La storia di Ricciotto Canudo: "le Barisien" amato in Francia, ma ignorato in Puglia
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mercoledì 10 aprile 2019
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di Giancarlo Liuzzi - foto Antonio Caradonna
Eppure Canudo, nato a Gioia del Colle nel 1877, crebbe proprio nel capoluogo pugliese, dove visse fino al 1901, anno in cui dopo aver studiato in giro per l’Italia si trasferì definitivamente nell’allora capitale della cultura: Parigi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In Francia riuscì a far esplodere il suo talento. Prima come giornalista, diventando il corrispondente del “Corriere delle Puglie” e fondando riviste come “Montjoie”, “La Plume” e la “Gazette des sept arts”. E poi, soprattutto, con il cinema: fu lui del resto a coniare il termine di “settima arte”. Collaborò con i grandi registi dell’epoca, tra cui quell’Abel Gance per cui firmerà la sceneggiatura del capolavoro “La Roue” (La rosa sulle rotaie) e si spese per la promozione del nuovo mezzo di espressione attraverso cineclub e riviste di settore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Parigi veniva chiamato “le Barisien”. Fu Guillaume Apollinaire ad affibbiargli quel nomignolo, in ricordo delle sue origini. Il poeta fu grande amico di Ricciotto, che tra le sue conoscenze poteva annoverare anche quel Marc Chagall da lui scoperto mentre dipingeva tra i vicoli cittadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In tutto ciò Canudo non abbandonò mai la sua terra, richiamandola spesso nella sua opera. E tornò spesso a Bari: in particolare trascorse alcune estati nella dimora degli zii, quella Villa Stampacchia che ancora oggi fa bella mostra di sé a Santo Spirito, quartiere a nord del capoluogo.
Ed è proprio qui che incontriamo l’80enne Giandonato Disanto, proprietario dell’ottocentesco edificio e pronipote di Canudo: colui che custodisce la memoria del grande intellettuale. (Vedi foto galleria)
Quando entriamo, più che in una residenza pare di trovarci in un vero e proprio museo raccolto in un salone con le volte in pietra. Tra mobili pregiati, libri antichi e ricordi di famiglia, notiamo subito un largo disegno molto dettagliato raffigurante proprio la facciata della villa. «Lo ha fatto Ricciotto all’età di 16 anni, nel novembre 1893», ci svela Disanto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci accomodiamo così al grande tavolo che affaccia sul cortile interno, lì dove Giandonato ci mostra documenti, articoli e foto d’epoca dell’artista. Ci colpisce da subito la copia di un suo ritratto a matita con dedica realizzato da Pablo Picasso, il cui originale è esposto al Moma di New York.
Notiamo anche uno spartito per pianoforte dal titolo “Pensiero Elegiaco”. «E’ una musica ideata da lui – ci dice il parente -. Fu poi imparata da mia nonna e trascritta dal maestro Vacca di Bitonto». Ricciotto era infatti un valido pianista e compositore e fu tra i primi ad accompagnare con il suono i film di inizio 900. Tra l’altro nel 1920 scrisse una missiva al ministro dell’Istruzione Italiano chiedendo l’istituzione di un Conservatorio a Bari.
Fra testi teatrali, giornali e libri a lui dedicati, c’è anche spazio per due lettere spedite al governo italiano e a quello francese, attraverso le quali Ricciotto chiese di partire per la Prima Guerra mondiale. Fu lui a creare la “Legione dei Garibaldini” unendo attorno a sé tutti gli artisti e partecipando a spedizioni sui Balcani e nelle Argonne.
La richiesta venne concessa grazie all’intervento del suo amico Gabriele D’Annunzio, del quale Canudo traduceva le opere in francese. Un’immagine lo ritrae proprio con il Vate, nel 1920.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le ultime due foto che ammiriamo ritraggono Jeanne Janin, la sua collaboratrice che sposò nel 1923, pochi mesi prima di morire a causa di complicazioni dovute all’intervento a un orecchio. Dal 10 novembre di quell’anno il suo corpo riposa nel cimitero degli artisti: il Père-Lachaise.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È arrivato ora il momento di lasciare questo luogo senza tempo, che Giandonato vorrebbe trasformare in un polo culturale. Finora però la sua richiesta non è stata ascoltata dalle istituzioni. «Purtroppo in Italia, e a Bari in particolare, si continua a manifestare indifferenza nei confronti del mio prozio», ammette Disanto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E questo a differenza della Francia che lo considera uno dei più geniali precursori delle innovazioni in tutti i campi artistici. Lì dove cento anni fa echeggiava ovunque l'amato nome di “le Barisien”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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- Antonio - Nemo propheta in patria