Giacomo Pisani, filosofo a 23 anni: «Che noia il non pensare!»
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venerdì 17 maggio 2013
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di Vincenzo Drago
Una passione insolita per un ventenne. Da dove nasce?
È nata in me da un’esigenza, quella di ripensare l’assetto sociale sussistente per fare posto ai bisogni delle persone, della marginalità. Per fare posto a coloro che erano esclusi dal riconoscimento sociale. Ho sempre pensato che la società fosse qualcosa che potesse essere adattato alle persone e che non costituisse uno schema calato dal cielo in cui ciascuno è costretto a piegarsi, pur di essere definito “normale”. La filosofia mi ha offerto le categorie per ripensare il reale, per non appiattirmi sull’ovvio. Penso che questo sia il suo grande merito. Quello di aiutare a vedere oltre lo stato di cose esistente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il tuo è un caso unico o c'è la possibilità per tutti di diventare filosofi "riconosciuti" a 23 anni?
Forse è eccessivo definirmi un filosofo “riconosciuto”. Penso che l’essenziale sia riflettere a partire da uno studio solido, perché le categorie già elaborate nella storia del pensiero sono fondamentali. Ma questo non deve indurre ad appiattirsi sul passato o su un registro meramente compilativo. Abbiamo sempre la possibilità di rimodulare le carte in tavola, altrimenti sai che noia!
Come si trova un ragazzo come te in un ambiente, quello delle scuole di pensiero, frequentato soprattutto da adulti e anziani?
Mi diverto molto nei dibattiti in corso a livello filosofico. Da questo punto di vista la filosofia è di una vivacità unica. Penso al dibattito che tanta risonanza sta avendo negli ultimi tempi fra postmodernismo e neorealismo o a quello sul reddito minimo universale. Ho partecipato ad entrambi con articoli e saggi e mi diverto molto a svincolarmi dalle etichette rigide che mi costringerebbero nell’una o nell’altra posizione. Cerco di seguire vie inedite di riflessione, scontrandomi spesso, proprio per questo motivo, con tutti i contendenti. Non sono un amante di temi come la “rottamazione”, pure tanto in voga. Penso che l’apporto degli adulti sia in ogni caso fondamentale, se lascia spazio alla rielaborazione dei più giovani. Tutti i miei lavori sono introdotti da adulti e studiosi affermati o scritti insieme con loro. Ho anche ricevuto parecchie recensioni da docenti universitari e studiosi molto più grandi. Adesso è nata un’ottima collaborazione con Luigi Pannarale, docente di sociologia del diritto all’Università di Bari, con il quale ho scritto alcuni articoli e sto portando avanti un lavoro di ricerca proprio sul reddito minimo universale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come mai secondo te la filosofia è snobbata dai giovani?
Non direi esattamente che è snobbata. A livello nazionale ci sono parecchi giovani riconosciuti dalla comunità scientifica e che si sono guadagnati degli spazi notevoli nel dibattito filosofico. Certamente non è un fenomeno di massa e la direzione del momento è quella, a livello universitario e lavorativo, di professioni applicative, che assicurano immediatamente un’occupazione. Penso che in questi anni si sia assistito ad una demonizzazione, a tutti i livelli, delle facoltà umanistiche. Anche nella scuola superiore i ragazzi vengono scoraggiati quando sono indirizzati su facoltà umanistiche e allarmati sulla mancanza di lavoro. Per non parlare delle politiche sulla ricerca. Forse oggi che il lavoro è carente in tutti i settori (non solo in quelli umanistici ) abbiamo la possibilità di riscoprire una disciplina come la filosofia, che al contrario di quelle “tecniche”, che insegnano come operare con un dato schema, insegna a chiedersi anche perché il mondo funziona così. E magari a cambiarlo, ove necessario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali grandi pensatori suggeriresti ai tuoi coetanei per avvicinarsi alla filosofia?
Penso che la lettura di Marx resti fondamentale per capire la società in cui viviamo, nonostante le mutazioni intervenute. Il piano di analisi di Marx offre un metodo che aiuta a non perdere mai di vista la centralità dell’uomo rispetto ai rapporti economici e sociali, pena la caduta in una visione ingenua, incapace di qualsiasi rielaborazione delle condizioni storicamente determinate. Inoltre, ci aiuta a vedere sempre l’uomo come un essere storico. Uomo e storia sono in un rapporto dialettico, e non bisogna assolutizzare né l’uno né l’altro in una visione determinata. Un altro dei miei preferiti è Heidegger, poi l’esigenza di continuare ad approfondire verrà da sé.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Uno spot per la filosofia. Perchè conoscerla? Quali sono i vantaggi pratici?
Penso che il più grande merito della filosofia sia appunto quello di non servire. La filosofia non è serva di nessuna mansione determinata e grazie alle sue dotazioni è in grado di riscrivere la realtà, di fare spazio alle idee, ma anche ai bisogni. Penso che questa sia la sua forza, ma anche un grande rischio: ciò che non è funzionale oggi, fa sempre più fatica a non essere schiacciato dagli interessi della produttività e dell’efficienza. La filosofia ha la possibilità di esprimere un altro modo di socialità e di produzione di valore. E’ questa la grande sfida a cui siamo chiamati.
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Vincenzo Drago
Vincenzo Drago
I commenti
- Studioso di filosofia - Addirittura filosofo. Suvvia, un briciolo di pudore! Io di Filosofi ne ho conosciuti davvero pochi e nessuno di questi è in vita.