Letto: 4205 volte | Inserita: martedì 21 luglio 2015 | Visitatore: Valter Santoro

Il programma di esercizio fisico intrapreso va nella direzione giusta per riadattare l’apparato cardiocircolatorio compromesso. L’aver avuto nel passato un infarto del miocardio non deve essere considerato motivo di abbandono dell’esercizio fisico, che, al contrario, deve essere ripreso e considerato un farmaco da aggiungere alla terapia in atto. L’inabilità dopo un infarto è temporanea e non permanente. La patologia acuta cardiaca dovrà essere considerata una nuova risorsa per migliorare nel futuro il proprio stile di vita.

Inserisca oltre al riscaldamento e al potenziamento muscolare con bodybuilding, esercizi calistenici aerobici e di allungamento, a corpo libero.  Conviene usare il cardiofrequenzimetro, non facendo mai superare alla frequenza cardiaca, nel suo caso specifico, il valore del 75% di quella massima teorica, calcolabile con la semplice formula di 220 meno l’età.

La maggiore produzione di ormoni del piacere tipo endorfine e serotonina, indotte dall’attività fisica, una maggiore autostima, sicuramente ridottasi dopo la degenza ospedaliera, sono responsabili della benefica sensazione di benessere che si prova in questi casi.

Per quanto riguarda la danza, se posso permettermi un consiglio: si “ricicli” da agonista in istruttore, implementando il ballo in quanti, specie se anziani, si affacciano a questa utile attività fisica a livello ludico e ricreativo. Servirà a se stesso, alla società e contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria nazionale.

Risponde

RICCARDO GUGLIELMI – Medico cardiologo sportivo Specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare e cardioangiochirurgia, è stato Direttore della Cardiologia Ospedaliera “Luigi Colonna” del Policlinico di Bari e docente di cardiologia presso la Scuola di specializzazione in medicina dello Sport dell’Università di Bari.

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