I "shisha bar" di Bari, lì dove si fuma il narghilè: «Un antico rito che invita alla lentezza»
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giovedì 26 giugno 2025
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di Aya Aouichaoui - foto Paola Grimaldi
Fumare narghilè, lo diciamo subito, non è salutare: come per le classiche sigarette la shisha contiene nicotina e la combustione del carbone produce monossido di carbonio. Rimane però una vero e propria icona del Medio Oriente e del Nord Africa, che si sta tra l’altro diffondendo in tutto il Pianeta, Bari compresa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si perchè nel capoluogo pugliese, città sempre più multietnica, ci sono due luoghi dove è possibile fumare il narghilè. Il primo è stato aperto a Torre a Mare dall’iraniano Jawad Purashidi, il secondo in via Villari dal curdo Mohamed Othmen.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a visitarli (vedi foto galleria).
Partiamo dal primo, di nome "Il Sultano", inaugurato nel 2021 in via Andrea Buonsante, di fronte a Cala Fetta. Una volta entrati e superato il bar accediamo a un ambiente con numerosi tavolini. In varie nicchie sono sistemati i vari narghilè pronti all’uso: ce ne sono circa sessanta, tutti colorati, in vetro o metallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A venirci incontro è il 40enne iraniano Jawad Purashidi, proprietario del locale, che ci racconta la sua storia. «Sono arrivato in Italia nel 2010 dopo essere fuggito dal regime del mio Paese - spiega l’uomo -. Dopo una parentesi all’estero sono tornato a Bari e ho lavorato per un po’ di anni al porto. Nel 2019 c’è stata la svolta: ho avuto infatti l’idea di aprire un locale dedicato al narghilè, dopo aver notato come qui non ci fossero posti del genere, da noi invece "sacri". Ho così fondato Il Sultano, che ho inaugurato dopo la pandemia, l’11 maggio 2021».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Jawad ci dice che Il Sultano è frequentato da italiani curiosi ma soprattutto da persone provenienti dal mondo arabo. «Se per voi il narghilè è un qualcosa di diverso e divertente, per noi è un vero e proprio simbolo di riflessione – afferma il 40enne -. Ad esempio capita che le coppie, dopo un litigio, vengano qui a fumare per fare pace. Parlano davanti a una shisha per rilassarsi e trovare un accordo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma da dove provengono i narghilè? «In parte dalla Turchia, in parte dalla Germania – risponde Purashidi –. Così come il mu’assel (tabacco aromatizzato), tutto di alta qualità. Abbiamo varie miscele: Adalya, Lady Curl, Love 66, Premium Hookah. Gli aromi più richiesti sono i classici: mela e menta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di salutarci Jawad ci mostra un oggetto in vetro rosso. «É il "Taous", ovvero il pavone – ci spiega –. Un animale che in Iran è simbolo di bellezza, protezione e immortalità. L’ho voluto portare con me come portafortuna. Spero che funzioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo ora nel secondo locale dedicato al narghilè: il "Babylon". Si trova in via Villari, in una zona di Bari stretta tra i quartieri San Nicola, Murat e Libertà.
Una volta entrati e superati una serie di tavolini troviamo il proprietario Mohamed Othmen intento a preparare una shisha. Lui è originario di Erbil, nel Kurdistan iracheno. «Sono stato nel mio Paese sino al 2014: guidavo una società di distribuzione alimentare, un’attività solida che riforniva negozi e mercati locali – spiega -. Poi è arrivato l’Isis e, con loro, la fine di tutto. Non potevo più restare, così ho chiuso e nel 2015 sono venuto in Italia chiedendo asilo politico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I primi anni non sono stati semplici: Mohamed si è reinventato nella ristorazione, ha provato a lanciare un’impresa con un socio, ha aperto un’agenzia di viaggi online chiusa per la pandemia. Poi l’intuzione di aprire un locale dedicato al narghilè.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Volevo un luogo dove chi arriva da luoghi simili al mio potesse sentirsi a casa – ci dice -. Ho pensato quindi a uno shisha bar. Ho trovato un locale abbandonato da dieci anni e l’ho rimesso a posto con le mie mani e così nel 2024 è nato Babylon. Oggi qui vengono persone provenienti da tutto il mondo che fumano, parlano e si rilassano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci guardiamo intorno, vediamo narghilè con coloratissimi tubi ovunque: sono stati fatti arrivare direttamente dall’Iraq (come è scritto, in arabo, su un pezzo in metallo). La shisha irachena ha un fumo più leggero, è rinfrescata con abbondante ghiaccio e foglie di menta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mohamed ci mostra come si prepara una vera shisha e lo fa quasi fosse un maestro di cerimonie, dando importanza a ogni singolo passaggio. (Vedi video)
Dopo aver riempito la base di acqua fresca (e ghiaccio) sino a coprire il tubo di immersione, sceglie il tabacco, lo sminuzza con le dita e lo dispone nella cosiddetta "testa" aggiugendovi foglie di menta fresca per intensificare l’aroma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tende poi due fogli di carta stagnola sopra la testa, forando la superficie con uno stuzzicadenti. Sulla testa vengono infine posati lateralmente i carboni naturali, riscaldati in precedenza con un fornello e inseriti in un "camino": un cerchio metallico che distribuisce meglio il calore.
A quel punto, una volta collegato il tubo a una valvola, si può dare inizio al rito del narghilè. Attraverso il boccaglio si comincia così a tirare, prima piano e poi più forte, fin quando il fumo bianco e profumato non viene su, inondando il viso del fumatore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di andarcene ci avviciniamo ad alcuni degli avventori del locale. Tra di loro c’è Rosanyi, originaria di Santo Domingo e residente a Barcellona. «In Spagna fumare narghilè è normale – ci dice -. Così quando ho saputo che a Bari, dove sono in vacanza, c’era uno shisha bar mi ci sono fiondata. Sono venuta da sola, come faccio sempre. Perchè per me la shisha è silenzio: uno spazio di quiete che dedico solo a me stessa».
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Aya Aouichaoui e Gaia Agnelli) la nostra visita ai due shisha bar di Bari:
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