di Marianna Colasanto - foto Antonio Caradonna

Bari, la storia di Michele: l'uomo che per 54 anni ha proiettato i film nel cinema Esedra
BARI - Una passione intramontabile, tra apparecchiature potenzialmente letali e affascinanti aneddoti che ricordano le vicende del film "Nuovo cinema Paradiso". È quanto offrono i racconti di Michele Cacucciolo, 86enne barese e storico esponente di un mestiere quasi estinto: l'operatore cinematografico, cioè l'addetto alla gestione dei macchinari di proiezione. (Vedi foto galleria)

La sua storia va di pari passo con quella dell'Esedra, uno dei pochi cinema del capoluogo pugliese che ancora resiste allo strapotere dei multisala. Portato avanti dall'adiacente chiesa di San Giuseppe, si trova nel cuore del quartiere Madonnella e ha visto all'opera l'anziano per ben 54 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Avvistiamo il signore proprio sotto l'insegna verde posta all'entrata della sala, in largo Monsignor Curi. Le sue larghe spalle svelano un passato giovanile nel pugilato, lo sport che paradossalmente lo ha indirizzato verso la sua amata professione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Da ragazzo praticavo la boxe - esordisce Michele -. Tutti lo sapevano nel rione e ne erano a conoscenza anche nella chiesa di San Giuseppe, uno dei luoghi dove trascorrevo gran parte del mio tempo libero. Ben presto Don Michele, il prete dell'epoca, volle che facessi da "buttafuori": in pratica mettevo in riga i giovani meno disciplinati della chiesa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E nel 1956 cominciò a dare una mano anche nel Felix, il cinema parrocchiale che aveva aperto i battenti quell’anno. «Un giorno il proiezionista litigò col prete e abbandonò la sala lasciandola "scoperta" - rivela l'86enne -. Fui così io a sostituirlo, concludendo un lavoro che a detta del prelato risultò migliore di chi mi aveva preceduto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Michele, galvanizzato dai complimenti, ci prese gusto, conseguendo il patentino da operatore cinematografico e continuando la sua opera in sala. Diventò così sempre più pratico con i macchinari del mestiere, aggeggi che se gestiti distrattamente lo esponevano però a grossi rischi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il proiettore era alimentato a carbone - evidenzia - ed emetteva fumi dannosi per le vie respiratorie: per questo bevevo ogni giorno un litro di latte, in modo da "pulire" i polmoni. Le pellicole dell'epoca poi erano facilmente infiammabili e gli spettatori lo sapevano: nessuno quindi si scandalizzava quando lo schermo diventava improvvisamente bianco e con i bordi bruciacchiati. Ecco perchè assieme a me c'era sempre un vigile del fuoco, che però faceva turni di quattro ore: in sua assenza me la dovevo vedere da solo, avvalendomi in caso di emergenza di un estintore, un secchio di sabbia o una coperta di amianto, utilizzati per fortuna poche volte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il cinema della chiesa diventò nel frattempo uno dei punti nevralgici del quartiere. «Era aperto il lunedì, il mercoledì e il sabato con un unico spettacolo alle 16: il biglietto costava 40 lire in platea e 60 in galleria. La domenica mattina era poi prevista una proiezione gratuita per chi assisteva alla messa: al termine della funzione religiosa i fedeli prendevano i banchi dell'edificio sacro e li trasportavano direttamente nella sala tramite un ingresso laterale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E a stabilire le regole era il padrone di casa, vale a dire il parroco, con tutto ciò che ne conseguiva. «Ero tenuto a censurare le scene "osé" dei film - ricorda divertito Michele -. Prima di aprire le porte ai clienti il prete pretendeva di vederli "in anteprima" da solo. Quando ad esempio si accorgeva di una gonna alzata fin sopra il ginocchio, suonava il campanello: sentito quel segnale mettevo un foglietto sui fotogrammi incriminati, che in seguito venivano tagliati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ma non finiva lì - continua l'uomo -. Ai lati opposti della stanza c'erano i bagni degli uomini e delle donne. Accadeva spesso che qualcuno cercasse di "invadere" la toilette "sbagliata" in cerca di avventure amorose: tentativi che venivano vanificati da una signora che faceva da spia tra il pubblico, appositamente pagata dal sacerdote».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La stretta sulle pellicole "immorali" si allentò verso la fine degli anni 70. Il Felix, la cui denominazione era nel frattempo mutata in "Capitol", chiuse i battenti nel 1977 per riaprire un anno dopo con il nome attuale e con la gestione del professor Angelo Fraccalvieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arrivò anche un proiettore di gran lunga più sicuro, il 35 mm prodotto dalla Cinemeccanica di Milano. Uno strumento che fu mandato in pensione solamente nel 2014, quando le case cinematografiche abbandonarono definitivamente le pellicole in favore dei moderni dispositivi digitali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il marchingegno è ancora visibile negli uffici dell'Esedra e a mostrarcelo è il 29enne Mario Gentile, il proiezionista che dal 2010 ha preso il posto di Michele (seppur con mansioni più facilitate). «Ogni film arrivava suddiviso in numerose bobine, piccole quanto facili da trasportare - sottolinea il giovane -. Il compito era quello di rimontarle fino a formarne due più grandi, pronte per essere proiettate. Oggi invece è tutto più banale: ci spediscono i film su degli hard disk che una volta caricati sui computer possono essere azionati con un semplice comando dal cellulare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Niente a che vedere dunque con ciò che Michele ha fatto per tanti decenni: un mestiere, il suo, pericoloso e datato, ma anche estremamente romantico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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  • Fiorella - Storia bellissima e ricca di passione per il proprio lavoro. Un esempio di dedizione e tanta nostalgia per ritmi lontani dalle attivita' tecnologiche attuali.
  • tommaso cascione - NON ERA FELIZ IL NOME ATTIBUITO ...MA FELIX,,,MICHELE SBIGLIETTAVA OLTRE CHE PROIETTARE E, PARTICOLARE IMPORTANTE PRIMA DELLA RISTRUTTURAZIONE PRIMARIA LA SALA AVEVA 3 FILE DI PANCHE A DESTRA E A SINISTRA DOVE FAR SEDERE I PIU' PICCOLI E FACINOROSI
  • Anna Pacifico - Forse i Baresi non sanno che Michele per più di 30 , fino tagliando 80 e' stato il postino di Cellamare, amato e tenuto in gran conto da tutte le famiglie della comunità. Sapeva sempre chi aspettava una lettera dal fidanzato, dalla Inps...aveva jn sorriso per tutti. Ancora oggi dopo 30 anni che non lavora più, tutti i Cellamaresi lo ricordano con affetto


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