di Lorenzo Alighieri

Mesagne, lì dove imperava la Sacra Corona Unita c'è ora
MESAGNE - «Il Mezzogiorno non ha bisogno di eroi in trincea ma di professionisti sognatori che aspirano a rendere la propria terra più ricca attraverso un modello di economia legale, giusta e democratica». Si presenta così, con le parole del presidente 39enne Alessandro Leo, la cooperativa sociale “Terre di Puglia – Libera Terra” che ha sede a Mesagne, in provincia di Brindisi. Fa parte dell’associazione “Libera” che, fondata nel 1995 da don Ciotti, opera con l’intento di stimolare la società civile a combattere contro le mafie, promuovendo i valori di giustizia e legalità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La cooperativa è stata infatti creata nel 2008 da sei giovani pugliesi con l'ambizione di gestire e rivitalizzare (con l’aiuto di 20 agricoltori) beni e terreni confiscati alla Sacra Corona Unita. Il 35enne Ivano, uno dei sei soci della cooperativa racconta: «Abbiamo recuperato circa cento ettari di terreno che non erano più utilizzati. Ora seminiamo e coltiviamo in maniera biologica ulivi, pomodori, carciofi, grano e soprattutto vitigni di negroamaro e primitivo. Il nostro scopo è liberare la terra dalla criminalità con segnali concreti, dando vita contemporaneamente a prodotti di grande qualità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La missione di Libera Terra Puglia ha la propria base nella masseria didattica Canali, che si trova tra Mesagne e San Vito dei Normanni, sequestrata al boss Carlo Cantanna (vedi foto galleria). «La masseria è stata una roccaforte della presenza criminale sul territorio – ci dice Alessandro - ma oggi è totalmente altro: aperta alla comunità e icona di impegno e soprattutto di memoria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche se i ragazzi, soprattutto all’inizio, hanno incontrato parecchie difficoltà. «Nei primi tempi – ricorda sempre Alessandro - c'era un senso di diffidenza nei nostri confronti. Le terre hanno subito attentati incendiari, anche in nostra presenza. A qualcuno non andava già che utilizzassimo beni della malavita: ci volevano minacciare. Ma noi non abbiamo desistito. La speranza è che questo tipo di avvenimenti facciano parte del passato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel frattempo i giovani si sono fatti conoscere soprattutto per la produzione di vino, che prende il nome di Hiso Telaray, un 22enne albanese sbarcato a Brindisi nel 1991 che fu sfruttato dalla Sacra Corona Unita come bracciante agricolo e poi assassinato perchè ebbe il coraggio di ribellarsi ai soprusi. «Intorno al nome di Hiso ruota tutta la nostra produzione – spiega Ivano - poichè lui rappresenta tutti coloro che non hanno chinato la testa dinanzi all'arroganza mafiosa. Inoltre ogni nostro vino ricorda una vittima della mafia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Così il negroamaro è dedicato a Renata Fonte, assessore al comune di Nardò uccisa per il coraggio delle sue idee e a Francesco Marconi, direttore dell'ufficio del registro di Foggia, assassinato perché incorruttibile. Il primitivo invece prende il nome di Antonio Montinaro, membro della scorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci. Il rosato quello di Michele Fazio e Gaetano Marchitelli, ragazzi baresi uccisi poiché si trovarono nel posto sbagliato nel momento sbagliato: nel mezzo di uno scontro a fuoco tra bande criminali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prodotti che vendono venduti nella “Bottega dei sapori e saperi della legalità”, un negozio situato per una scelta ben precisa nel centro storico di Mesagne, lì dove per anni ha imperato la Sacra Corona Unita. «La nostra bottega è una guarnigione di legalità in un territorio in cui i cittadini continuano però ad avere reazioni di famigliarità e consenso nei confronti dei criminali – afferma Ivano -. Una volta davanti ai miei occhi alcuni compaesani si sono addirittura offerti di prendersi cura del cane di un mafioso mentre veniva arrestato per omicidio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come detto i giovani vanno avanti. «Siamo l’unica cooperativa di Libera presente in Puglia – conclude Alessandro -. Speriamo che il nostro esempio possa servire come stimolo per chi volesse creare ricchezza e lavoro su terreni confiscati alle mafie, tuttora in stato di abbandono: posti dove per anni hanno regnato paura e illegalità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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