame ovale non pregiudica nel tempo la concessione dell’idoneità sportiva agonistica. E’ cosa buona e giusta però riprendere allenamenti e gare dopo un periodo di astensione, variabile da 3 a 6 mesi, durante i quali sono prescritti farmaci antiaggreganti per evitare la formazione di trombi e di conseguenza emboli.
Tutti coloro che assumono farmaci antiaggreganti o anticoagulanti sono esposti a rischi emorragici in caso di traumi. Un trauma toracico intenso e prematuro può anche compromettere la cicatrizzazione del dispositivo a “ombrello” impiantato. Il giudizio clinico della perfetta chiusura del forame ovale non è sufficiente a fini medico legali e sportivi: il medico e il presidente della società sono responsabili della salute dell’atleta prima di ogni altra logica.
La ripresa di allenamenti e gare sarà permessa solo dopo la certificazione d’idoneità sportiva rilasciata dallo specialista in Medicina dello Sport. L’idoneità sarà concessa solo al termine della terapia e dopo il buon esito delle indagini diagnostiche cardiologiche di secondo livello (ecocardiografia, Holter, test ergometrico).
Meglio non aver fretta perché un corretto intervento e una giusta convalescenza sono le condizioni che permetteranno all’atleta di praticare nel futuro sport sino a quando le condizioni fisiche generali lo consentiranno. Un simile protocollo è stato seguito da Antonio Cassano che qualche anno ha subito la chiusura del forame ovale
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RICCARDO GUGLIELMI – Medico cardiologo sportivo
Specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare e cardioangiochirurgia, è stato Direttore della Cardiologia Ospedaliera “Luigi Colonna” del Policlinico di Bari e docente di cardiologia presso la Scuola di specializzazione in medicina dello Sport dell’Università di Bari.