di Mattia Petrosino

Cucinare barese alle Seychelles, è la storia dello "japigino" Alex: «E non uso curry e cannella»
VICTORIA«Qui si mangia tutto speziato, ma è improponibile condire il pesce con il curry o la cannella: perciò ho promesso a me stesso di continuare a offrire una cucina italianissima, senza alcun tipo di rivisitazione». A parlare è il 54enne barese Alex Suma, che come tanti pugliesi ha aperto un ristorante in una città straniera. Solo che lui non ha scelto New York, Tokyo o Londra per servire panzerotti e cavatelli con le cozze, ma ha inaugurato un locale nella capitale più piccola del mondo: Victoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest’ultima si trova a Mahé, isola principale del paradisiaco arcipelago delle Seychelles, situato nell’Oceano Indiano, a 1755 km di distanza dalle coste del Kenya.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è qui che Alex, originario del quartiere Japigia, gestisce da tre anni il “Taste of Italy”, dove propone oltre ai classici del Bel Paese come lasagne, pizza e pasta alla carbonara, anche colonne portanti baresi quali focaccia, sgagliozze, popizze, panzerotti, sporcamusse e spaghetti all’assassina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tutto senza cedere alla tentazione di “arricchire” i piatti con quelle spezie ed erbe aromatiche che rappresentano il tratto distintivo della cucina creola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho girato mezzo mondo - afferma con orgoglio il signor Suma -. Sono stato in Messico, in Colombia e a Cuba, tutti Paesi in cui tra un lavoro e l’altro ho portato avanti la mia passione per i fornelli, facendo esperienza in locali del posto. Ebbene, ovunque io sia andato ho sempre cercato di presentare il cibo e le preparazioni della mia terra, che non ha eguali a livello gastronomico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma come è finito Alex alle Seychelles? «Era il 2019 – spiega il barese –, mi trovavo alle Canarie e stavo cercando qualcosa di valido in cui investire, quando mi arrivò la chiamata di un amico che mi informava che alle Seychelles una famiglia di napoletani stava vendendo un ristorante italiano. Presi subito l’aereo con l’intenzione di rimanere giusto una settimana così da valutare il luogo. Che dire, mi sono innamorato di questo arcipelago e non sono più tornato. Ho solo acquistato i biglietti per farmi raggiungere da mio padre, da mio figlio Alessio di 8 anni e da mia moglie, la cubana Maday Lazo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il ristorante è situato come detto a Victoria, capitale delle Seychelles popolata da sole 10.560 anime (turisti esclusi). È in una posizione strategica, perché posto di fronte al mercato coperto “Sir Selwyn Selwyn Clarke”: un mondo colorato e chiassoso che profuma di pesce, spezie, frutta e verdura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Naturalmente questi prodotti li compro freschissimi da Mahé  – ci dice il proprietario –, però tutto il resto, dalla pasta ai formaggi, dall’olio d’oliva ai salumi, li importo direttamente dall’Italia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ingredienti con cui Alex prepara i suoi piatti dal sapore tutto mediterraneo. «Il pesce locale, come l’ottimo Red snapper o il pregiato Bourzwa, lo cucino in maniera semplice: con il sugo di pomodoro oppure al forno condito con prezzemolo e aglio – spiega –. Evito quindi di inserire elementi invadenti quali banana, coriandolo, curry o cannella. E sui cavatelli con le cozze (che qui sono più grandi ma meno saporite rispetto a quelle pugliesi), ci aggiungo solo un po’ di pepe».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Certo, ci sono anche turisti che a volte pongono “strane” richieste, ma Suma non si scompone mai. «Una volta un ragazzo polacco mi chiese di mettere dell’ananas sulla pizza margherita – racconta ridendo –. Non riuscivo a capire se parlasse seriamente, perché per me rimane un’assurdità. Lo fulminai con lo sguardo e lui rispose “Sto scherzando dai”. In realtà non stava affatto giocando, ma ha fatto meglio a dire così».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I piatti “integralisti” di Alex sembrano però piacere. «Gli abitanti del posto adorano la carbonara e le lasagne – interviene la moglie e aiutante Maday –, anche se ad avere enorme successo sono i baresissimi focaccia e panzerotti. Questi ultimi mio marito li fa giganti, a “orecchie di elefante”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Non sono mai riuscito a stare fermo – conclude Suma prima di salutarci –: credo che la vita sia troppo breve per rimanere sempre nello stesso posto. Del resto a me piace conoscere e imparare continuamente nuove usanze e tradizioni, sempre a patto però di mantenere ben salde le proprie radici, soprattutto a livello culinario».


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