di Rosa Grazioso

Bari, in piazza Garibaldi c'è la Santissima Trinità: la chiesa che accoglie i rumeni ortodossi
BARIUn tempio in cui i rumeni celebrano il rito ortodosso facendo risuonare canti e preghiere tra pareti ornate di quadri e una variopinta iconostasi. È la chiesa della Santissima Trinità, collocata al piano terra di un palazzo ottocentesco di piazza Garibaldi: un luogo che dal 2015 rappresenta la prima sede fissa di una comunità che a Bari conta circa 4mila persone. (Vedi foto galleria)

Prima infatti i rumeni si riunivano nella cripta di San Nicola e poi nella vicina San Gregorio, fino a quando il capo della “parrocchia”, il 69enne padre Mihai Driga, è riuscito a ottenere un posto dedicato ai propri fedeli. 

Comunità che non è l’unica in città legata al rito ortodosso: i russi ad esempio pregano nella chiesa Russa  del quartiere Carrassi. Sebbene però il credo sia condiviso, un solo luogo di culto non è sufficiente. «Ciascun gruppo ha bisogno dei propri spazi per tre motivi – spiega Driga  –: la questione linguistica, la specificità culturale e alcune differenze nelle festività. Ad esempio i rumeni festeggiano il Natale il 25 dicembre, mentre i russi lo celebrano il 7 gennaio».

Il religioso è a Bari dal 1983, quando arrivò qui per studiare nella facoltà teologica di San Nicola grazie a una borsa di studio messa a disposizione dall’allora vescovo dell’arcidiocesi Bari-Bitonto, Mariano Magrassi. Divenne così l’unico sacerdote ortodosso rumeno nel Sud Italia, fino agli anni 90 però, quando dopo la caduta del Muro di Berlino in tanti approdarono nel Belpaese dall’Est europeo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi la comunità barese conta 4mila persone (è la terza in Italia dopo quelle di Milano e Torino) che svolgono i lavori più vari: operai, infermieri, badanti, commercianti, artisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati così a visitarne la chiesa rumena di piazza Garibaldi, situata al piano terra dell’imponente palazzo neoclassico Cammarano-Dell’Aquila. Il posto risulterebbe quasi mimetizzato tra gli esercizi commerciali se non fosse per una raffigurazione della Santissima Trinità posta in capo al cancello di ferro d’ingresso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Entrando ci ritroviamo nel corso della celebrazione della messa domenicale. L’ambiente è intimo nonostante l’affollamento, dominato dal profumo di incenso e dalle luci delle candele. Le pareti bianche sono decorate da quadri con immagini dorate della Madonna e i Santi.

Lungo l’unica navata centrale sono allineati i banchi in cui hanno preso posto numerosi fedeli di ogni età. Tra le donne, molte hanno il capo avvolto in uno scialle. In fondo si innalza l’iconostasi in legno formata da tre porte e ricoperta da rappresentazioni degli evangelisti, dei santi e di momenti della vita del Cristo. Al centro, la porta più grande è aperta sull’altare dove padre Driga celebra la liturgia. Come tutta l’assemblea è rivolto a Oriente e cioè, simbolicamente, verso Dio.

Sulla porta centrale è rappresentata la scena dell’Annunciazione con Maria e l’Arcangelo Gabriele. A destra campeggia l’icona del Cristo, raffigurato con il libro e il gesto di benedizione, a sinistra l’icona della Madonna con il bambino tra le braccia. Ai due lati si trovano le porte più piccole che conducono nelle parti retrostanti dell’altare in cui sono conservati i paramenti sacri.

La messa domenicale consta di molte parti cantate che intervallano le diverse fasi della liturgia. Il sacerdote solitamente la celebra in italiano perché la comunità è variegata, composta cioè sia da rumeni sia da persone nate qui, anche se i segmenti del coro restano in lingua rumena.

Al momento della comunione adulti e bambini si recano verso l’altare: il prete somministra un pezzo di pane imbevuto nel vino direttamente nella bocca dei fedeli, prendendolo da un grande calice con un lungo cucchiaino. Grandi cesti disposti vicino all’altare contengono il pane benedetto che viene dato a coloro che non hanno condiviso il sacramento assieme agli altri.

Il tutto si svolge con ritmi lenti e liberi, infatti alcune persone recandosi al loro posto si fermano a parlare a bassa voce tra loro mentre altri si accomodano nei banchi e recitano preghiere ripetendo per più volte il segno della croce.

Quest’ultimo viene fatto in modo particolare: la mano destra, dopo lo spostamento dall’alto in basso, si poggia prima sulla spalla destra e poi su quella sinistra con il pollice, l’indice e il medio uniti a simboleggiare la Trinità, mentre l’anulare e il mignolo sono raccolti nel palmo della mano e rappresentano Adamo e Eva. Molti, nel segnarsi, si piegano fin quasi a toccare la terra in segno di massima devozione.

«Anche in Occidente fino all’XI secolo si seguiva la stessa gestualità – sottolinea padre Driga –: prima si toccava la spalla destra, il luogo d’onore del Padre, poi la sinistra. Di questo ci sono testimonianze nella Bibbia e anche in alcuni dipinti sacri. Nel Cattolicesimo l’uso si è perso poco a poco e il gesto delle tre dita unite è stato sostituito dalla mano distesa, così come si è invertito il movimento andando da sinistra a destra».

Dopo circa due ore, terminata la liturgia, una tenda posta dietro la porta centrale si chiude e il sacerdote si pone davanti all’altare e rivolgendosi ai fedeli li benedice, raccomandandosi per gli impegni settimanali di ciascuno. E ai convenuti non resta a quel punto che lasciare questa chiesa: un pezzo di Romania nel centro di Bari.  

(Vedi galleria fotografica)


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  • GIUSEPPE SGARAMELLA - Complimenti, splendida descrizione. Ora aspettiamo altri scritti sulla nostra città. A presto


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