Bari, l'avventura del "Fantarca": il cinema che correva in aiuto dei bambini del San Paolo
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venerdì 10 luglio 2020
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di Maddalena Fiore
Un’esperienza che è rimasta nella memoria del “Cep”, tanto che ancora oggi i residenti utilizzano l’espressione “sul cinema” per indicare la zona Santa Cecilia, area in cui si trovava il Fantarca. (Vedi foto galleria)
Il cinema mosse i suoi primi passi nel dicembre del 1985. Fu l’oggi 69enne Piero Montefusco, socio dell’Arci San Paolo, ad avere l’idea di rilevare il vecchio “Vittoria” di via Piemonte, un cinema attivo dagli anni 60 ma nel frattempo divenuto a “luci rosse”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mise così su un’associazione con altri dieci giovani e la chiamò “Fantarca”, come il nome del romanzo dello scrittore Giuseppe Berto. «Inizialmente avemmo anche l’appoggio di altre realtà teatrali di Bari, quali Kismet, Abeliano, Gran Teatrino e Anonima Gr – ci spiega Piero – ma poi pian piano rimanemmo da soli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sala ospitava circa 500 posti, con le sedie fatte di legno che solo successivamente furono cambiate con quelle di velluto rosso. Era presente anche una grande hall con un bar e la biglietteria. Mentre all’esterno, su un muro perimetrale spoglio, fu dipinto un murale raffigurante la bandiera italiana con al centro quella Coppa del mondo vinta dalla Nazionale appena tre anni prima.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Fantarca si propose da subito come “speciale”. La sera era infatti dedicata agli adulti, con film che spaziavano tra il commerciale (i western) e l’impegnato (Pasolini), ma la mattina l’ambiente diveniva di utilizzo esclusivo dei minori, grazie a delle rassegne organizzate di concerto con le scuole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Mi ricordo che lì vidi un film di Alberto Sordi: “Nestore, l'ultima corsa” – ricorda il 35enne Valerio, che all’epoca aveva 9 anni –, oltre al bellissimo “Free Willy” che parlava dell’amicizia tra un bambino e un’orca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma pian piano l’associazione allargò i propri orizzonti, proponendosi come vero polo culturale del San Paolo, un quartiere considerato, soprattutto negli anni 80 e 90, come “da evitare” e a rischio devianza minorile. A parlarci della svolta è l’oggi 56enne Rosa Ferro, che si occupava della programmazione cinematografica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Durante la promozione di una rassegna in una scuola del quartiere – ricorda – un’alunna di seconda elementare svenne e fu portata via dalla maestra. Quando quest’ultima rientrò in classe le chiesi cosa fosse successo: mi rispose che la piccola non mangiava da due giorni e che quel genere di episodi avveniva purtroppo spesso. In quel momento cominciai a capire che dovevamo fare qualcosa in più per aiutare quei bambini. Ci inventammo allora laboratori, attività ludiche, doposcuola e mettemmo su persino una mensa per coloro che avevano difficoltà a pranzare. Tutto nella speranza di distrarre i ragazzini da un’esistenza difficile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Fantarca divenne così parte del tessuto sociale del San Paolo. «In 19 anni ospitammo più di 30mila ragazzi – sottolinea Montefusco -. Riuscimmo a creare una rete con le scuole e le parrocchie, dando un aiuto ai tanti che avevano come alternativa solo quella di stare per strada. Il “Cep” infatti era di fatto abbandonato a se stesso: un vero e proprio ghetto creato lontano dagli occhi degli “altri” baresi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In assenza di altri svaghi, il cinema servì anche a intrattenere gli adulti, proiettando film e ospitando concerti di band emergenti. «Noi residenti lì trovavamo un’atmosfera diversa – rammenta il 68enne Nicola -. Del resto tutto intorno non c’era nulla e soprattutto d’inverno diventava una “salvezza”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo però dopo quasi vent’anni di gloriosa attività nel 2004 il Fantarca chiuse i battenti. «Alla morte di Nicola, il proprietario dell’immobile che ci ospitava, i figli decisero che volevano monetizzare – ci spiega Rosa -. Ebbero un’offerta da parte di una società di costruzioni che voleva realizzare in quel punto nuove palazzine e decidettero di vendere. Noi d’altro canto avevamo molte difficoltà economiche: senza sostentamenti pubblici infatti a mala pena riuscivamo a pagare l’affitto con le poche entrate derivanti dalla vendita dei biglietti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così la storia del Fantarca finì. Ma questa avventura rimase comunque nella memoria di tanti residenti del “Quartiere”: di coloro che si aggrapparono ad essa per rimanere legati a una città che non li aveva mai voluti accettare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Maddalena Fiore
Maddalena Fiore
I commenti
- (Mr) Michele D'Elia - ....... 'e decisero di vendere', piuttosto che ...... 'e decidettero di vendere'