di Alessia Schiavone

Tunnel sotterranei e scale spettacolari: l'antico e vilipeso primo Tribunale di Bari
BARI – Tra i meandri del borgo antico di Bari, in largo Albicocca, giace da cinquecento anni un antico manufatto dalla storia molto particolare. Si tratta di palazzo Casamassimi anche conosciuto come palazzo Vermicocca: un edificio a tre piani sede del primo tribunale della città, che secondo la leggenda sarebbe collegato con un tunnel sotterraneo al Castello Svevo. Non solo, secondo quanto racconta l'architetto Appolonj Ghetti nel suo libro “Bari vecchia”, la struttura custodirebbe al suo interno la scala più spettacolare di tutta la città antica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure il palazzo è ormai da anni abbandonato: presenta gli accessi quasi tutti murati ed è stato dichiarato inagibile negli anni 80, anche se attualmente al suo interno sono in corso dei lavori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma vediamo qual è la sua storia. Fu fatto edificare tra la fine del 500 e l'inizio del 600 dai Casamassimi, un'antichissima famiglia patrizia, originaria di Casamassima e proprietaria di numerosi feudi a Cassano delle Murge e Santeramo in Colle. Molti suoi componenti sono noti per avere ricoperto la carica di sindaco di Bari, oltre che per aver rivestito importanti ruoli religiosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il palazzo fu sede nel XVII secolo del primo tribunale di Bari e secondo la leggenda nei sotterranei nascondeva un cunicolo che lo collegava direttamente al Castello Svevo, grazie al quale gli imputati venivano spostati da una parte all’altra della città in totale sicurezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come detto, dal punto di vista architettonico, si caratterizza per una scala che si snoda per tre piani intorno a un'ampia tromba quadrangolare, dando luogo a un complesso gioco di volte rampanti e di archi a pieno centro aperti sul cortile. Purtroppo però gran parte della struttura interna è stata sottoposta a ripetuti interventi che ne hanno sconvolto l'aspetto originario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Altro particolare che rende (ancora oggi) questo edificio un prezioso gioiello della città antica, è il suo enorme giardino pensile che, stando alle parole del presidente del circolo Acli "E.Dalfino" Michele Fanelli, verserebbe però in pessime condizioni. Troviamo conferma del giardino su Google Earth, dove la panoramica dall'alto ci consente di notare un macchia verde che straripa dal palazzo assumendo le sembianze di una vera e propria foresta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutti particolari questi che è possibile trovare solo nei libri e nei racconti degli esperti, visto che il “Casamassimi” è chiuso al pubblico. Del resto neanche l’esterno invita alla visita (vedi foto galleria), dato che l’edificio è collocato in una parte anonima di largo Albicocca, tra panni stesi e macchine parcheggiate e di fronte a un nota pizzeria. L’edificio si distingue dagli altri solamente per le sei finestre (murate) alcune delle quali con cornici modanate e per il prospetto di pietra biancastra ma fatiscente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Degno di valore è certamente l’ampio portale bugnato con conci sporgenti a punta di diamante e impreziosito da una chiave di volta decorata. Ma a interrompere drasticamente l'eleganza dell'ingresso, interviene un’insolita e moderna insegna bianca che recita "riparazioni frigoriferi", sovrastata da un piccolo quadro contenente l'immagine di San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia di Bari vilipesa e nascosta in un angolo della città, tra l’odore di panzerotti fritti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
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  • Mary Marano - Mi dispiace contraddire l’autrice di questo articolo, ma il fabbricato a cui fa riferimento lo conosco abbastanza bene, l’ho visitato tante volte in gioventù. 1. È precedente il 1500, quello a cui invece lei fa riferimento è il fabbricato antistante che ne copre la visuale e che si affaccia sul largo della Vermicocca. 2. Il cunicolo a cui si riferisce come ad una leggenda, esiste ed è percorribile fino ad un certo punto poiché la Sovraintendenza ai monumenti ne ha murato l’accesso con un cartello. Il passaggio fu usato come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale, sfocia nel fossato del Castello Svevo, ove ora, si può vedere un cancello che ne ostruisce l’ingresso. Anche anticamente era usato dai monaci e dalla popolazione durante le incursioni saracene per trovare ricovero all’intero del Castello, funzione principale per la quale, credo fosse stato costruito. 3. Il palazzo tra i più alti del borgo antico consente dal terrazzo più alto di guardare all’interno del Castello e di vedere il porto ed il mare, uno spettacolo che ho avuto il privilegio di ammirare. 4. In seguito è stato utilizzato come primo Municipio di Bari, l’utilizzo come Tribunale è arrivato molto tempo dopo, questi sono racconti di mio nonno, che era molto informato. 5. Il giardino pensile (così definito) altri non è che, un terreno ove prima c’era un’ala del palazzo crollata. Lo stesso affaccia su Corte San Triggiano, dove c’è la fontana pubblica, sono circa 400mq utilizzato spesso in passato per nascondere refurtive varie e dove, nel tempo si è creato un giardino spontaneo più simile ad una foresta. Negli anni ’60 sarebbe dovuto diventare un parcheggio, ma poi non se ne fece più nulla. 6. È possibile comunque avere un’idea dell’interno nel volume 1° de “Le strade di Bari” pag. 15 edito da Newton (periodici locali) nel 1994, ove si può ammirare un disegno che riproduce abbastanza fedelmente, quello che originariamente era un monastero, all’interno del quale furono trovati ben due tesori che risalivano alle invasioni saracene ed all’assedio di Bari. Purtroppo, con mio grande rammarico, ho smarrito le foto che avevo scattato negli anni ’70, quando ancora abitato, era splendente nella sua veste di calce bianca. 7. Nel 1980 arrivò il terremoto dell’Irpinia. Questo, purtroppo, fu la causa che da quel momento in poi, ce ne ha tolto definitivamente la visione. Sempre puntellato, dal terremoto in poi ha avuto solo interventi di messa in sicurezza, essendo impossibile effettuare lavori di ristrutturazione, poiché lo storico palazzo è vincolato dalla Sovraintendenza ai monumenti, quindi, è possibile realizzare solo interventi di restauro. Questa bellissima pagina della nostra architettura, purtroppo non può essere lasciata in mano a privati, la consistenza e la responsabilità dei lavori, per l’enorme mole e di limiti legislativi ne rende impossibile il recupero, a meno di un intervento istituzionale. Distinti saluti mary marano 10/03/2017


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