di Fabrizia Chieppa

Ammalarsi di digitale: come si diventa autistici del web. Il caso Ruzzle
ROMA –“The dark side of the web”. Non è semplice stare al passo col progresso dell’era digitale e comprenderne tutti i risvolti, ma una cosa è certa: di internet e tecnologia ci si può anche ammalare , scivolare nell’abuso, nell’assuefazione e nella dipendenza. Abbiamo parlato dell’apertura a Bari dello “Sportello sulle nuove dipendenze senza sostanze”, pensato proprio per aiutare i “drogati”  del web (e non solo). A Roma, presso il Policlinico Gemelli, è nato nel novembre del 2009 il Centro per le psicopatologie da web, il primo ambulatorio ospedaliero italiano specializzato proprio nel trattamento di pazienti affetti da Internet addiction disorder (IAD). Il professor Federico Tonioni ne è il direttore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Professore, cosa si intende per Internet dipendenza? Chi sono i soggetti che a lei si rivolgono per curare questo disturbo?

Innanzitutto quando si parla di dipendenza web siamo di fronte a situazioni diverse, nel senso che occorre fare una distinzione tra i digitali nativi, bambini e adolescenti nati e cresciuti a contatto con le nuove tecnologie e gli adulti che utilizzano il gioco d'azzardo online, i social networks, le chat erotiche. Questi ultimi vivono un rapporto col web di tipo autistico, lo utilizzano per sfogare i propri impulsi e possono sviluppare una dipendenza tecnologica nella forma di un comportamento di tipo compulsivo. Nel contesto di una relazione virtuale che abolisce lo scambio emotivo, l’adulto in un accordo reciproco e condiviso guarda all'altro come a un semplice oggetto. Dietro l’Internet dipendenza degli adulti in genere c'è sempre una condizione psico-patologica presistente, che sia un disturbo depressivo, ossessivo- compulsivo o altro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per i bambini e gli adolescenti, invece?

E' una condizione molto diversa. I digitali nativi sin da piccolissimi crescono nel mondo delle tecnologie virtuali dove le coordinate spazio- temporali sono radicalmente diverse rispetto al mondo reale, c'è uno spazio , quello virtuale, di per sè delocalizzato e un tempo ridotto all'istante, dove è possibile fare contemporaneamente piu' cose. Non deve meravigliarci che, una volta diventati grandi, questi bambini riveleranno delle strutture mentali e cognitive molto diverse dalle nostre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quindi loro nascono “preparati”?

La mente di un adolescente ha necessariamente bisogno del contesto esterno e di relazioni per potersi sviluppare, anche emotivamente parlando. Ma nel digitale viene meno un elemento decisivo della relazione stessa, il più autentico se ci pensiamo bene, ovvero la dimensione della corporeità. Gli adolescenti con una personalità in formazione hanno fame di relazioni e utilizzano il web come spazio per cercare il contatto coi propri pari, un contatto dove lo scambio emozionale si complica proprio per l’abolizione della comunicazione non verbale. Se per gli adulti si parla quindi di internet addiction da curare in modo simile ad altre forme di dipendenza, per gli adolescenti l'uso patologico del web va inquadrato con un trattamento più ampio, riservato ai disturbi dell'adolescenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tornando agli adulti, come si possono collocare fenomeni come la Ruzzle-mania, nata di recente e dovuta alla diffusione degli smartphone?

Ruzzle e simili non sono nulla di piu' che un diversivo, un mezzo di distrazione dai compiti che la realtà quotidianamente ci impone. La partita a Ruzzle contro un amico, la pausa caffè o il fumarsi una sigaretta sono tutti momenti di distacco per la mente assolutamente necessari, senza i quali non potremmo esercitare le nostre funzioni logiche. Il problema è quando per gran parte della giornata si resta assorbiti dal gioco, incapaci di rispondere agli stimoli esterni e si tralasciano le attività quotidiane. Un sogno ad occhi aperti deve essere breve e il ritorno alla realtà immediato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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