Torre Quetta, la barriera sottomarina dell'amianto: «Crea l'onda perfetta per il surf»
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martedì 4 settembre 2018
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di Antonio Bizzarro
Del resto non è una coincidenza che proprio in questa parte di città sorga una delle scuole di surf della città: la Big air. L'associazione opera sotto un capannone dal tetto bianco, qualche centinaio di metri più a sud di quei locali all’aperto che animano la movida estiva della zona. É qui che incontriamo il 47enne Giuseppe Caldarulo, presidente di questa realtà, che ci spiega la storia della bonifica di Torre Quetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La spiaggia - racconta il maestro – dopo essere stata inaugurata nel 2002 fu posta sotto sequestro dopo appena tre anni: nell’area infatti vennero trovate tonnellate di scarti nocivi sversati dalla Fibronit, la “fabbrica della morte” del quartiere Japigia. Furono così messi in atto gli opportuni lavori di messa in sicurezza, che terminarono nel luglio del 2010».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il risanamento modificò profondamente la geografia del posto: i rifiuti infatti furono sotterrati e coperti da spessi strati di pietre che allargarono notevolmente l’arenile. Ma il cambiamento più importante, almeno per quanto riguarda i surfisti, avvenne sotto l'acqua. «Per proteggere la spiaggia dall'erosione ed evitare la conseguente riemersione delle sostanze tossiche - spiega Caldarulo - fu realizzato un imponente frangiflutti sottomarino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'argine si protende dal lato destro della foce del torrente Valenzano, a nord di Torre Quetta. Poi, a un centinaio di metri dalla costa, curva verso sud-est con un angolo retto e rimane a una distanza pressocchè costante dalla riva per tutto il chilometro e mezzo di lunghezza della spiaggia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La barriera è posta circa dieci centimetri sotto il livello dell'acqua - sottolinea il presidente - e “rompe” le onde, rendendole adatte a chi vuole fare pratica con le discipline del windsurf, del kitesurf e dello stand up paddle. Insomma la bonifica ha trasformato l'area in quello che noi del mestiere chiamiamo "spot", cioè un luogo dove si creano i cavalloni migliori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi dal capannone un vialetto in erba sintetica si dirama verso il mare, sul quale gli sportivi fanno il loro ingresso attraverso uno spazio delimitato da boe gialle. Gli atleti si appostano proprio in prossimità della scogliera, alla ricerca dell’onda “perfetta": un modo spettacolare per cancellare un passato fatto di inquinamento e morte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Antonio Bizzarro
Antonio Bizzarro
I commenti
- Beppe - Carissimo Antonio, purtroppo non cè nessun onda anzi il comune ha rovinato la nostra spiaggia con la bariera sommersa è solo un pericolo per la navigazione, oltre che erode totalmete la sabbia per via delle correnti. Io avrei fatto un articolo sull'inettitudine dei progettisti di torre quettta e di tutto il litorale. Per chi paratica i nostri sport è solo una sofferenza guardare questi scempi che purtroppo si continuano a perpretrare nei confornti della notra costa.